Il live-action Disney “Biancaneve” e la commedia “E poi si vede” firmata I Sansoni
Il nuovo “Biancaneve” di Disney punta su una protagonista autonoma e coraggiosa, tra effetti speciali e scelte narrative moderne. “E poi si vede” racconta con ironia e realismo le difficoltà dei giovani nel trovare un posto nella società

“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”. La risposta ovviamente è Biancaneve, ma quella del 1937, nel primo film animato Disney “Biancaneve e i sette nani”. Dal 20 marzo arriva in sala l’ultima versione del classico, sul tracciato della favola dei fratelli Grimm, un live-action firmato Marc Webb con Rachel Zegler e Gal Gadot. E se l’occhio è incantato da una magia di effetti speciali e ambientazioni suggestive, a lasciare un po’ perplessi è l’impianto narrativo, tra licenze poetiche e sterzate nel politicamente corretto. È in uscita anche la commedia “E poi si vede” diretta da Giovanni Calvaruso con il duo siciliano I Sansoni. Con una comicità che omaggia lo stile e la sicilianità di Ficarra e Picone, i due mettono in racconto la difficoltà dei giovani di trovare lavoro, un posto (fisso) nella società. Nel cast Paola Minaccioni e Donatella Finocchiaro.
“Biancaneve” (Cinema, 20.03)
“Per noi era davvero importante onorare il Dna di Biancaneve. (…) Ma c’era anche l’opportunità di reinterpretare la mitologia per riflettere i tempi in cui viviamo, e penso che tutte le buone storie si evolvano”. Nelle parole del regista Marc Webb – suo il gioiello “(500) giorni insieme” (2009) – si coglie bene dinamica e senso del nuovo live-action Disney “Biancaneve”, che recupera la favola dei fratelli Grimm, ma soprattutto la trasposizione-capolavoro voluta da Walt Disney, il suo primo lungometraggio animato “Biancaneve e i sette nani” del 1937. I produttori Marc Platt e Jered LeBoff, reduci dall’adattamento cinematografico di “Wicked” (2025), hanno realizzato
una versione live-action che si gioca tra omaggio alla tradizione Disney e nuovi orizzonti visivo-narrativi, prendendosi non poche licenze.
Il copione è firmato da Erin Cressida Wilson (“La ragazza del treno”, 2016). Protagoniste Rachel Zegler (“West Side Story”, 2021), Gal Gadot (“Wonder Woman 1984”, 2020) e Andrew Burnap (“WeCrashed”, Apple TV+, 2022).
La storia. In un regno felice, vicino alla foresta magica, vive la principessa Biancaneve insieme ai suoi genitori. Alla scomparsa prematura della madre e alla partenza del padre per i doveri del regno, la giovane finisce nelle grinfie della perfida matrigna, la Regina Cattiva. Quando Biancaneve cresce e la sua bellezza diventa evidente a tutti, la Regina Cattiva prova a ordire un piano per sbarazzarsi di lei. La giovane fugge nella foresta dove trova riparo presso la casa dei sette nani, aiutata anche dal ladro gentiluomo Jonathan, ribelle che vuole rovesciare la reggenza dittatoriale della Regina Cattiva…
Di certo si coglie l’impegno della Disney nel voler rendere sempre attuali i suoi racconti, le sue opere tra film, live-action e animazioni.
Nel desiderio però di abbracciare un ampio pubblico, spesso si registra l’inciampo nell’eccesso, tra un esasperante politicamente corretto (multiculturalismo in testa) e una mielosità fuori controllo.
È quello che accade a questa versione di “Biancaneve”, che perde nel titolo anche i sette nani.
Tutto è incentrato su di lei, come eroina che si muove tra la tradizione classica e la contemporaneità. Le è stato tolto il regno dalla Regina Cattiva e lei fa di tutto per riconquistare il favore del suo popolo e tornare a sedere sul trono che le spetta. Una donna artefice del proprio destino, che non ha bisogno di alcun principe. E proprio il principe azzurro è la figura che latita, estromessa dal racconto. Nel nuovo film, infatti, Biancaneve si innamora del ladro gentiluomo Jonathan, che guida un gruppo di ribelli che difendono la memoria dello scomparso re.
Questa variazione della storia sembra quasi un cross-over tra “Biancaneve” e “Robin Hood”.
Detto questo, il film è seducente dal punto di vista visivo, con una cura degli effetti speciali splendida, con animazioni riuscite, soprattutto per gli animali. Anche i sette nani sono realizzati in computer grafica, ricalcando i bozzetti della versione animata. Nell’insieme “Biancaneve” si farà apprezzare dai più piccoli per le ambientazioni iper-colorate, per le scene di ballo in chiave musical e per il giro di canzoni originali firmate Pasek & Paul (“La La Land”, “The Greatest Showman”). Va detto, però, che quando si ritrovano le note di “Ehi-Ho!” e “Impara a fischiettar” del classico del 1937, gli altri brani scompaiono del tutto. Film consigliabile, semplice.
“E poi si vede” (Cinema, 27.03)
Show teatrali e soprattutto risate sui social, poi la girandola della Tv con “Striscia la Notizia” e il PrimaFestival di Sanremo, infine l’approdo sul grande schermo. È, in breve, il percorso dei comici siciliani I Sansoni, ovvero Fabrizio e Federico Sansone, che debuttano al cinema con il loro primo film “E poi si vede”, diretto da Giovanni Calvaruso (ha lavorato come aiuto regista per “Incastrati 2” e “Il primo Natale”).Il film è brillante e giocoso, come una pièce teatrale, ironizza sulle storture del nostro Paese nell’ottica di trentenni cui è impedito di crescere perché non c’è lavoro,
o meglio, lavoro stabile e duraturo, oltre che decorosamente pagato. Nel cast anche Paola Minaccioni, Donatella Finocchiaro, Maurizio Bologna, Ester Pantano e Domenico Centamore.
La storia. Sicilia oggi, Federico e Fabrizio sono due giovani sulla soglia dei trent’anni che guardano con fiducia al concorso per un posto fisso in Comune. Laureato controvoglia in giurisprudenza, il primo è abituato a compare spillando soldi ai genitori; il secondo, avvocato che non esercita, è costretto a fare il rider. Il giorno della prova scritta del concorso, che sembra già vinto dal figlio di una senatrice carrierista, qualcosa va storto e uno dei due ne beneficia …
Sembrano omaggiare e voler ripercorrere i passi di Ficarra e Picone i comici I Sansoni. Il loro stile è ovviamente più fresco, contemporaneo, abituato al pubblico live e social, ma lo sguardo tematico su paradossi e storture della società è simile ai veterani della commedia siciliana. Nel film “E poi si vede” I Sansoni mettono in racconto il malessere giovanile infestato da una precarietà esasperante, che toglie sogni e anche opportunità di vivere una vita adulta, fatta di legami, famiglia e indipendenza economica.
Ribadiscono che la priorità non è il mito del posto fisso, ma semplicemente un posto nel mondo, che consenta dignità e serenità.
Tra le righe di una commedia frizzante, a tratti (garbatamente) grottesca, si coglie tutto questo malessere diffuso tra gli under trenta (ma non solo!).
Nel film non mancano anche simpatiche esagerazioni – il rimarcare la devozione esasperante della madre di Federico alla Madonna di Medjugorje – o ingenuità narrative, riduzioni frettolose e semplicistiche. Comunque si apprezza una valida scrittura, forse un po’ acerba ma di certo acuta e interessante, che aiuta il cast e la regia a comporre un quadro gradevole, dove tra una risata e l’altra trova posto una riflessione di senso.
“E poi si vede” probabilmente non metterà d’accordo tutti, ma di certo è ben direzionato al target dei protagonisti, al pubblico giovane,
che desidera rompere il soffitto di cristallo o trovare uno spazio alla luce del sole nella società. Consigliabile, brillante, per dibattiti.