Visita pastorale a Cassola. Un sabato sera con il vescovo Claudio. Genitori? Meglio autentici
Sabato 19 ottobre, a Cassola, l'incontro del vescovo Claudio con ragazzi di 4a e 5a elementare e i loro genitori. A confronto su come tramettere la fede in famiglia
Non pareva vero ai ragazzi di quarta e quinta elementare di Cassola: il vescovo Claudio lì davanti a loro, pronto a rispondere alle loro domande, in un sabato sera qualsiasi (il 19 ottobre) nel salone del patronato della parrocchia di San Marco. E così, seduti a terra proprio di fronte a mons. Cipolla, i piccoli che stanno per affrontare il terzo tempo dell’iniziazione cristiana e i sacramenti, non se lo sono fatto ripetere due volte. Niente timidezze o timori reverenziali da parte dei ragazzi e don Claudio non si è sottratto di certo: le mani si sono alzate una dopo l'altra e hanno fatto emergere confidenze e aneddoti sull’infanzia del pastore trascorsa a Goito, in riva al Mincio, sulla sua famiglia, sui giochi e le marachelle tipiche della vita di all’aria aperta.
La visita pastorale a tutte le comunità della Diocesi di Padova è anche questo: la possibilità di incontrare il vescovo, parlargli, stringergli la mano e chiedergli un consiglio, un punto di vista. Dopo i “come hai fatto a diventare vescovo?” oppure i “cosa fai durante il giorno?” dei figli, la parola è passata ai loro genitori e hanno preso forma le questioni sostanziali del tempo che viviamo.
«Come possiamo noi genitori trasmettere ai nostri figli la fede in famiglia?», ha chiesto un papà. E don Claudio ha premesso che lui stesso si sentirebbe in grande difficoltà nei panni di un genitore di oggi: un conto è riflettere, un conto è incarnare l’educazione, giorno dopo giorno, nel contesto odierno. «Tuttavia sono convinto che i bambini non debbano vedere solo le nostre perfezioni – ha aggiunto il vescovo – hanno la capacità di intuire chi siamo veramente, comprese le nostre debolezze. Credo che l’unica strada sia mettersi in cammino, credere davvero in ciò che vogliamo trasmettere, essere autentici: se invece staremo fermi dove siamo, anche loro si fermeranno».
«Come comportarci con i ragazzi che, dopo i sacramenti, scappano dalla parrocchia?», è stata la domanda di una mamma. E la soluzione, per il vescovo, sta nel gruppo di giovani presenti in parrocchia. «La vita è fatta di fasi differenti, ma la comunità è stabile ed è qui: se saprà creare un gruppo che attiva e dia risposte di senso i ragazzi arriveranno».
La nostra chiesa fa i conti con la scarsità dei preti. «Credo sia un’occasione da non perdere per fare in modo che siano i cristiani a fare la Chiesa. Viviamo da sempre il malinteso per cui in parrocchia è il prete a fare tutto o molto e i laici sostengono e collaborano. Credo sia tempo di un rovesciamento di questa prospettiva. Ordinare uomini sposati di fede provata? Può andare bene in Amazzonia, ma qui da noi credo che vada riattivata la dimensione laica della comunità, senza esonerare i cristiani dal loro protagonismo».
La fede? Oggi è una scelta
A Cassola, don Claudio è anche tornato sui temi dell'assemblea diocesana del 5 ottobre. «Ho chiesto di condividere una riflessione attorno al fonte battesimale, che non è dove battezziamo i bambini, ma gli adulti. Oggi la fede è una scelta, fatta da grandi, quando si può anche dire di no, e quindi quel sì ha maggior valore. Abbiamo bisogno di fermarci, come adulti, e di recuperare il senso del battesimo, del Vangelo, della fede che ci hanno tramesso. Solo così potremo trasmetterla a nostra volta».