La città di Kiev è circondata: tutto il Paese è sotto assedio
Il racconto degli scontri e dei bombardamenti vissuti dalla stazione centrale della metropolitana di Kiev diventata un rifugio anti-aereo. La città è completamente vuota. Non si vede più nessuno per le strade. La stragrande maggioranza si è diretta verso la parte occidentale del Paese, a Leopoli. Ma non c’è scampo da nessuna parte. “Tutta la vita di un Paese sembra andare in fumo”, racconta al Sir il gesuita Andriy Zelinskyy. Molto criticata la decisione di non escludere, per il momento, la Russia dal sistema di pagamenti internazionale Swift. “Dei valori si può parlare tanto a livello globale ma purtroppo stanno vincendo gli interessi a scapito delle vite umane”
La città di Kiev è circondata. E non soltanto la capitale, ma tutto il Paese è sotto assedio. Le persone hanno passato la notte dentro i rifugi, nelle stazioni della metropolitana. Le sirene nelle città suonano in continuazione. Si colpisce da terra e per via aerea. Le forze militari ucraine stanno resistendo ma si teme “un attacco dal di dentro” con forze penetrate all’interno, da un momento all’altro. Padre Andriy Zelinskyy, cappellano militare della Chiesa greco-cattolica di Ucraina, gesuita, racconta al Sir cosa sta succedendo in queste ore non solo a Kiev ma in tutto il Paese. “Mi trovo sotto la metropolitana di Kiev che è stato costruito ai tempi sovietici come un posto sicuro in cui rifugiarsi in cado di bombardamenti”, dice. “Erano le 7.30 di questa mattina quando a Kiev è scattato di nuovo l’allarme. Questa notte qui sotto nella stazione centrale della metropolitana di Kiev, si vedevano tante famiglie. I bambini piangevano. Si erano portati via anche gli animali domestici, le coperte, le borse. Hanno dormito sdraiati per terra. È gente semplice.
C’è un grande silenzio. Le persone sono tutte molto prese a seguire le notizie per capire soprattutto dove sono i russi e a che punto sono arrivati. Sono notizie che si susseguono molto rapidamente. Tutto sta succedendo in maniera veloce”.
La minaccia sulla capitale è drammatica. “La città è completamente vuota”, dice il padre gesuita, “non si vede nessuno per le strade, molti sono andati nei villaggi ma la stragrande maggioranza si sono diretti verso la parte occidentale del Paese, a Leopoli per esempio. Ma non c’è scampo. Sappiamo che stanotte, ma anche adesso, lì a Leopoli le sirene d’allarme suonano a più riprese. Ed è questo lo scopo dell’attacco russo, colpire dappertutto”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha dichiarato che dall’inizio dell’invasione russa 137 militari ucraini sono stati uccisi e 316 sono rimasti feriti. Ma il bilancio purtroppo è destinato a salire. “Dobbiamo comunque dire che le forze armate ucraina hanno resistito bene. Sono riusciti a intercettare e fermare 7 aerei e 6 elicotteri. Ma la città è circondata. E non soltanto Kiev, ma tutto il Paese è sotto assedio. Ci sono forze che si sono accumulate e che non si vedevano prima. Risulta poi che ci siano gruppi militari russi che sono entrati nel territorio ucraino, in borghese, e sono pronti ad agire dal di dentro. Ed è quello che ci aspettiamo da un momento all’altro”. I media locali parlano di frammenti di un aereo russo, presumibilmente un drone, e una serie di missili caduti su due edifici residenziali.
“Questo dimostra chiaramente, come dice il nostro presidente, che non è vero che i bombardamenti russi si concentrano solamente su obiettivi militari”, dice padre Zelinskyy. “Ci sono invece purtroppo vittime civili”.
“Tutta la vita di un Paese sembra andare in fumo. La gente è preoccupata soprattutto per i loro risparmi. Ieri le persone hanno svuotato le banche. Hanno ritirato i soldi anche se il governo e la Banca Centrale ha messo subito un limite ai prelievi, come succede in questi casi. La gente è preoccupata perché con la guerra i risparmi di tutta una vita possono andare in fumo”. Oltre agli spostamenti delle truppe militari russe, gli ucraini stanno seguendo con molta attenzione quanto sta avvenendo nelle stanze delle diplomazie internazionale. I 27 Stati membri dell’Unione europea hanno deciso un nuovo pacchetto di misure restrittive anti Cremlino su energia, trasporti e settore finanziario. Nella lista però non appare alcuna menzione all’esclusione della Russia dal sistema di pagamenti internazionale Swift, un provvedimento considerato da molti l’opzione atomica delle ritorsioni economiche e forse per questo tenuto in serbo da Ue e Stati Uniti per scenari peggiori. Si tratta di una rete (Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication) nata in Belgio nel 1973 e utilizzata da banche e istituzioni finanziarie in tutto il mondo per gestire milioni di transazioni al giorno. In sostanza, se la Russia ne restasse fuori, si troverebbe in grave difficoltà dal punto di vista del commercio con l’estero. Ma Mosca resta (per ora) nel sistema di pagamento Swift anche a causa delle resistenze di Italia e Germania che temono ritorsioni sulla fornitura di gas. Questa decisione è fortemente criticata dagli ucraini e delle proteste si fa portavoce padre Zelinskyy:
“Dei valori si può parlare tanto a livello globale ma purtroppo stanno vincendo gli interessi a scapito delle vite umane”.