Giubileo disabili. Ceccarani: “I ragazzi della Lega del Filo d’oro percussionisti all’Opera fai da te a Osimo”
Allo spettacolo parteciperanno bambini e qualche giovane adulto con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale. “Suoneranno il tamburello, maracas, un campanello: ognuno avrà lo strumento musicale che è più consono”, ci spiega il segretario del Comitato tecnico scientifico ed etico

Debutta, sabato 24 maggio domenica 25 maggio, in prima mondiale al Teatro La Nuova Fenice di Osimo (Ancona) la prima “Opera fai da te”, dal titolo “Una missione per due”. Inclusione, condivisione, trasmissione dei saperi, dialogo intergenerazionale sono al centro del progetto realizzato dall’Accademia d’Arte lirica di Osimo, dalla Fondazione Lega del Filo d’Oro e dall’Istituto comprensivo “Caio Giulio Cesare”, con il contributo del Dipartimento per le Politiche della Famiglia in seno alla Presidenza del Consiglio dei ministri, nell’ambito dell’Avviso pubblico “Educare insieme”.
L’“Opera fai da te” coinvolge 518 ragazzi e adulti di tante e diverse abilità nel processo creativo del melodramma (testo, musica, scena) come mezzo per descrivere i sentimenti, attivare l’intelligenza emotiva, affrontare le difficoltà e vincere le paure.
Il soggetto è degli allievi dell’Istituto comprensivo “Caio Giulio Cesare”, libretto di Vincenzo De Vivo, musica di Lorenzo Sidoti. Protagonisti sono i cantanti dell’Accademia internazionale d’Arte Lirica di Osimo, gli studenti con i loro genitori, docenti e non docenti, i ragazzi con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale della Lega del Filo d’Oro, strumentisti dell’Orchestra sinfonica G. Rossini. Collabora l’Istituto di istruzione superiore “Laeng Meucci” di Osimo. La trama di “Una missione per due” è quella dell’amicizia che nasce tra due ragazze, una principessa e una giovane pirata, grazie alla quale riescono – con un poco di magia e molta collaborazione – a vincere le loro paure. Una storia piena di colpi di scena, o forse un sogno, che il regista Matteo Mazzoni propone coinvolgendo l’intero teatro, con gli spettatori stessi protagonisti dello spettacolo.
L’Orchestra è composta dagli studenti delle terze classi della scuola secondaria ad indirizzo musicale dell’Ic “Caio Giulio Cesare”, da strumentisti dell’Orchestra sinfonica G. Rossini e da “percussionisti” della Fondazione Lega del Filo d’Oro. Questi ultimi, all’interno del loro percorso educativo-riabilitativo, partecipano ad attività di musicoterapia della Fondazione, punto di riferimento in Italia per l’assistenza, l’educazione, la riabilitazione delle persone con sordocecità e pluridisabilità psicosensoriale.
Gli strumenti possono essere fonte di conoscenza sensoriale, mediata dal piacere delle “buone” vibrazioni musicali.
“Si tratta di un progetto che mira a coinvolgere ad ampio raggio la realtà osimana, non solo l’Accademia e la Lega del Filo d’Oro ma anche la scuola. Questo è il secondo progetto che realizziamo con l’Accademia perché i nostri bambini e i nostri adulti fanno anche musicoterapia, oltre che teatro, quindi sono già avvezzi del piacere che viene dall’ascoltare la musica o dal riprodurla”, ci spiega Patrizia Ceccarani, segretario del Comitato tecnico scientifico ed etico della Lega del Filo d’Oro.
“Anche bimbi che vengono da noi per un intervento precoce, di un anno o poco più, e che possono avere anche seri problemi uditivi possono essere messi sopra il pianoforte o sulle pedane che producono onde sonore essendo vibranti. Cerchiamo di far avvertire la bellezza della musica in tanti modi, sia ascoltandola sia producendola. Quando siamo stati coinvolti dall’Accademia lirica abbiamo accettato nella consapevolezza che i nostri ragazzi possono dare il loro contributo”, chiarisce Ceccarani.
“Il compito dei nostri ragazzi e adulti partecipanti all’Opera fai da te sarà essere insieme a tutti e realizzare suoni di percussione, molto semplici: i nostri sono già abituati a produrre un po’ particolari per loro percepibili. Per qualcuno vedremo di usare delle piccole pedane per implementare la musica, cercheremo anche di far capire cosa significa ascoltare la musica per persone che sono sorde: sarà un modo per far sperimentare anche al pubblico come persone con difficoltà sensoriali possono godere della musica, produrla e partecipare insieme agli altri ad attività musicali”.
Ceccarani spiega: “La musica arriva anche per vibrazione.
Quando una persona è sorda possiamo far sentire la vibrazione che porta qualsiasi tipo di musica.
Il bimbo piccolo, per fargli sentire il mondo sonoro che può avere attorno, viene appoggiato sopra il pianoforte: la musicoterapista suona e a lui arrivano le vibrazioni. In questo modo percepisce che gli arriva qualcosa dal mondo esterno. Mentre la cecità assoluta esiste, la sordità c’è ma non così drastica, quindi noi sfruttiamo tutto quello che il corpo può percepire della musica, cioè le vibrazioni. Anche se il musicoterapista batte sul tamburo il bambino percepisce il ritmo: il battere sul tamburo aiuta anche a dare il ritmo nella deambulazione, di quando ci si deve fermare e quando si può camminare”. Il segretario del Comitato tecnico scientifico ed etico della Lega del Filo d’Oro precisa: “Per quanto riguarda la musica non c’è solo il piacere dell’ascolto, ma a chi è completamente non udente, cioè attraverso il condotto uditivo non percepisce rumori esterni, attraverso la vibrazione facciamo conoscere il mondo esterno, da cui arrivano input e belle percezioni. Abbiamo una pedana grande dove i più grandi si siedono e i bimbi più piccoli si stendono: si può collegare a uno strumento elettronico musicale o alle canzoni su un computer e si godono le vibrazioni. Abbiamo anche delle pedane piccole che traducono la musica in vibrazione.
La musica aiuta anche a sviluppare il ritmo del linguaggio.
Anche se non si percepisce con l’udito, si percepisce con il corpo, con le mani”.
All’“Opera fai da te” dalla Lega del Filo d’Oro “parteciperà una decina di persone: suoneranno bambini e qualche giovane adulto. Suoneranno il tamburello, maracas, un campanello: ognuno avrà lo strumento musicale che è più consono. Altri li porteremo a vedere lo spettacolo. I nostri partecipanti ci saranno soprattutto alla fine dell’Opera fai da te che si concluderà con un lieto fine”.
Non solo: “Durante le due giornate della rappresentazione sarà chiesto un disegno a tutti e anche i nostri lo realizzeranno. Cerchiamo di stimolare emotivamente e di toccare anche la corda emotiva. I disegni realizzati dagli studenti e dai bambini e dagli adulti della Lega del Filo d’Oro poi gireranno per altri teatri locali delle Marche, quando ci sarà la stagione teatrale. Si tratta di un progetto che si chiuderà a maggio 2026”. Per Ceccarani, “è un progetto importante che coinvolge tante realtà e tutte le generazioni. Il tema dell’inclusione è veramente definito bene, tutti mettono quello che sanno fare. E c’è stata anche un’interazione tra le varie componenti dell’Opera fai da te, perché ci sono anche prove comuni. Nell’ultima settimana proveremo tutti insieme, non per specialità, nel teatro di Osimo”.
Il segretario del Comitato tecnico scientifico ed etico della Lega del Filo d’Oro parla dell’importanza di far interagire i bambini tra di loro: “Noi seguiamo bambini sul territorio e anche quelli che passano un paio di anni di lavoro intensivo al Centro riabilitativo ad Osimo per qualche ora a settimana sono inseriti all’interno della scuola, soprattutto la primaria. Inoltre, gli allievi di scuole del territorio vengono a fare merenda da noi. Poi abbiamo visite guidate da tutta Italia di scolaresche che vogliono conoscere la Lega del Filo d’Oro per capire come si comunica con bambini con problemi. Facciamo un discorso di sensibilizzazione per la parità e facciamo anche provare alle scolaresche cosa si prova ad avere certi tipi di disabilità: per esempio, mettiamo una benda sugli occhi o dei tappi alle orecchie per isolare e far capire cosa vuol dire la sordocecità e le difficoltà a mangiare anche la merenda quando hai una perdita di punti di riferimento a distanza. Le scolaresche vengono qui preparate e scoprono quanti modi ci sono di comunicare e di poter dire la propria per interagire con l’altro”. Ceccarani conclude: