Tutti a scuola di umanità. 900 insegnanti al convegno sulle marginalità del 7 settembre. Un viaggio all’essenza della scuola
Per una scuola che sia sempre creatrice di ponti tra compagni, colleghi, famiglie e discipline, e allontani il rischio della tecnocrazia puntando a fare dei giovani degli esperti anzitutto in umanità.
È una vera e propria missione quella che si sono sentiti proporre i 900 insegnanti convenuti all’Opsa e a Casa Madre Teresa di Sarmeola di Rubano sabato 7 settembre per l’annuale convegno promosso dall’Ufficio di pastorale dell’educazione e della scuola della Diocesi di Padova in collaborazione con Fism Padova. Affrontare l’ampio tema “Le marginalità al centro” ha permesso di intraprendere, grazie alle relazioni fondative ascoltate nella mattinata del convegno, un viaggio verso l’essenza stessa dell’insegnamento, per riprendere i fondamenti di un mestiere strategico per il futuro di un Paese che oggi appare stanco e invecchiato.
«Se vogliamo recuperare la vocazione politica e sociale che è insita nella persona – ha detto nella sua prolusione (disponibile in forma integrale su ufficioscuola.diocesipadova.it), il direttore dell’Ufficio don Lorenzo Celi – abbiamo bisogno della scuola perché educhi primariamente a essere “uomini e donne di parola” che sanno abitare una comunità, consci della propria dignità, dell’esigenza di essere affidabili e quindi anche disposti a fidarsi degli altri, per costruire bene comune». È necessario ridare un’anima a tutte le discipline, quelle scientifiche come quelle umanistiche per dare ai ragazzi la capacità di creare un testo, dal latino textum, tessuto, nei suoi molti significati.
La povertà educativa è stata la protagonista del convegno. A mapparla è stato Giulio Cederna, responsabile dell’Atlante dell’infanzia (a rischio) di Save the Children che ha spiegato come tutto nasca dalla povertà assoluta in cui vive il 12 per cento delle famiglie italiane. Il 60 per cento dei 6-17enni non ha mai fatto esperienze culturali (cinema, teatro, musei) o sportive. Il problema? Sta nelle politiche, incapaci di abbattere il rischio dispersione scolastica per 130 mila ragazzi italiani, né di ridimensionare le periferie geografiche (presenti spesso nel Meridione) ma anche sociali, sparse all’interno di tutte le grandi città, anche del Nord.
Anche la tv può educare, parola di Carlotta Ercolino
Dopo le relazioni del vescovo Cipolla, di Giulio Cederna e del pedagogo Diego di Masi, a chiudere la mattinata è stata Carlotta Ercolino, istrionica autrice e sceneggiatrice tv che ha al suo attivo produzioni come Dio vede e provvede, Che Dio ci aiuti, Mixer e Meraviglie di Alberto Angela. La sua è stata una vera iniezione di fiducia per gli insegnanti: «Siete i miei eroi», ha più volte detto Ercolino, assicurando che la tv può educare, se si stacca dalla cronaca e di concentra sul racconto del bello e del profondo insito nella società.