Migranti, se il richiamo alla solidarietà europea “è il solito vittimismo italico”
Il governo chiede ai paesi europei di impegnarsi per un’equa redistribuzione dei migranti in Ue. Ma il nostro paese sta davvero accogliendo il maggior numero di rifugiati in Europa? Miraglia (Arci): “Altri paesi fanno meglio, per metterci in pari dovremmo accogliere ancora 60mila persone”
L’ultimo richiamo alla solidarietà europea nella gestione dei migranti è della ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, che in un’intervista a Repubblica ha rilanciato la necessità di arrivare a “un meccanismo operativo di solidarietà, sostenuto dai paesi che condividono con noi i principi del rispetto dei diritti umani”. Per la ministra, dunque, è necessario trovare un “giusto equilibrio tra il pilastro della responsabilità e quello della solidarietà nella gestione dei flussi dei migranti”. Si fa appello ancora una volta a un’equa ripartizione delle persone che arrivano tra i diversi Stati europei. Ma l’Italia è davvero il paese che sta accogliendo più rifugiati in Europa?
A guardare i dati, in realtà, a fare meglio e di più sono altri paesi, come Francia e Germania. Secondo un’elaborazione realizzata da Arci sui dati Eurostat, infatti, negli ultimi 5 anni nell’Unione europea ci sono state 3,7 milioni di domande d’asilo con una media di 700mila all’anno. “Una cifra molto bassa se pensiamo che il numero dei migranti forzati nel mondo è di 80 milioni - sottolinea Filippo Miraglia, responsabile immigrazione di Arci -. Se facciamo un raffronto tra paesi l’Italia, che ha una popolazione pari al 12% della popolazione europea dovrebbe aver accolto circa 440 mila domande d’asilo. Ne ha accolte, invece, 382 mila. E’, quindi, in debito non in credito rispetto agli altri. Se si dovesse usare il criterio di solidarietà, di cui parla la ministra Lamorgese, l’Italia dovrebbe ancora accogliere almeno 60 mila persone. Il rapporto tra numero di domande d'asilo e popolazione nell'Ue è di 0.1%. In Italia siamo a meno della metà nel 2020”. Se il nostro paese si ferma a quota 382mila infatti, la Germania ha raggiunto la quota record di 1 milione e 439mila in 5 anni (di cui 745mila solo nel 2016), segue la Francia con 565mila, mentre la Spagna si trova subito dopo l'Italia con 321mila domande di asilo accolte.
Secondo Miraglia, dunque, siamo all’interno di un “vittimismo tutto italiano” per “fare meno del poco che già facciamo”. “Il solito ritornello è che ‘sono troppi’ e quindi dobbiamo impedire ai migranti di arrivare, anche se questo si discosta dalla realtà, visto che gli arrivi in Italia negli ultimi anni sono bassi - spiega -. Di contro, non si parla mai di canali di accesso legali. Anche all’interno del nuovo Migration Pact il focus è sulla gestione dei flussi e sui rimpatri non sugli arrivi in sicurezza. Non si prevede alcune modalità legale attraverso la quale i rifugiati possano rivolgersi agli Stati per chiedere aiuto. Di questo l’Italia e l’Europa si rifiutano di discutere, ma così si incrementa solo l’illegalità e il business dei trafficanti”.
Nel 2020 si è raggiunto il minimo storico di reinsediamenti nel mondo, come spiega una nota dell’Unhcr: 22.700 persone a fronte di una stima di 1.4 milioni di persone con urgente bisogno a livello globale. Si tratta dei numeri più bassi sul reinsediamento di rifugiati in quasi due decenni. Il calo dipende dalle scarse quote proposte dagli Stati, così come dall’impatto della pandemia di Covid-19, che ha ritardato partenze e programmi. In Italia, a partire dal 2015, anno di creazione del programma nazionale di resettlement, sono stati reinsediati 2.510 rifugiati, prevalentemente da Libano, Giordania e Turchia ma anche da Sudan e Libia. “Sono numeri ridicoli per il nostro paese, meglio di noi fanno Svezia e Germania - conclude Miraglia -. L’Unhcr ha lanciato un appello ma è caduto nel vuoto, altro che canali legali, questo tema è fuori dall’agenda politica dei governi”.