La vita consacrata parla ai giovani
Giornata mondiale della vita consacrata. Si celebra il 2 febbraio e in Diocesi di Padova l'appuntamento è al Santo, dove alle 10 il vescovo Claudio presiede l'eucaristia. In occasione della festa, cinque voci si interrogano su cosa, della vita consacrata, attragga i giovani
Cosa rende attraenti i consacrati agli occhi dei giovani d’oggi? In occasione della Giornata mondiale della vita consacrata – che si celebra sabato 2 febbraio, festa della Presentazione del Signore: alle 10, il vescovo Claudio presiede l’eucaristia al Santo – abbiamo rivolto questa domanda a cinque voci della nostra Diocesi.
«La vita consacrata attrae se siamo persone coerenti tra ciò che diciamo e facciamo – sottolinea suor Donatella Lessio, segretaria diocesana dell’Usmi (Unione superiore maggiori d’Italia) – Persone gioiose che mostrano la bellezza di una consacrazione a un Dio amato sopra ogni cosa: carriera, successo, denaro… Consacrati che si “mischiano” con la gente e le realtà odierne rimanendo fedeli alla propria scelta; persone capaci di prossimità, di condivisione vissuta alla pari; persone umili e ferme nell’annunciare i valori evangelici».
«È la gratuità che è attraente – evidenzia fra Fabio Maria Spiller, segreterio diocesano della Cism (Conferenza italiana superiori maggiori) – Quella con la quale il Signore avvolge il chiamato e quella con la quale il consacrato vive, dimenticandosi di tornaconti e convenienze personali. Il consacrato è bello perché in un epoca di “tutto e subito” lui testimonia un “per sempre”. Il per sempre di un Dio da cui si sente amato da sempre e per sempre; un per sempre di fedeltà anche nella fatica».
«L’attrattiva per l’istituto secolare – spiega Vania Rampone, direttrice dell’Istituto secolare Sant’Angela Merici – nasce quando in sé un giovane ravvisa la passione per ogni situazione di vita dei fratelli come luogo sacro in cui testimoniare l’amore di Dio, condividendo e mescolandosi a loro come il sale e il lievito nella pasta, senza privilegi e distinzioni, cosciente di poter raggiungere tanti ambienti preclusi ad altre vocazioni. Questa “missione” rappresenta un’attrattiva anche nel valore della fraternità vissuta e goduta come comunione con altri consacrati, nella autonomia di vita ma nella vicinanza, dialogo profondo e confronto».
«Madre Teresa – ricorda don Fabio Fioraso, delegato diocesano per l’Ordo Virginum – diceva ai consacrati: “Voi dovete essere la radiosità di Gesù stesso. Il vostro sguardo deve essere il suo, le vostre parole le sue. La gente non cerca i vostri talenti, ma Dio in voi”. Ciò che rende attraente i consacrati agli occhi dei giovani è proprio la radiosità, quello sguardo positivo e luminoso, quell’essere innamorato di Dio che non passa a parole ma con la vita».
«Credo – sottolinea don Stefano Margola, assistente delle Collaboratrici apostoliche diocesane – che innanzitutto i giovani oggi abbiano bisogno di normalità, non intesa come abitudine o noia ma come riscoperta di una dimensione in cui ritrovare se stessi. Ed è ciò che in qualche modo vivono le Collaboratrici apostoliche diocesane, che sono inserite nel mondo del lavoro e nella vita di tutti i giorni, così come nella pastorale diocesana».