Lotteria degli scontrini. Simeone: “Sbagliato ricorrere a uno strumento diseducativo per la giusta lotta all’evasione fiscale”
È partita dal 1° febbraio, dopo un rinvio, la lotteria degli scontrini. Per il coordinatore del cartello "Insieme contro l'azzardo", "il pericolo non risiede certo nell’iniziativa in sé, ma nell’idea che comprensibilmente può svilupparsi nella società secondo la quale basta scommettere per risolvere i problemi economici generati dalla pandemia da Covid-19"
Dal 1° febbraio è partita la lotteria degli scontrini. Gli acquisti di beni e servizi di almeno 1 euro pagati con strumenti elettronici presso esercenti che trasmettono telematicamente i corrispettivi potranno generare biglietti virtuali validi per partecipare alla lotteria. Le estrazioni inizieranno dall’11 marzo. Martedì 2 febbraio è stato diffuso uno studio, condotto dall’Istituto superiore di sanità (Iss) sull’abitudine al gioco degli italiani, da cui è emerso che è diminuito notevolmente il gioco d’azzardo, sia terrestre sia online, durante il lockdown grazie alle restrizioni per la pandemia da Covid-19, ma si è assistito a un picco appena dopo l’allentamento delle norme, soprattutto del gioco on line. Di tutto questo parliamo con Attilio Simeone, coordinatore del cartello “Insieme contro l’azzardo”.
In un momento di così pesante crisi che segnale viene dal Governo con la lotteria degli scontrini?
L’iniziativa del Governo persegue l’obiettivo di incrementare l’uso della moneta elettronica per combattere l’evasione fiscale attraverso l’incentivo della cosiddetta lotteria degli scontrini. Da qui discendono due considerazioni. Se da un lato può essere giustificato contrastare con ogni strumento l’evasione fiscale, dall’altro, però,
lo Stato ricorre sempre ad uno strumento diseducativo, immorale e pericoloso
proprio per quella economia che intende salvaguardare e sviluppare.
Il pericolo non risiede certo nell’iniziativa in sé, ma nell’idea che comprensibilmente può svilupparsi nella società secondo la quale basta scommettere per risolvere i problemi economici generati dalla pandemia da Covid-19.
Eppure lo Stato ha già avuto l’occasione di capire quanto scellerata e deleteria possa essere una simile scelta con l’esperienza infausta di incrementare l’offerta di azzardo per la ricostruzione dell’Abruzzo piegata dal sisma. La cosa che dispiace è che questo momento di difficoltà doveva servire a invertire i paradigmi decisionali che avevano portato lo Stato ad essere dipendente dall’azzardo arrivando persino a perderne il controllo. Lo Stato, di fatto, non ha mai guadagnato da questo genere di iniziativa, destinata, invece, ad arricchire società con sedi fiscali estere e a volte con operatività di dubbia liceità. È evidente che dietro tale scelta c’è il tentativo di restituire al settore dell’azzardo l’accreditamento sociale che falsamente ha nutrito nei decenni la buonafede pubblica arrivando a far dissipare i risparmi degli italiani nel 2019 di oltre 110 miliardi di euro in consumo di azzardo.
In alternativa si poteva procedere potenziando il cashback che comunque sta producendo buoni risultati con l’ulteriore risvolto positivo che i vantaggi, anche se minimi, vengono spalmati in favore di tutti coloro che virtuosamente scelgono la moneta elettronica.
Con l’emergenza sanitaria si è aggravata la condizione di povertà di famiglie e imprese e in questa situazione chi ne approfitta è la criminalità organizzata.
Credo che la criminalità organizzata abbia trovato nella crisi economica terreno molto fertile. Gli aiuti di Stato arrivati in misura esigua e con ritardi notevoli hanno agevolato l’azione persuasiva e pronta delle mafie. Nei prossimi decenni certamente saremo impegnati nel ripristinare un ordine di legalità per cui lo Stato oggi non offre la stessa credibilità della criminalità organizzata. Moltissime famiglie e imprese in difficoltà economica hanno già fatto ricorso al prestito usurario.
Bussano alle porte delle nostre Fondazioni antiusura decine di famiglie e imprese. Ultimamente e sempre più frequentemente vengono a farci visita anche quelle categorie di professionisti (avvocati, commercialisti, architetti, ingegneri…) che nel periodo pre-Covid avevano un tenore di vita sufficientemente rassicurante.
Le Fondazioni nel 2020 hanno messo in atto misure economiche importanti ma insufficienti. Lo stesso hanno fatto le banche per le imprese. Nel solo 2020 sono stati finanziati 133 milioni di pratiche di finanziamento fino a 30.000 con la garanzia statale per un importo complessivo erogato di 134 miliardi di euro. Eppure notiamo che l’economia è in seria difficoltà. E oggi facciamo più fatica a convincere la vittima a denunciare. Lo Stato quando c’è arriva tardi, mentre la vita delle imprese resta scandita dalle scadenze fiscali, dai pagamenti dei fornitori, i quali non scaricano più la merce se il pagamento non avviene contestualmente in contanti, e delle utenze per i consumi di esercizio.
Lotterie, gratta e vinci, lotto… C’è il rischio, avallato anche da alcune scelte dello Stato, che affidarsi alla “fortuna” sia visto come la soluzione per risollevarsi dalle difficoltà economiche in cui tanti si dibattono?
Questo non dovrebbe mai avvenire. Eppure il rischio è che lo Stato ritorni a ragionare in questo modo, creando una dipendenza collettiva dall’azzardo, ad oggi non del tutto scomparsa. In questi lunghi anni la società civile ha espressamente dichiarato la sua contrarietà al modello di offerta di azzardo di Stato e ha dimostrato con dati alla mano che di azzardo si muore, ci si indebita oltre il sostenibile, molte famiglie non riescono ad assicurare ai propri componenti i beni essenziali come lo studio e le cure mediche mentre la criminalità organizzata aumenta i suoi profitti.
È difficile risanare la condizione di sovraindebitamento in cui può cadere una famiglia a causa dell’azzardo.
Solo dopo il disastro tutti i giocatori comprendono che le difficoltà economiche non si combattono ricorrendo all’azzardo. Lo Stato dovrebbe in maniera organica e maggiormente incisiva intervenire sulla legge sul sovraindebitamento assicurando al debitore incolpevole, anche a colui che risulta affetto da Gap (Gioco d’azzardo patologico, ndr), ogni tutela a salvaguardia del patrimonio della famiglia.
Nell’anno segnato dal Covid si è visto che se, per forza maggiore, sono chiuse sale bingo, sale scommesse sale slot e casinò, molti giocatori d’azzardo smettono di giocare: cosa dovrebbero imparare le istituzioni da questo?
Le istituzioni dovrebbero approfittare di questo periodo per ridisegnare i contorni e il meccanismo per una offerta economicamente e socialmente sostenibile. Di certo,
non si dovrebbe incentivare la cultura dell’azzardo e, purtroppo, devo dire che la lotteria degli scontrini va proprio in questa direzione.
Prendo atto che questo periodo non ci sta insegnando nulla. Mai come in questo momento lo Stato potrebbe recuperare ciò che per il sottosegretario Pier Paolo Baretta gli era sfuggito di mano. Mi auguro che la lotteria degli scontrini fallisca.
I dati dell’Iss sulle abitudini al gioco, in particolare quello on line, ci devono allarmare?
I dati diffusi dall’Iss sulla ripresa del consumo di gioco on line nel periodo di allentamento delle restrizioni fanno riflettere oltre che preoccupare. È un fatto rilevante di cui il legislatore dovrebbe occuparsi che il settore dell’on line non è per nulla regolamentato; la Polizia postale non ha alcun potere di monitoraggio e controllo; i sistemi di pagamento non svolgono un ruolo efficace nel contrasto alla dipendenza; erroneamente le linee guida Agcom escludono il divieto di pubblicità per le piattaforme on line, come, invece, richiesto dal “Decreto dignità” e in ultimo le piattaforme non sempre ci risultano gestite in modo professionale. Abbiamo evidenze di gestione da parte del personale assistente di “clienti vip” delle società concessionarie che assumono comportamenti molto discutibili spingendo di fatto il giocatore verso la dipendenza. Certamente non riguarda tutto il settore. Ci sono alcuni concessionari che assumono comportamenti responsabili escludendo il giocatore allorquando consuma molti danari, ma dobbiamo, altresì, rilevare che non tutti si comportano in modo virtuoso.
Lo Stato deve intervenire riconoscendo operante il divieto di pubblicità come per il gioco materiale, riconoscendo specifici poteri di inibizione preventiva alla Polizia postale con la conseguente segnalazione all’Autorità giudiziaria, i sistemi di pagamento in automatico dovrebbero poter inibire transazioni nel momento in cui si registrano puntate giornaliere superiori ad una soglia di salvaguardia.
Queste potrebbero essere solo le prime azioni di intervento senza, tuttavia, trascurare ogni minimo particolare sulla composizione anche di fatto delle società concessionarie nonché il relativo flusso economico assicurato dalla raccolta.
Come “Insieme contro l’azzardo” quali passi auspicate nella lotta all’azzardo in questo 2021?
Quanto prima le associazioni e fondazioni che hanno aderito al Cartello “insieme contro l’azzardo” si dovranno riunire per riflettere e studiare una strategia di azione comune. Dal mio punto di vista si dovrebbero
destinare parte delle risorse finanziarie assicurate dal Recovery Plan per uscire definitivamente dal modello di azzardo che ha impoverito la nostra nazione
attaccando seriamente il risparmio degli italiani (art. 47 Cost.) verso un modello estremamente ridotto nei numeri e con una presenza dello Stato molto più penetrante. Sull’on-line auspico che sia incanalato verso pochi siti dedicati e con un coinvolgimento attivo di controllo e tracciamento dei sistemi di pagamento. Queste società fino ad oggi si sono limitate a far scorrere fiumi di denaro in modo del tutto invisibile agli occhi del Decisore pubblico mentre poco opportunamente non è stato attribuito alcun potere diretto di intervento alla polizia postale. Per l’on line andrebbe rivista radicalmente la struttura di offerta, di tracciamento e di controllo.