La filosofa Roberta De Monticelli su Europa e guerra
«Non occorre essere esperti di filosofia della persona per vedere l’orrore sotto gli occhi di tutti: la terrificante violazione dei diritti umani sulla disperata striscia di Gaza ancora sotto i bombardamenti israeliani». Così Roberta De Monticelli che ha insegnato all’Università di Ginevra e poi a Vita-Salute San Raffaele di Milano proprio Filosofia della persona.
Persona è termine legato all’idea di diritto, giusto?
«In Antonio Rosmini persona è un concetto normativo. La definisce come “un individuo sostanziale intelligente, contenente un principio attivo, supremo e incomunicabile”. E nella nostra modernità è approdato anche ciò che stabilì Ugo Grozio all’inizio del ‘600 con una specie di doppio salto mortale: anche se non Dio non ci fosse, esiste qualcosa di dovuto alla persona umana in quanto tale».
Con gli attuali scenari di guerra, invece, prevale ben altro…
«La questione palestinese nell’arco di decenni ha registrato prima un occultamento e una rimozione, mentre ora c’è questa sorta di indurimento polarizzato su certezze che ha portato anche la nostra società ad usare il linguaggio guerresco: amico-nemico, cioè o sei con me oppure contro di me…».
L’Europa sulla Palestina è senz’anima?
«Il silenzio dell’Unione europea è come la lama del coltello che senza pietà finisce di far fuori l’agonizzante, per suicidarsi con lui. Il Trattato istitutivo dell’UE recita: “Nelle sue relazioni con il resto del mondo, l’Unione (…) contribuirà alla pace, alla sicurezza, allo sviluppo sostenibile della terra, alla solidarietà e al mutuo rispetto tra i popoli, al commercio libero ed equo, allo sradicamento della povertà e alla protezione dei diritti umani, in particolare i diritti del bambino, come all’osservanza rigorosa e allo sviluppo del diritto internazionale, compreso il rispetto dei principi della Carta delle Nazioni unite”. Come un migliaio di funzionari dissenzienti hanno ricordato lo scorso ottobre alla presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Richiamandola invano a un dovere che sta nella ragione dell’esistenza dell’UE: il compito di chiedere un immediato cessate il fuoco e la protezione della popolazione civile di Gaza».
Ma almeno si alza sempre la voce di Papa Francesco…
«Oggi credo che il solo, serio, grande leader politico non certo italiano, ma europeo e mondiale è proprio papa Francesco. Davvero l’unico che si pone questioni a misura globale, così come devono essere poste nella nostra epoca. Il papa è stato profetico, quando aveva indicato lo scenario della “guerra mondiale a pezzi”. Tant’è che, purtroppo, ora stiamo verificando questa situazione che ci minaccia profondamente. E che fa risaltare i limiti dei politici che invece stanno in sostanza disfacendo l’Europa. Siamo all’incredibile paradosso di utilizzare i fondi del PNRR riservati alla transizione ecologica per il riarmo. E nemmeno per la difesa comune europea, che darebbe almeno un’idea di cessione di sovranità, ma al contrario per armare gli Stati e foraggiare l’industria privata. Su questo Papa Francesco è assolutamente la voce da ascoltare dalla mattina alla sera».