Verso l'archiviazione l'inchiesta sulle morti nelle Rsa di Milano
“Totalmente amareggiati ma non sorpresi” è il commento di Felicita, l'associazione dei famigliari degli anziani deceduti durante la pandemia. Per il sindacato dei pensionati della Cgil non si è trattato di una fatalità, ma ci sono “precise responsabilità politiche, gestionali ed organizzative”
L'inchiesta sulle morti per Covid-19 al Pio Albergo Trivulzio e in altre Rsa del milanese è destinata all'archiviazione. Per la Procura non ci sarebbe un nesso causale tra gli anziani morti di Covid-19 ed eventuali responsabilità di chi gestiva le strutture. In attesa di conoscere i dettagli della motivazione con cui viene chiesta l'archiviazione, arrivano i commenti di Felicità, il Comitato dei famigliari sorto proprio per chiedere chiarezza sulle morti degli anziani, e del sindacato dei pensionati della Cgil.
“La decisione della Procura di Milano ci trova totalmente amareggiati ma non sorpresi -afferma in una nota Alessandro Azzoni, presidente dell'associazione Felicita-. Sin da subito, con fiducia, l’associazione si è messa a disposizione degli inquirenti, raccogliendo le testimonianze di numerosi familiari dei degenti della struttura e degli operatori sanitari”. Durante le indagini, però, gli inquirenti “non hanno mai dato spazio all’ascolto di nessuno dei 150 firmatari dell’esposto collettivo presentato dall’Associazione”. Anzi in questi mesi c'è stata una “diffusa rimozione della tragedia nell’intento di cancellare il conflitto tra gli interessi dei cittadini direttamente colpiti e i diversi interessi delle parti economiche, politiche e istituzionali a vario titolo coinvolte nella catena di responsabilità, e per questo convergenti nell’ignorare la verità attraverso una comune narrazione auto – assolutoria”. “Una narrazione volta a giustificare e a rendere accettabile un’immunità giudiziaria generale (tutti colpevoli, nessun colpevole) e a sottrarre al diritto penale il giudizio sui fatti in nome del carattere straordinario, incontrollabile e imprevedibile del fenomeno pandemico”.
“Quante morti si sarebbero potute evitare se ci fosse stata una risposta più adeguata all’epidemia nella gestione e nell’organizzazione delle strutture? -continua Azzoni-. A questa domanda che per mesi è rimbalzata su media e tra l’opinione pubblica, oggi sembra superfluo rispondere e la Procura ha deciso di non perseguire una risposta. Comprendere le cause di quanto accaduto al Pio Alberto Trivulzio attraverso un serio e rigoroso vaglio dei fatti occorsi era invece l’aspettativa delle famiglie e delle vittime che oggi viene definitivamente elusa. Una domanda volta a impedire che centinaia di decessi venissero cancellati, condannando le vittime all’oblio e privando i familiari del confronto che solo l’accertamento della verità può dare”.
Per Federica Trapletti, della segreteria Spi Cgil Lombardia, “rimane il rammarico che dopo un anno e mezzo di indagini non si sia arrivati ad individuare le responsabilità della tragedia che si è consumata”. Spi Cgil rimane convinta “che ci siano precise responsabilità politiche, gestionali ed organizzative che ci auguriamo emergano quanto prima, perché quanto è successo non possa più succedere. Per questo motivo abbiamo promosso una raccolta firme su una proposta di riforma del modello assistenziale delle Rsa, sottoscritta da circa 27 mila famiglie e sollecitiamo a Regione Lombardia l'avvio di confronto. Lo Spi è vicino alle famiglie che hanno perso i propri cari all'interno del Trivulzio e che chiedono giustizia”.