Ucraina, l’appello della Cei. “Non c’è più posto per le armi nella storia dell’umanità”
La Conferenza episcopale italiana invoca la pace e afferma: “Quanto sta accadendo preoccupa il mondo intero. La cooperazione e il dialogo, accompagnati dalla diplomazia, siano regola e stile delle relazioni internazionali”
“Quanto sta accadendo al confine tra Ucraina e Russia preoccupa il mondo intero. Il rischio concreto di una guerra – o anche solo l’ipotesi che si possa scatenare un conflitto – turba gli animi, scuote le coscienze, aggiunge preoccupazioni alle tante che l’umanità sta già vivendo per la pandemia e per le altre ‘pandemie’ che attraversano il pianeta: povertà, malattie, mancanza di istruzione, conflitti locali e regionali…”. Inizia così l’appello che la Conferenza episcopale italiana rivolge al mondo per la pace in Ucraina.
“È responsabilità di tutti, a cominciare dalle sedi politiche nazionali e internazionali – afferma la Cei -, non solo scongiurare il ricorso alle armi, ma anche evitare ogni discorso di odio, ogni riferimento alla violenza, ogni forma di nazionalismo che porti al conflitto. Non c’è più posto per le armi nella storia dell’umanità! È la convinzione che ci muove alla vigilia dell’Incontro dei Vescovi e dei Sindaci del Mediterraneo che si terrà a Firenze dal 23 al 27 febbraio”.
Continua la Cei: “I popoli sono chiamati a convivere in pace. La cooperazione e il dialogo, accompagnati dalla diplomazia, siano regola e stile delle relazioni internazionali. E nel giorno in cui ricordiamo i santi Cirillo e Metodio, compatroni d’Europa, facciamo appello alle comuni radici nella fede cristiana, che è messaggio di pace, affinché nel Vecchio Continente ci sia sempre convivenza rispettosa, collaborazione sul piano economico, rispetto e dialogo duraturi”.
“La pace è un bene prezioso al quale l’umanità non può e non deve mai rinunciare – conclude la Conferenza episcopale italiana -. Invochiamo il Signore nostro Gesù Cristo, principe della pace, e la Vergine Santissima, particolarmente venerata in Ucraina nella Basilica della Madre di Dio di Zarvanytsia, perché sia risparmiato un terribile flagello. Invitiamo tutte le Chiese d’Italia ad unirsi a questa intenzione di preghiera”.