Torniamo a fare sport: è tutta salute! Le regole e il fair play sono ancora compagni di strada costruttivi e fecondi
Quali sono le ragioni alle radici dell’abbandono sportivo - chiamato anche drop-out, ovvero “cadere fuori” - da parte degli adolescenti?

L’Organizzazione Mondiale della salute (WHO) sollecita azioni urgenti per promuovere una maggiore attività fisica tra la popolazione. La preoccupazione riguarda le ripercussioni sullo stato di salute delle persone, infatti – secondo le stime attuali – circa 500 milioni di individui sull’intero pianeta sono a rischio cardiopatie, obesità, diabete e altre patologie croniche a causa della eccessiva sedentarietà.
L’allarme interessa in maniera particolare i giovani e giovanissimi, il cui impegno nello sport – soprattutto dopo gli anni del picco pandemico – è in decremento. Secondo le stime, il periodo in cui la maggior parte dei ragazzi inizia a disertare la pratica sportiva si attesta tra la fine delle scuole medie e il primo biennio delle superiori. Sempre nello stesso periodo le abitudini alimentari dei giovani registrano un forte peggioramento e, in alcuni casi, spesso si verifica un avvicinamento all’alcol e al consumo di droghe. L’utilizzo eccessivo dello smartphone e di altri dispositivi, inoltre, non aiutano certamente i minori a scegliere stili di vita “sani” e dinamici. Anzi, incrementano l’indolenza e la passività nei confronti degli stimoli “esterni” all’universo digitale.
L’assenza, o la scarsa presenza, dello sport nella vita quotidiana degli adolescenti sortisce un grave danno non soltanto dal punto di vista della salute fisica. Quello che ne viene è anche un “guasto” educativo. La pratica sportiva potrebbe fare da contraltare alle “chimere” veicolate dai social: stelle e stelline del web, cultura dell’immagine e dell’estetica, idolatrie consumistiche e influencer discutibili.
Ma quali sono le ragioni alle radici dell’abbandono sportivo – chiamato anche drop-out, ovvero “cadere fuori” – da parte degli adolescenti?
Raramente accade per l’insorgere di una nuova passione o per motivi di studio, come spesso viene dichiarato. Molto incide la fatica a sostenere la disciplina che lo sport inevitabilmente richiede, quindi la scarsa attitudine al sacrificio e all’applicazione. A volte, però, a non essere sostenuta è anche l’esasperata competizione a cui alcuni si sentono spinti da parte di allenatori, compagni di squadra o anche famiglie. Ci sono poi i problemi con il corpo e l’insorgere delle insicurezze tipiche dell’età giovanile a impedire di vivere con spensieratezza e intraprendenza le proprie prestazioni sportive.
Altro tema legato al drop-off è l’incapacità di gestire la frustrazione della sconfitta e del fallimento, che tra l’altro dovrebbe essere proprio tra gli obiettivi di chi viene avviato allo sport, e cioè imparare a stabilire una buona relazione con i propri limiti e cercare di superarli con determinazione e tenacia, senza perdersi d’animo. Rialzarsi, quindi, dopo le cadute: sappiamo insegnarlo davvero ai nostri figli o ai nostri allievi?
C’è poi il discorso della “motivazione”. Che cosa spinge un ragazzo (o i suoi genitori) a intraprendere uno sport? Anche su questo bisognerebbe interrogarsi a lungo, perché se la motivazione è “estrinseca”, ovvero non riconducibile alle attitudini e alle passioni del futuro atleta, allora sarà difficile che il percorso venga completato. E qui il discorso potrebbe essere lungo e articolato, soprattutto per quanto concerne quegli sport che si prestano a fare da “specchietto” per allodole in cerca di un illusorio riscatto sociale, o a divenire un riverbero di mancate realizzazioni paterne o materne.
La riflessione da fare, dunque, è ampia e complessa, ma sarà il caso che non prenda troppo tempo perché intanto i nostri giovani hanno un bisogno disperato di guide e maestri, di compagni e avversari (in carne e ossa) per poter comprendere davvero chi sono. Le regole e il fair play sono ancora compagni di strada costruttivi e fecondi. La fatica resta l’unica bussola in grado di ristabilire i confini della realtà, di restituire consistenza alle proprie aspirazioni, di vivificare la fiducia in sé stessi.
Insomma, non solo i giovani ma la società intera ha urgente necessità di rifondare la “cultura” dello sport.