Presenza eucaristica: stare davanti e con Dio
L’adorazione plasma il nostro accostarci – con delicatezza – a quanto non è immediatamente evidente nelle creature. Avere il senso della persona ci spinge a considerare il prossimo con gli occhi e il cuore di Dio.
P resenza eucaristica: questo termine è ben conosciuto da chi ha imparato a familiarizzare con l’aspetto della persistenza sacramentale nelle specie eucaristiche conservate nelle nostre chiese, secondo un linguaggio tradizionale. L’etimologia stessa del termine, che unisce prae con ens (= qualcosa che sta davanti) suggerisce di prestare attenzione a quanto si verifica quando ci si trova davanti a una alterità “importante” per me. Secondo la sensibilità religiosa l’atteggiamento di attenzione a chi o cosa ci sta davanti può portare al rispetto profondo e all’incontro autentico. Se andiamo con la mente all’Antico Testamento, riconosciamo come i momenti decisivi della Storia della salvezza si sviluppino in episodi in cui la presenza di Dio diventa prima percepita e poi accolta dagli uomini. Pensiamo a Mosè e all’episodio del roveto ardente (Es 3): pur partendo dalla curiosità (v. 3: «Voglio avvicinarmi a vedere questo grande spettacolo: perché il roveto non brucia?»), Mosè giunge a percepire una presenza numinosa (v. 4: «Dio lo chiamò dal roveto») e – accettando la propria distanza (v. 5: «togliti i sandali dai piedi!») – entra con umiltà nell’incontro con il Dio vivente; rimanendo in vita, può cogliere il Suo pressante appello per ricevere poi il compito di rispondervi con la propria vita a favore del popolo. L’incontro con il Signore può avvenire anche attraverso dei mediatori (v. 2: «L’angelo del Signore in una fiamma di fuoco»), la cui voce è in sintonia con il mistero che annunciano. Nel Nuovo Testamento Gesù stesso ci parla dei mediatori divini, gli angeli: sono coloro che stanno alla presenza di Dio e della sua maestà e per questo sono capaci di fare propri i sentimenti divini. Due esempi su tutti: nel vangelo di Matteo (18,10), di fronte ai piccoli, Gesù ammonisce di: «(...) Non disprezzare uno solo di questi piccoli perché io vi dico che i loro angeli nei cieli vedono sempre la faccia del Padre mio che è nei cieli». E anche Luca (15,10), a conclusione della parabola sulla dracma smarrita e poi ritrovata, mette in bocca a Gesù: «Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte». Stare dunque alla presenza di Dio: questo avviene anche nel culto eucaristico e predispone a essere plasmati nel profondo, a essere segnati interiormente da un cambiamento importante. In molta tradizione iconografica cristiana sono proprio gli angeli a essere insieme messaggeri di Dio e innanzitutto capaci di stare alla Sua presenza: proprio questo alimenta la loro missione verso l’umanità. Anche nelle suppellettili liturgiche la pietà eucaristica ha originato una serie di rappresentazioni con abbondanza di esseri angelici, fedeli servitori ed eterni cantori della gloria di Dio. Mi piace citare anche il capitolo 53 della Regola di san Benedetto: si vive il senso della presenza di Dio attraverso l’accoglienza degli ospiti. Il patriarca del monachesimo occidentale si spinge a scrivere che quando si accolgono i poveri e i pellegrini (v. 15) «(...) è proprio in loro che si riceve Cristo in modo tutto particolare»: la fattiva risposta alla loro presenza è equivalente a riconoscere Cristo, secondo un’ispirazione di chiara origine evangelica. Con questa sottolineatura giungiamo all’importante legame tra presenza e persona: stare di fronte alle persone, come a cose, fa rischiare di coltivare un senso idolatrico o puramente possessivo; avere il senso della persona ci spinge a considerare il prossimo con gli occhi e il cuore di Dio. Così l’adorazione, che è propria del culto di Dio, plasma poco per volta una delicatezza nell’accostarsi a quanto non è immediatamente evidente nelle altre creature, che oggi mi sembra particolarmente necessaria per contrastare la superficialità e la volgarità delle relazioni. Il vivo sentimento della presenza di Dio abitua a lasciare un margine di rispetto anche dell’altrui interiorità e ad accostarsi anche al prossimo con rispetto per la sacralità della sua esistenza, voluta dal Signore di tutti.
Rete mondiale di preghiera per il papa: luglio
Intenzione di preghiera del papa Preghiamo perché il sacramento dell’unzione degli infermi doni alle persone che lo ricevono e ai loro cari la forza del Signore, e diventi sempre più per tutti un segno visibile di compassione e di speranza.
Intenzione dei vescovi Preghiamo affinché vengano accompagnati dalla preghiera e dall’affetto coloro che affrontano gli ultimi giorni della loro vita.
Intenzione di preghiera per il clero Cuore di Gesù, nel mese che ricorda sant’Ignazio di Loyola, infiamma del tuo amore il cuore dei tuoi sacerdoti, perché possano essere guide illuminate per consolare le anime.
padre Giulio Pagnoni
Abate di santa Giustina in Padova