Il terzo settore e quel "ruolo di utilità sociale per costruire un futuro solidale": lettera a Orlando
La firma la presidente di Arci Francesca Chiavacci, parlando di "crisi senza precedenti". Appello a "salvare l'associazionismo per rafforzare la coesione sociale"
Una lettera aperta al ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Andrea Orlando per chiedere di "salvare l'associazionismo". La firma la presidente di Arci Francesca Chiavacci denunciando la "situazione di grandissima difficoltà" in cui versa il mondo dell'associazionismo, "uno dei settori più dimenticati, nonostante le dichiarazioni di solidarietà e sostegno di alcune forze politiche". Apprezzamento per l'obiettivo del nuovo esecutivo di "rafforzare la coesione sociale", priorità da cui ripartire coinvolgendo il terzo settore e "riconoscendo pienamente il
loro ruolo, la centralità della socialità e della cultura come strumenti indispensabili per reagire alla pandemia e all’acuirsi delle disuguaglianze causato dalla crisi sanitaria, economica e sociale che stiamo attraversando".Pubblichiamo il testo integrale.
"Gentile Ministro, sappiamo che la delega che è chiamato a ricoprire, oltre alle importanti politiche sul lavoro, riguarda anche le politiche sociali e il terzo settore. Le scriviamo per sottolinearle la situazione di grandissima difficoltà in cui si trovano i nostri circoli, la nostra associazione tutta che, a un anno dall'inizio della pandemia, continua ad essere uno dei settori più colpiti dalla crisi legata all'emergenza sanitaria. Uno dei settori più dimenticati, nonostante le dichiarazioni di solidarietà e sostegno di alcune forze politiche.Qualcosa però potrebbe cambiare. Il nuovo governo ha infatti individuato tra i suoi principali obiettivi il rafforzamento della coesione sociale. Se questo è l'obiettivo non ci si può ancora una volta dimenticare dell'associazionismo diffuso: è arrivato il momento di far ripartire le attività e il lavoro dei circoli, riconoscendo pienamente il loro ruolo, la centralità della socialità e della cultura come strumenti indispensabili per reagire alla pandemia e all’acuirsi delle disuguaglianze causato dalla crisi sanitaria, economica e sociale che stiamo attraversando.Una crisi senza precedenti anche per l'associazionismo, per l'Arci e i suoi 4 mila circoli in tutta Italia, con le sedi chiuse da mesi, le attività in gran parte ferme, le entrate bloccate, gli affitti e le utenze da pagare. Si tratta per noi di una situazione diventata insostenibile e nella quale è impossibile immaginare un futuro. In questi mesi oltre il 40% del personale Arci sul territorio ha usufruito della Cassa integrazione straordinaria, un provvedimento che ci auguriamo venga rinnovato.I Ristori, previsti nel decreto bis e comunque insufficienti, non sono ancora arrivati. Servirebbero invece strumenti economici adeguati per poter riprendere il nostro lavoro e le nostre attività in sicurezza. Per questo torniamo a ribadire l’urgenza della riapertura dei nostri circoli e della ripresa delle attività di tutti gli spazi culturali, artistici e sociali, così come avviene nelle stesse aree geografiche per attività analoghe.In questi mesi, nonostante la gravissima crisi, i circoli hanno trovato nuovi modi per continuare ad essere vicini alle comunità e alle persone, soprattutto quelle a maggior rischio di esclusione sociale. Dalla distribuzione di aiuti alimentari e sanitari fino alla decisione di mettere a disposizione i circoli Arci per la campagna di somministrazione dei tamponi e dei vaccini. Crediamo nel nostro ruolo di utilità sociale, ancora più indispensabile in questo momento storico, per costruire un futuro inclusivo e solidale. Dove cultura e relazioni contribuiscono al benessere dei singoli e delle collettività. Per questo chiediamo a Lei, per la delega che ricopre, e all’attuale Governo di prendere provvedimenti che facciano sì che non si disperda un patrimonio importante come quello rappresentato dall'associazionismo di promozione culturale e sociale, masiano in grado di sostenerlo e valorizzarlo in nome dell'interesse generale e del rafforzamento di quella coesione sociale indicata come uno dei principali obiettivi dell'esecutivo".