Il lupo ti mangia, soltanto se ha fame
Lo avevamo quasi sterminato, e ora che è tornato ad abitare le nostre montagne ne abbiamo una paura tanto ancestrale quanto poco ragionevole.
Le nostre montagne si stanno popolando di lupi. Conosco amici camminatori che hanno fifa ad avventurarsi da soli lungo i sentieri del Grappa e dell’Altopiano di Asiago. E mi è capitato di vedere un breve filmato fatto con il solito telefonino, lungo un sentiero boschivo, sull’imbrunire, col solo rumore dei passi, poi l’ululato del lupo, poi la voce tremolante del telefonista: «Che paura!».
Grazie al Wwf, il lupo italico che si stava estinguendo, asserragliato tra l’Abruzzo e la Calabria, ora ha raggiunto quasi i duemila esemplari disseminati tra gli Appennini e le Alpi. In un parco della provincia di Vicenza si sono accoppiati due lupi, una femmina appenninica e un maschio della Slovenia, mettendo al mondo diverse cucciolate negli ultimi anni. Di conseguenza, chi non si attaglia con gli “extracomunitari” può avere un motivo in più per avercela con loro.
Ora cerco di prendere le difese del lupo. Primo, nell’antichità gli italici avevano un buon rapporto con i lupi, tanto che gli Etruschi misero la Lupa capitolina a simbolo della romanità. Secondo, il lupo è un buon alleato per contenere l’invasione dei cinghiali, che devastano pascoli e culture. Terzo, nella malaugurata sorte che producano danni, ci sono leggi per il risarcimento, dopo che la protezione del lupo è stata imposta a livello europeo.
Sì, ma se lui ti mangia, come nella favola di Cappuccetto Rosso? Risposta: finché ci sono cervi e caprioli, che sono le sue prede naturali, non dovrebbero esserci pericoli. Il miracolo di san Francesco e il lupo, reso mansueto come un agnello, non ha molto di miracoloso: il santo ha semplicemente raccomandato a quelli di Gubbio di dargli da mangiare… per non essere mangiati. Mi pare che questa regola possa valere anche nei rapporti interpersonali.