Ucraina: colpito un asilo a Stanytsia Luhanska. Padre Zelinskyy (cappellano militare) da Kiev, “è solo l’ennesima provocazione”
“Nel Donbass si sta combattendo da 8 anni, senza sosta. Quasi ogni settimana qualcuno muore, ogni settimana viene colpito qualcosa. È che in Europa si è cominciato a parlarne solo da oggi. Colpire un asilo è una cosa bruttissima perché si colpisce un luogo dove vanno i bambini ma è solo l’ennesima provocazione per sollecitare una risposta militare da parte degli ucraini. Così hanno la scusa per cominciare qualcosa di più grave”.
A confermare al Sir l’attacco ad un asilo del villaggio di Stanytsia Luhanska è padre Andriy Zelinskyy, cappellano militare della Chiesa greco-cattolica di Ucraina. Per fortuna, conferma il gesuita, “non ci sono stati morti”. Sulla dinamica però dell’incidente, il sacerdote non ha informazioni precise ma ha le foto delle macerie che circolano sui media. “È certo però – aggiunge – che l’attacco è partito dalle postazioni filorusse. È un asilo che si trova nella parte ucraina. Come potevano gli ucraini sparare a sé stessi?”. Mentre le diplomazie stentano a trovare accordi, “la tensione sta crescendo come anche il numero delle armate russe alla frontiera ucraina”, dice il sacerdote. “Hanno detto che solo nella giornata di ieri, i russi hanno aumentato di 7mila unità il contingente sul fronte. I russi dicono che sono usciti dalla Crimea, ma escono da una parte per posizionarsi da un’altra. Lasciano la Crimea per tornare al loro posto alla frontiera Nord con l’Ucraina. È una guerra fatta anche di bugie”. Il presidente Usa Biden lancia un allarme: “Il rischio di un attacco russo nei prossimi giorni è molto elevato; abbiamo ragione di credere che la Russia stia cercando il pretesto per attaccare”. E nel documento che la Russia ha inviato agli Usa, il Cremlino chiede la rinuncia di Kiev a entrare nella Nato e il non dispiegamento di armi strategiche nei territori delle ex repubbliche sovietiche, il ritiro delle truppe Usa sempre dall’Est Europa. Nonostante la tensione internazionale sia alle stelle, “a Kiev, la gente è tranquilla, lavora, vive, si è abituata ad essere nella realtà della guerra”, racconta il sacerdote. “Per noi queste non sono notizie straordinarie. Vediamo però cosa succederà. La diplomazia affronta i problemi e cerca di compiere tutti gli sforzi necessari per risolverli. Ma quali sono i problemi? La Russia non parla né con l’Ucraina né con l’Unione europea. Parla solo con gli Stati Uniti e la Nato. Si tratta quindi un problema geopolitico che non appartiene al nostro popolo. Noi non abbiamo nulla a che fare con i loro problemi. Ci troviamo solo su un territorio conteso. La situazione è molto tesa e l’esito di questa crisi dipende completamente dalla Russia. Anche noi speriamo e preghiamo perché non scatti nulla e non si reagisca alle provocazioni. Se succede, sarà un disastro di cui nessuno ha bisogno”.