L’alba di un giorno nuovo. Di salvezza. I segni di speranza tracciati da don Livio Tonello

Gesù, entrando da risorto nel cenacolo, riattiva l’incontro, riprende il dialogo, riabbraccia la sua comunità. Come non cogliere in queste suggestioni evangeliche analogie e sollecitazioni per questo tempo? Passato attraverso la sofferenza e la morte, Gesù è vivo Porta i segni di un dolore che apre alla speranza. Quella di cui ha bisogno oggi questa umanità

L’alba di un giorno nuovo. Di salvezza. I segni di speranza tracciati da don Livio Tonello

Il giorno di Pasqua Gesù entra a porte chiuse nel cenacolo. Stupore e meraviglia, perfino paura per una apparizione che ha le sembianze del fantasma. Eppure è lui, risorto. Occhi incapaci di riconoscerlo, perché la memoria visiva inganna, ora che lo vedono sotto altra veste. Eppure è lo stesso Gesù, diventato il Signore, passato attraverso il buio della passione ed entrato nel regno della luce. Ora è vivo e riattiva l’incontro, riprende il dialogo interrotto, riabbraccia la sua comunità smarrita.

Come non cogliere in queste suggestioni evangeliche analogie e sollecitazioni preziose per il vivere sospeso di queste settimane? Un sabato santo di silenzio e di attesa che sembra prolungarsi all’infinito. Rinchiusi nei cenacoli familiari a rimembrare tempi migliori che paiono lontani. Forse anche a piangere chi non c’è più, strappato agli affetti da un nemico virale.

Ma ora è arrivato il giorno di Pasqua, quel giorno che non ha tramonto! Un evento che non può che essere liberante per le menti, i cuori e le membra infiacchite. L’alba di un giorno nuovo.
Colui che è morto è risorto e cammina con noi. È inedito quest’anno il valore che assume questa affermazione di fede. E diventa, come non mai, auspicio e augurio concreti per tutti, credenti e non. È forte il desiderio di risorgere, di oltrepassare le ristrettezze del giardino di casa per riprendere le strade del mondo. Come il Risorto. Sì, ma con la potenza di senso che dischiude questo ritorno alla vita.

Il suo è un corpo glorioso, passato attraverso la sofferenza e la morte e ora vivo. È un corpo dalle fattezze umane che porta i segni di un dolore che apre alla speranza. Quella di cui ha bisogno oggi questa umanità. Segni di una speranza mai venuta meno nella dedizione dei medici e delle infermiere; nella tenacia dei volontari e nelle espressioni folcloristiche di un popolo che non si rassegna a soccombere; nella solidarietà di chi è stato attento all’ultimo della fila. Qualcosa certamente è avvenuto in ognuno.

Se è forte il desiderio di ritornare a una normalità per quanto impegnativa e faticosa sia la vita; se cresce il desiderio di riassaporare perfino la routine noiosa e pesante; se si desidera ricominciare... quel medesimo passaggio del Cristo, quel suo cambiamento che trasfigura ci è ugualmente richiesto. Nuovi come è nuovo quel corpo glorioso che attraversa i muri dell’isolamento, che riprende i contatti, che riattiva i gesti familiari dello stare a mensa, del camminare a fianco, del consolare.

Gesti significativi che spingono a rilanciare un nuovo stile di vita. Riprendere le azioni di sempre ma purificate, temprate dalla sofferenza, dalla paura, dall’incertezza. Gli stessi corpi, i medesimi impegni, la normale ordinarietà, ma nella novità della risurrezione che ci porta oltre. Cosa possa significare questo per ciascuno è già inscritto nelle pieghe dell’animo. Lo ha fatto sgorgare un vissuto anomalo e sospeso. Ciò che è stato posto nel segno, in una ritualità virtuale, nella essenzialità e rinuncia, ha messo in luce valori, limiti, desideri, potenzialità, vicoli ciechi.

È questa storia che ci parla e fa risuonare una voce dall’alto, messaggio da non ignorare. Non ci siamo meritati tutto questo, ma in esso attingiamo ciò che ora merita la nostra esistenza. Tutto quello che avremmo voluto da sempre cambiato e rinnovato ci è data l’occasione per farlo veramente. Si è sperimentato, immaginato, intravisto quello che ora può essere realizzato in una novità di vita che trasforma il quotidiano in evento di salvezza perché il risorto vive la novità della vita in ogni istante. Come lo è stato per la Pasqua di duemila anni fa.

Speranza

«La Pasqua plasma il volto dei cristiani in volto di speranza, di coraggio, di misericordia, di audacia evangelica: la morte è stata vinta! Ormai non vi è più nessuna situazione umana “a cielo chiuso”. Se la Pasqua è passaggio dalle tenebre alla luce, il cristiano è chiamato a sperimentare nella propria esistenza e a testimoniare agli alti la luce possibile anche nelle tenebre, nell’angoscia, nella sofferenza. L’esperienza pasquale noi la viviamo come passaggio dalla disperazione alla speranza, dall’angoscia alla serenità, dal non senso all’accettazione, in situazioni che restano contraddittorie, enigmatiche, difficili... In situazioni che costituiscono una prova della nostra fede» (Enzo Bianchi, Altrimenti. Credere e narrare il Dio dei cristiani).

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