L’interruttore nel buio giovanile. I giovani ci dicono che c'è bisogno di una nuova forma di credere. Serve una Chiesa capace di ascolto
Risposta alle inquietudini I giovani ci stanno dicendo che c’è bisogno di una nuova forma di credere. Ecco la necessità di una Chiesa capace di ascolto. Una spiritualità lontana dalla Chiesa Cala drasticamente il numero di giovani cattolici, ma l’abbandono della pratica religiosa e della comunità cristiana non significa necessariamente un distacco dalla fede
La spiritualità rimane una dimensione centrale dell’essere umano, eppure per le nuove generazioni sembra essere diventata un territorio complesso e talvolta frammentato, sicuramente distante dalla Chiesa. È l’analisi esposta il 19 novembre da Paola Bignardi, pedagogista e giornalista oltre che presidente nazionale di Azione cattolica italiana dal 1998 al 2005, presso il Centro universitario di via Zabarella nell’ambito del ciclo dei martedì culturali, dedicato quest’anno al tema degli Spazi (fisici, umani e spirituali). Un dato allarmante riguarda innanzitutto il drastico calo dei giovani che si dichiarano cattolici: dal 56 per cento nel 2013 al 32,7 per cento nel 2023, con un crollo soprattutto dopo la pandemia. Una diminuzione ancora più evidente nel Nordest, già “sacrestia d’Italia”, e tra le giovani donne, un tempo più legate alla religione, che nello stesso periodo sono passate dal 61 per cento al 33 per cento: un indicatore, secondo Bignardi, «di quanto sia urgente la questione femminile nella Chiesa». Se il trend continuerà, conclude la studiosa, «entro il 2050 appena il 7 per cento dei giovani italiani potrebbe riconoscersi nella fede cattolica». Le statistiche però, avverte Bignardi, raccontano solo una parte della storia: «La fede non si misura con i numeri, si comprende con le parole. Per capire i giovani bisogna innanzitutto ascoltarli». Dietro l’apparente disinteresse verso la religione si nasconde una spiritualità viva, seppur problematica e inquieta, che è stata l’oggetto di una ricerca condotta dalla stessa Bignardi assieme alla sociologa Rita Bichi, i cui risultati sono stati pubblicati quest’anno nel libro Cerco, dunque credo? I giovani e una nuova spiritualità (Editore Vita e pensiero). L’indagine, commissionata dall’Osservatorio giovani dell’Istituto Toniolo, esplora le testimonianze di cento giovani italiani tra i 18 e i 29 anni, tra cui anche alcuni frequentatori del Centro universitario, facendo emergere dati e riflessioni che sfidano le comunità cristiane a rivedere il loro approccio. “Perché vi siete allontanati dalla Chiesa?”: partendo da questa domanda è stato chiesto di raccontare la propria personale storia religiosa e idea di spiritualità, il pensiero sulla Chiesa, la posizione rispetto alla fede. Le risposte lasciano intravedere un mondo giovanile sorprendente: l’abbandono della pratica religiosa e della comunità cristiana non significa necessariamente distacco dalla fede, così come l’essere rimasti non esprime adesione a tutto ciò che la Chiesa pensa e propone.
Le risposte secondo Bignardi mostrano fino a che punto il disorientamento e la solitudine permeino oggi le vite dei giovani: nelle interviste sono ricorrenti espressioni come “mi sento perso”. Un senso di smarrimento che si accompagna a grandi domande esistenziali: Che cosa c’è dopo la morte? Qual è il senso della mia vita? Chi diventerò? Oggi tuttavia spesso mancano luoghi e contesti in cui poter esplorare queste inquietudini: «Mi sento come in una stanza buia, in cerca dell’interruttore», racconta una ragazza di 26 anni. Dalla ricerca emerge come molti giovani percepiscano Dio non come una figura dai contorni precisi, come quella tramandata dal catechismo, ma come una presenza indefinita, spesso espressa con parole personali e poetiche, con la quale si cerca tuttavia un rapporto personale, non mediato da un’istituzione o da una comunità. C’è chi lo descrive come “la malinconia che ti fa capire che c’è dell’altro”, o come “il vuoto dentro di me che cerco di riempire con il mistero”. La figura di Gesù, invece, sembra quasi sparire dall’immaginario religioso. Bignardi ipotizza che ciò sia legato al rifiuto della Chiesa come istituzione: il distacco dalla religione organizzata trascinerebbe con sé anche la figura di Cristo, percepita come parte di un “pacchetto” istituzionale poco attraente. Un altro dato significativo riguarda l’allontanamento dei giovani dalla Chiesa. Le cause principali includono il fallimento nel passaggio da una fede infantile a una personale, esperienze negative con comunità ecclesiali giudicanti e l’incapacità di rispondere alla domanda di spiritualità contemporanea.
Nonostante l’apparente allontanamento dalla religione istituzionale, molti giovani continuano, a ogni modo, a coltivare una spiritualità personale, intima e spesso individualista. Questa “spiritualità umana”, come la definisce Bignardi, si discosta dai dogmi e dai riti tradizionali per concentrarsi sul mistero della vita, sulle relazioni autentiche e sulla connessione con la natura, cercando risposte nella profondità dell’esperienza personale piuttosto che nelle formule consolidate delle istituzioni religiose. I risultati della ricerca rappresentano una provocazione per il mondo adulto e la Chiesa, alla quale Paola Bignardi invita a rispondere con empatia e apertura. I giovani ci stanno dicendo che c’è bisogno di una nuova forma di credere: una Chiesa capace di ascolto, che sappia dialogare con le inquietudini dei giovani, potrebbe diventare il luogo dove questo bisogno di trascendenza potrebbe trovare risposta. Il futuro del cristianesimo, sottolinea Bignardi, dipende dalla capacità di reinterpretare le sue forme per parlare all’uomo di oggi. Un processo che non è tanto un’opportunità quanto soprattutto una necessità, affinché le generazioni future non siano lasciate sole a cercare risposte che la comunità cristiana potrebbe e dovrebbe aiutarle a trovare. Con un consiglio conclusivo, che Bignardi riprende da San Paolo (Lettera ai Romani, 14,1): «Accogliete chi è debole nella fede, senza discuterne le opinioni». Se c’è una cosa che proprio non piace, ai giovani come agli adulti, è essere giudicati.
“Spazi”, i nuovi appuntamenti del centro universitario
“Spazi” è la nuova proposta culturale i #tuesday for future dell’anno 2024-2025 del Centro universitario di via Zabarella. Gli incontri si svolgono in presenza e successivamente è possibile recuperare l’appuntamento sulla pagina YouTube del Centro universitario. Il prossimo incontro si terrà martedì 10 dicembre (ore 18.30) sullo “spazio extraterrestre” con Roberto Ragazzoni, presidente dell’Istituto nazionale di astrofisica.