Giovani, siete Chiesa? I ragazzi dell'Up di Vigonza in campo nell'isola greca di Tinos
Un campo scuola a Tinos, in Grecia per scoprire cosa significa essere Chiesa. I Giovani e i Giovanissimi dell'unità pastorale di Vigonza (parrocchie di Vigonza, Peraga, Pionca e Codiverno) partono il 5 agosto, accompagnati da tre animatori e da don Mattia Bozzolan, il vicario parrocchiale, allo scoperta di quest'isola del Mar Egeo. Mare, cultura, storia, ma anche incontro con altri giovani che vivono il loro essere comunità cristiana in situazione di minoranza in un mondo ortodosso. Cosa significa allora essere Chiesa? Quale contributo portano nel loro territorio i giovani di Tinos? Quali difficoltà incontrano?
Un’isola nel Mar Egeo, famosa per il marmo, le colombaie di epoca veneziana, le spiagge deserte e i piccoli villaggi sparsi fra le montagne: la meta scelta dai gruppi giovani dell'unità pastorale di Vigonza per il camposcuola è Tinos, nell’arcipelago delle Cicladi, meta, per i fedeli ortodossi, di pellegrinaggio alla chiesa di Panaghia Evanghelistria a Chora, il capoluogo, dove fu ritrovata una icona miracolosa nel 1822.
Dal 5 al 12 agosto una quarantina di ragazzi fra i 18 e 25 anni partono da Verona per raggiungere Atene in volo. «Studenti e lavoratori delle parrocchie di Vigonza, Peraga, Pionca e Codiverno – racconta don Mattia Bozzolan, vicario parrocchiale dell’unità pastorale che accompagnerà i giovani in questo campo – ma alcuni anche del vicariato, sono pronti per partire, insieme a tre animatori più adulti, per questo campo il cui tema centrale sarà cosa significhi essere Chiesa. Lo scopriremo incontrando i cattolici che vivono tra la maggioranza ortodossa. Con i giovani di Tinos faremo un gemellaggio e cercheremo di capire cosa significa essere Chiesa per loro che sono in una condizione di minoranza, come si inseriscono nel territorio e cosa fanno per far sentire che la Chiesa è loro, che appartengono alla Chiesa. Incontreremo anche il loro vescovo».
Con l’isola di Tinos, la Diocesi di Padova ha un legame particolare: il parroco infatti ha studiato nel nostro seminario ed è stato compagno di corso di don Mattia. «Questo è l’aggancio – spiega il vicario parrocchiale – che in qualche modo ha facilitato la logistica nell’isola. Soggiorneremmo a Kampos, in locali messi a disposizione dalla parrocchia. La motivazione forte di questo campo nasce invece dalla sensazione che questi giovani, molto impegnati e propositivi, sono nella Chiesa ma non si sentono parte della Chiesa. Alle volte vedo che sono senza appigli, non sanno cosa significhi sentirsi parte perché spesso la identificano esclusivamente con i preti o la gerarchia. Questo è corretto, ma solo fino a un certo punto perché la Chiesa non è solo istituzione. Nei ragazzi si aprono numerosi file, ci sono tanti punti interrogativi. Emergono molte domande sul potere, ma il campo dovrebbe stimolare anche altre domande: io appartengo alla Chiesa e posso dare il mio contributo, come? Anche quando mi scandalizza o non rispecchia il mio pensiero io posso "starci" portando il buon esempio? A Tinos scopriremo in maniera indiretta questo “esserci dentro” attraverso l’esperienza di coetanei, partendo dal loro essere gruppo minoritario, piccola comunità che difende la sua cristianità».
Un’idea nata a inizio anno, accolta con grande entusiasmo, che unisce l’aspetto formativo, di crescita e aggregazione tipico di un camposcuola con quello culturale e di divertimento che si addice a una vacanza: nel programma infatti non mancano una visita ad Atene, all’Acropoli e all’anfiteatro romano. Quindi, una volta giunti sull'isola, fra mattinate e pomeriggi dedicati al mare, c’è anche il tempo per visitare il museo del marmo a Pyrgos. L’isola infatti è uno dei centri più importanti della Grecia per l'estrazione e la lavorazione del marmo, utilizzato poi nell’edilizia, nell'arredo e nell’arte. In programma anche l’incontro con il vescovo locale, il pellegrinaggio al santuario con celebrazione della messa e testimonianza delle suore, la visita al santuario ortodosso.
«Il gruppo che parte – conclude don Mattia – funziona molto bene. Ci sono ragazzi che hanno fatto la Gmg, che sono stati in Terra Santa due anni fa e in Kenya. Il percorso fatto quest’anno, incentrato sul tema della libertà, ha raccolto grande adesione. Il campo serve per costruire, o meglio, per rinsaldare il gruppo in prospettiva dell’anno prossimo, bisogna creare ulteriore affiatamento. Sono giovani che hanno tante domande e fanno fatica a trovare delle risposte, sia nel confronto con l’adulto di riferimento che nelle proposte pensate per loro. C’è tanto potenziale umano, spirituale, ma va valorizzato e per questo penso sia fondamentale la relazione personale, fra educatori e ragazzi, fra prete e ragazzi, altrimenti non si va molto distante. La relazione è necessaria per continuare a camminare insieme. Lo scopo del campo a Tinos è anche questo: creare gruppo senza disperderci in attività diversificate, stare insieme, condividere momenti di incontro fra di noi e ascoltare le testimonianze di altri giovani».