La fatica della parola scritta. Che rapporto hanno i ragazzi di oggi con la scrittura?
Si fatica ad accendere l'amore dei giovani per il lessico, la sonorità della parola e il suo radicamento viscerale
Che rapporto hanno gli adolescenti con la scrittura? Difficile dare una risposta univoca e libera da luoghi comuni.
Gli adolescenti di oggi in realtà scrivono parecchio, ma in contesti informali come chat, social, messaggi e post online. Questo tipo di attività non convenzionale spesso risulta infarcita di espressioni idiomatiche, o di parole che appartengono allo slang giovanile. Si tratta di una scrittura veloce, condita da meme o emoticon. In alcuni casi appare sciatta e frettolosa, il mondo digitale sacrifica la cura per l’ortografia e la grammatica al demone dell’immediatezza.
A scuola i giovani hanno modo di cimentarsi con una scrittura più ostica, formale e strutturata. La pratica scolastica richiede riflessione e precisione, una immersione all’interno della propria mente senza interruzioni. Questo esercizio è il più faticoso, i tempi di attenzione e concentrazione nelle nuove generazioni si fanno sempre più brevi e abbandonarsi all’astrazione senza l’ausilio di alcun dispositivo digitale diviene una prova di forza.
In questi momenti di scavo interiore che, citando Ungaretti, potremmo definire “abissi” , dovrebbe avvenire l’epifania della “parola”, ovvero la connessione profonda tra umana esistenza e linguaggio.
È anche vero che la dimensione scolastica della scrittura è soggetta a correzione e valutazione, quindi penalizzata sul piano della spontaneità. Peccato, perché le proposte all’interno delle aule, oltre che far maturare competenze linguistiche indispensabili per gli studenti, potrebbero essere una buona occasione per favorire un clima di cooperazione e per disinnescare blocchi comunicativi. Probabilmente il “baco”, che rende quest’attività poco apprezzata, si può intercettare proprio nella rigidità metodologica che sovente ingabbia la didattica. Si finisce per accontentarsi di un’acquisizione meccanica delle abilità. Questa mancanza di flessibilità e libertà inibisce il processo creativo e interrompe quel sano flusso che la scrittura dovrebbe innestare con l’anima e le passioni degli individui.
Si fatica ad accendere l’amore dei giovani per il lessico, la sonorità della parola e il suo radicamento viscerale. Lo studio della lingua italiana, ahimè!, spesso trasforma chi lo intraprende in passivo ricettore, mentre dovrebbe renderlo impavido ricercatore e sperimentatore dell’incantevole potere della parola.
E come la mettiamo con ciò che Dante volle sempiternamente ricordarci? “I’ mi son un che, quando Amor mi spira, noto, e a quel modo ch’e’ ditta dentro vo significando”. Noi, esseri umani del XXI secolo, siamo ancora capaci di vivere, e conseguentemente insegnare, una relazione affettiva e sentimentale con la scrittura? Si, è vero: molti giovani la utilizzano per esprimere emozioni o raccontare storie, ad esempio attraverso diari personali, blog, poesie o racconti… Ma si tratta di vocazioni spontanee, o di strade tracciate da percorsi di educazione e apprendimento?
Quanto spazio offre e quanta dignità conferisce lo spirito del nostro tempo a questa pratica?
Qualcuno sta provando a portare la scrittura autobiografica sul terreno della terapia: raccontarsi è catartico, libera ed eleva al contempo. Anche raccogliere i ricordi di famiglie, provare a trasformarli in storie aiuta i giovani nel processo di autoidentificazione.
Poi c’è il solito adagio “per imparare a scrivere bene, bisogna leggere molto”. E se provassimo a invertirlo? “Per imparare a leggere bene, bisognerebbe imparare a scrivere”. Eh sì, perché la lettura in questa società del capitalismo e del narcisismo si colloca sempre più a una distanza siderale rispetto a quelli che riteniamo “i nostri bisogni”.
Leggere perché? Per conoscere l’altro? Ci interessa davvero?
Per leggere ci vuole una stanza interiore, quella stessa delle immersioni, dove davvero è possibile “inciampare” negli abissi delle parole. Ma queste stanzette dell’animo hanno avuto modo di farsi spazio nei corpi dei nostri adolescenti, bersagliati da immagini, illusioni, ansie, sollecitazioni consumistiche e molteplici paure?