Ministri della comunione. Osiamo lʼamore allʼEucaristia
Fa bene a un prete vedere che lʼamore di Cristo mette urgenza
2014: L’eucaristia e la testimonianza di don Giorgio Ronzoni.
2015: L’istituzione dell’eucaristia in Marco.
2016: Le opere di misericordia.
2017: Adoro te devote.
2018: Lauda Sion Salvatorem.
Cinque anni di invito ai ministri straordinari della comunione della nostra diocesi a fermarsi per due giorni di esercizi spirituali a villa Immacolata.
Ogni anno il gruppo è delicato. L’età è variegata: adulti, anziani, giovani, persone di mezza età.
Ma ciò che rende delicato questo gruppo è la preghiera.
Stanno davanti al Signore Gesù come degli innamorati. Il tempo dell’adorazione non pesa. È un suono accordato la loro presenza. Si sente che non è qualcosa che fanno qualche volta! Sono in relazione con Lui! Sono la sua relazione! Davvero portano il Cristo perché sono dalla sua parte! Diventano la relazione del Cristo con gli ammalati e le persone sole perché sono attratti proprio da Lui!
Celebrare l’eucaristia con questo gruppo di persone è avvertire che il tempo non è cosa di questo mondo: tutto è scandito, respirato, interiorizzato, celebrato. Ma il loro ritmo è un ritmo che sa di Paradiso. Forse, viene proprio da lì questo nuovo ritmo. Nessun peso nel celebrare. Nessuna fretta. Nessun segno di inquietudine. Nessuna spossatezza. Nessuna stanchezza. Anzi! Solo desiderio e familiarità.
Attendo con desiderio questi due giorni a villa Immacolata, perché lo stare tra loro è sintonico.
Si avverte un cuore solo e un’anima sola. Ma non per capacità. Sono molto diversi. Per “Chiesa”. Sono sintonici nella Chiesa: si sentono dalla parte di Gesù. Hanno vite anche difficili, tese, piene di impegni. Qualcuno di loro soffre molto. Ma sono fedeli a Gesù. Non scappano dopo messa. Si inginocchiano e adorano ancora. Anzi: vengono in chiesa qualche minuto prima dell’inizio sia della messa che dell’adorazione. Apprendono dal Vangelo e da chi li guida: don Gianandrea Di Donna. Introducono pensieri, analizzano testi. Ma sono oranti. Trasformano tutto questo, in vita orante.
Fa bene a un prete come me, vedere che l’amore di Cristo mette in loro urgenza. Urgenza di contemplazione, di amore, di annuncio, di portare Cristo. Urgenza di fermarsi e di confessarsi. Urgenza di preghiera e di confronto. Urgenza di poter tornare. Urgenza di aprire la loro mente alle Scritture. Se non sapessi chi fossero, li avvertirei come un gruppo coeso, forte e nello stesso tempo umile. Come lievito dentro alla pasta. Come un coro silenzioso. È bello vedere che la nostra Chiesa di Padova ha gente di tal spessore e di tal amore!
Tarcisio era un adolescente che portava la comunione di nascosto ai prigionieri cristiani. Fu scoperto e lo uccisero. Morì stringendo Gesù al suo cuore. Nel 1263 un prete germanico partiva in pellegrinaggio per andare a Orvieto dal papa Urbano IV per confessare la sua incredulità nella presenza reale di Gesù nelle specie eucaristiche. E nel monastero di Santa Cristina a Bolsena avvenne il miracolo del sangue durante la consacrazione.
L’ostia diviene carne. Da essa defluisce il sangue sul corporale. «Osa tutto quello che puoi». Dice San Tommaso d’Aquino nel grande inno Lauda Sion Salvatorem. La storia dell’amore per Gesù ha bisogno di persone come queste che osano tutto quello che possono. E forse, le nostre comunità dovranno osare di più nell’amore all’Eucaristia. Per trasformarsi.