Sotto la croce Maria diventa madre spirituale, autentica e dolorosa dell’intera umanità. Il parto di una nuova maternità
Giovanni racconta che Maria era a Gerusalemme nell’ultima Pasqua del Signore, nell’ora del sacrificio.
«Stavano presso la croce di Gesù sua Madre, la sorella di sua Madre, Maria di Clèofa, e Maria di Magdala» (Gv 19,25). Lì Gesù guarda Maria, si rivolge a lei con l’appellativo di “donna”, come a Cana, e, indicando il discepolo amato, dice: «Donna, ecco tuo figlio!» (Gv 19,26). Poi, guardando Giovanni, aggiunge: «Ecco la tua madre!» (Gv 19,27). Non chiama per nome né la madre, né Giovanni. Maria è la nuova Eva che, in unione con il nuovo Adamo e subordinata a Lui, è chiamata a dare la sua mediazione materna nell’opera della redenzione. È in questa logica che, con devozione filiale, ci avviciniamo a Maria attraverso le nostre umili preghiere, le ricorrenze della tradizione e i pellegrinaggi. Con questo stile anche l’Unitalsi si propone e propone ai più deboli, specie ammalati e disabili, l’incontro con la madre corredentrice.
Le viscere di Maria produssero sotto la croce una nuova maternità: spirituale, ma autentica e dolorosa, perché in quei momenti si compiva la profezia del vecchio Simeone: «a te una spada trafiggerà l’anima» (Lc 2,35). In questa nuova maternità ciascun figlio che fa esperienza intensa di prossimità alla Vergine Maria, sente di essere rigenerato e “partorito” a nuova vita spirituale.
Nel cuore del discepolo amato si fece strada la coscienza di una filiazione vera e reale, che lo faceva diventare fratello di Gesù e figlio della sua stessa madre: «da quel momento il discepolo la prese nella sua casa» (Gv 19,27); vale a dire, la introdusse nello spazio della sua vita interiore, l’accolse, come vera madre, tra i suoi beni più preziosi. Così anche noi fedeli cerchiamo di accogliere Maria nella casa della nostra vita.
don Marco Cappellari, assistente Unitalsi triveneta