Vigodarzere. Nato nel 2010, il centro di ascolto è ben collegato con il territorio
È il vicariato sede di uno tra i primi centri d’ascolto Caritas, attivato nell’ottobre 2010 su spinta dell’allora direttore diocesano don Gianfranco Zenatto. A Vigodarzere la carità ha ormai fatto scuola a vari livelli, non con operatori divisi in compartimenti stagni ma realtà distinte e ben integrate, capaci di comunicare e cercare le migliori soluzioni per ogni caso di bisogno.
«A livello vicariale – spiega la referente Isabella Mammi – siamo riusciti a crescere tanto, raggiungendo quota 25 volontari. Ma ciò che è cresciuto di più è stato il collegamento con il territorio, sia a Vigodarzere ma soprattutto a Cadoneghe».
Il centro d’ascolto vicariale ha due sportelli, uno a Mejaniga, nel comune di Cadoneghe, e un altro a Vigodarzere, ma ogni lunedì i gruppi d’ascolto dei due sportelli si incontrano per discutere i casi e stabilire in che modo aiutare. I gruppi di ascolto sono formati ciascuno da tre persone, che si alternano una volta al mese. «La metodologia di Caritas ci chiede di prendere tutte le decisioni in equipe: questa scelta, che pur ci permette di dare risposte veloci anche se non immediate, fa sì che più di aiuti economici e momentanei, si possa davvero gestire le situazioni familiari di difficoltà accompagnando le persone a trovare in se stesse le risorse per disinnescare i meccanismi che portano alla povertà».
La formazione e la cura della spiritualità sono il carburante che danno energia a questa macchina d’amore: «È importante trovarci tra di noi – spiega Isabella – per momenti di preghiera nei tempi forti dell’anno. Anche l’assemblea diocesana Caritas annuale è necessaria per scambiarsi esperienze e testimonianze».
Resta ovviamente saldo l’ancoraggio alle parrocchie e alla loro vita comunitaria: «Come Caritas vicariale siamo sempre tutti interconnessi, e non solo per il servizio. Specie in Avvento e in Quaresima, siamo chiamati nelle parrocchie per portare la nostra testimonianza ai ragazzi dell’iniziazione cristiana».