Veglia per il lavoro. Il 30 aprile, ad Abano Terme, è servito a "raccogliere" la sofferenza di questo tempo e le speranze per la ripresa
Cuori “mutati” per una nuova organizzazione sociale
Una veglia, quella del 30 aprile, che ha abbracciato simbolicamente i mondi lavorativi che hanno sofferto particolarmente delle chiusure. Quest’anno l’appuntamento diocesano per il lavoro, il cui titolo era “Il lavoro che vogliamo: innovativo-sostenibile-per tutti”, organizzato dall’ufficio di Pastorale sociale e del lavoro, si è tenuto in un luogo simbolico della crisi, il Terme hotel Quisisana di Abano Terme.
Diversi i temi toccati dal vescovo Claudio nella sua riflessione: l’innovazione e la tecnologia, ma anche gli ambiti ecologici, la cura della casa comune, la capacità di uscire da se stessi per aprirsi all’altro, la progettazione comunitaria del territorio.
«La veglia che stiamo vivendo – ha esordito il vescovo – raccoglie le sofferenze di questo lungo tempo di chiusura delle attività e le speranze che questa sia anche la vigilia della ripresa». Nelle parole di don Claudio c’è fiducia nella tecnologia e nelle sue potenzialità, ma anche la preoccupazione quando l’innovazione lede la dignità umana e concentra le ricchezze nelle mani di pochi. «La gestione illuminata da parte della politica – ha sottolineato – può fare della tecnologia sia un mezzo di inclusione sociale e lavorativa, sia uno strumento di conciliazione della vita professionale ed economica con quella personale, affettiva e famigliare». Ma c’è un mutamento più urgente da operare: quello dei cuori. «Solo da cuori nuovi nasce una nuova organizzazione sociale».
Infine, don Claudio ha invitato le persone a guardare al “coraggio creativo” di san Giuseppe: da lui «impariamo a trasformare un problema in un’opportunità anteponendo sempre la fiducia nella Provvidenza, che accende il nostro ingegno, la nostra solidarietà, le nostre visioni del futuro e di servizio al benessere delle persone».