“Il lavoro nobilita e mobilita”, cosa manca oggi per inclusione lavorativa delle persone con disabilità
La giornata di approfondimento organizzata a Bologna dalla fondazione Opimm evidenzia la necessità di “lavoro vero” svolto nei centri socio-occupazionali, l’importanza del ruolo dei facilitatori e il bisogno di formazione continua, ma anche di maggiori risorse pubbliche. Tra gli ospiti anche il cardinale Zuppi
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Necessità di lavoro “vero”, importanza del ruolo dei facilitatori per il successo dell’inserimento lavorativo, bisogno di formazione continua, ma anche di maggiori risorse pubbliche a disposizione. È il risultato della giornata di approfondimento “Il lavoro nobilita e mobilita”, organizzata dalla fondazione Opimm in occasione del decimo anniversario dalla scomparsa di Don Saverio Aquilano per ripercorrere i metodi innovativi da lui sviluppati, fin dagli anni Sessanta, per l’inserimento al lavoro di persone fragili o con disabilità, e per riflettere sui bisogni e possibili nuovi interventi anche in seguito all’emergenza Covid-19.
L’iniziativa, che si è tenuta a Bologna a Villa Pallavicini venerdì 10 dicembre, è stata organizzata insieme a Scuola centrale di formazione, Fondazione Gesù Divino operaio e l’associazione Amici di Opimm. “Abbiamo voluto fortemente questo momento di confronto per condividere criticità e proposte, dovendo affrontare una fase storica altamente complessa e delicata, per tutti ma particolarmente per le persone più fragili, aggravata dalle conseguenze dell’emergenza Covid-19 – afferma Maria Grazia Volta, direttore generale di Opimm –. Continuiamo con grande impegno, dagli amministratori al personale tutto, a favorire e facilitare l’accesso al lavoro per chi è in maggiore difficoltà, attraversando le grandi sfide di questo periodo e cercando di rimanere fedeli al solco tracciato da Don Saverio”.
Il convegno si è aperto con il dialogo fra il Cardinale Matteo Zuppi e il presidente di Opimm Giovanni Giustini, una conversazione a cui hanno partecipato anche lavoratori e lavoratrici del Centro di lavoro protetto. Zuppi ha invitato amministratori e operatori a rimanere fedeli all’eredità di Don Saverio, perché le persone fragili o disabili possano sempre più autodeterminarsi ed essere protagoniste nella società secondo le proprie condizioni. Ha fatto poi appello alle aziende e agli imprenditori, affinché sappiano essere responsabili nel costruire percorsi e opportunità di inserimento lavorativo per chi è più fragile.
Nella sessione dedicata al modello del Centro di lavoro protetto è emersa l’attualità e l’importanza del “lavoro vero” svolto nel centro socio-occupazionale, della partnership con le aziende produttive e del progetto personalizzato monitorato e aggiornato dalle progressioni evolutive. Successivamente, nel panel sulla formazione professionale, è stata messa in luce l’importanza della mediazione svolta dagli operatori/facilitatori per il successo dell’inserimento lavorativo delle persone con fragilità, quindi la necessarietà della formazione continua del personale, ma anche la scarsa sostenibilità economica data dalle risorse pubbliche messe a disposizione, per cui si auspica che i nuovi fondi del Pnrr possano portare nuove risorse per praticare innovazione e diffusione dell’efficacia per le azioni già in essere.
Alice Facchini