Il corpo è solo temporale, mentre l’anima è eterna. Come si dimostra secondo la teologia cristiana l'immortalità dell'anima?
L'immortalità dell'anima, secondo la teologia, non è solo una proprietà naturale dell'anima stessa, ma un dono di Dio che risponde alla necessità di un destino eterno per ogni persona

Nella teologia cristiana, la teoria sull’immortalità dell’anima si fonda su diverse argomentazioni bibliche e filosofiche, ed è strettamente legata alla comprensione della natura umana e della vita eterna. Ci sono vari modi in cui si può dimostrare o argomentare a favore dell’immortalità dell’anima. I Padri della Chiesa (come Sant’Agostino) hanno spesso usato ragionamenti filosofici per sostenere questa realtà, partendo dalla natura immateriale dell’anima stessa. L’anima è considerata una realtà spirituale, distinta e superiore rispetto al corpo materiale. Poiché la materia è soggetta alla corruzione e alla morte, ma l’anima è immateriale, si ritiene che essa non possa essere distrutta dalla morte fisica. Un altro argomento filosofico riguarda il fatto che l’anima ha desideri e aspirazioni che trascendono l’esperienza terrena, come il desiderio di verità e di felicità perfetta. Questi desideri, non soddisfatti in questa vita, suggeriscono una dimensione eterna in cui l’anima può realizzare la pienezza del suo scopo. L’insegnamento cristiano sulla risurrezione dei morti implica che anche il corpo, pur essendo mortale, avrà una trasformazione che riflette l’immortalità dell’anima. La Bibbia non tratta direttamente l’immortalità dell’anima come una dottrina filosofica nel senso stretto del termine, ma ci sono numerosi passaggi che i teologi utilizzano per sostenere questa verità. La Bibbia ci parla della vita eterna come una promessa di Dio, che implica una vita oltre la morte fisica.
L’immutabilità dell’anima: In Matteo 10:28, Gesù afferma: “Non temete quelli che uccidono il corpo, ma non possono uccidere l’anima.” Questo versetto suggerisce che l’anima è distinta dal corpo fisico e che, anche se il corpo può essere distrutto, l’anima non può essere annientata dalla morte fisica. Il corpo è solo temporale, mentre l’anima è eterna.
Il passaggio dalla morte alla vita: In Giovanni 11:25-26, Gesù dice: “Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà.” Qui Gesù promette che coloro che credono in lui vivranno eternamente, implicando che la morte fisica non è la fine dell’esistenza umana. Piuttosto, c’è una risurrezione che comporta il proseguimento della vita in una dimensione eterna. Il significato della risurrezione: In 1 Corinzi 15:53-54, Paolo parla della trasformazione che avverrà alla risurrezione dei morti, quando i corpi mortali saranno rivestiti di incorruttibilità. Questa trasformazione non implica la distruzione dell’anima, ma piuttosto la sua unione eterna con un corpo glorificato. Il passaggio alla vita eterna è descritto come una condizione di immortalità, in cui l’anima non solo sopravvive alla morte del corpo, ma partecipa alla gloria di Dio in eterno. Un altro passo importante è 2 Timoteo 1:10, che afferma: “Ora è stato manifestato per l’apparizione del nostro Salvatore Gesù Cristo, che ha annientato la morte e ha portato alla luce la vita e l’immortalità mediante il Vangelo”. Qui, Paolo collega l’immortalità alla redenzione portata da Cristo.
La filosofia greca, in particolare attraverso i pensatori come Platone, ha influenzato molto la dottrina cristiana dell’immortalità dell’anima. Platone, nella sua opera “Fedone”, argomentava che l’anima è immortale perché è immateriale e indistruttibile. Secondo Platone, l’anima esisteva prima della nascita del corpo e continuerà a vivere dopo la morte del corpo, in un’altra esistenza spirituale. I cristiani, seguendo Platone, vedono l’anima come una realtà spirituale, che non è soggetta alla corruzione fisica. La tradizione cristiana, pur differenziandosi dalle teorie platoniche (ad esempio, non sostenendo la preesistenza dell’anima), condivide l’idea che l’anima sia immortale in quanto non è materiale e non può essere distrutta dalla morte fisica del corpo. Sant’Agostino (354-430 d.C.) sviluppò ampiamente l’idea dell’immortalità dell’anima, sostenendo che essa è creata direttamente da Dio come una sostanza spirituale, dotata di razionalità e di libertà. Secondo Agostino, l’anima ha una destinazione eterna: essa può essere salvata o dannata a seconda della sua risposta a Dio. L’immortalità non è vista come una proprietà naturale dell’anima, ma come un dono di Dio che garantisce la sua esistenza eterna. Agostino, nel suo trattato “De Civitate Dei” (La città di Dio), riflette anche sulla creazione dell’anima e sulla sua unione con il corpo. Sebbene l’anima sia immortale, il corpo è mortale, e la salvezza cristiana comporta non solo la salvezza dell’anima, ma anche la risurrezione del corpo. La filosofia cristiana, influenzata anche da Aristotele, ritiene che la giustizia di Dio richieda una punizione o una ricompensa che si estenda oltre la morte fisica. Poiché le azioni terrene hanno conseguenze eterne (un aspetto che si trova già in alcuni testi del Nuovo Testamento), l’anima deve essere immortale affinché possa ricevere il giudizio eterno, sia di gloria che di dannazione. L’immortalità non è solo un attributo naturale dell’anima, ma una realtà che è resa possibile dalla salvezza in Cristo, il quale ha trionfato sulla morte. L’immortalità dell’anima, secondo la teologia, non è solo una proprietà naturale dell’anima stessa, ma un dono di Dio che risponde alla necessità di un destino eterno per ogni persona. La promessa della vita eterna, la risurrezione dei morti, e la distinzione tra corpo e anima sono tutti elementi che, attraverso le Scritture e la filosofia, formano una solida base per credere nell’immortalità dell’anima nell’ambito cristiano.
Paolo Morocutti