Giovani, l'adesso di Dio. Finisce la Gmg per 84 ragazzi della nostra diocesi
L'entusiasmo e l’adrenalina sono a mille per gli 86 giovani, 44 delle Diocesi di Padova e altri 42 da Campagnola di Brugine, che hanno partecipato alla trentaquattresima Giornata Mondiale della Gioventù a Panama e che hanno vissuto la veglia con Papa Francesco. Un lungo messaggio d'amore, quello pronunciato dal Papa, in cui i giovani si sono sentiti chiamati a costruire una vita con Gesù accanto.
Un’enorme spianata per dormire fatta di terra e erba, a 9.600 chilometri da casa. Una nottata all’aperto, tra ragni giganti, bisce, caldo e rosari. Bruciati dal sole cocente, immersi in un caldo afoso, costretti a lunghe attese. L’entusiasmo, la gioia, l’adrenalina è a mille per gli 86 giovani, 44 della diocesi di Padova e altri 42 da Campagnola di Brugine, che hanno partecipato alla 34a Giornata mondiale della gioventù a Panama e che hanno vissuto la veglia con papa Francesco, accompagnati da cinque preti (don Paolo Zaramella, direttore dell’Ufficio diocesano di pastorale dei giovani, don Damiano Santiglia del Redentore di Monselice, don Fabio Bertin di San Bartolomeo di Montà, don Giuliano Piovan di Piove di Sacco e don Alberto Arzenton di Sant'Antonino di Mejaniga).
«Ci tengo a partecipare – spiega don Damiano Santiglia alla nona esperienza di gmg – perché è sempre una grande carica per la mia vita di prete. Come disse Giovanni Paolo II, “se stai con i giovani diventi anche tu giovane”. Cresciuto alla scuola di don Bosco, le parole di papa Francesco sono state una ulteriore conferma: don Bosco guardava ai giovani con gli occhi di Dio. Oggi c’è la tremenda possibilità di criticarli e metterli da parte, quasi fossero un peso per la società, ma c’è anche la possibilità di guardarli con occhi nuovi, che sanno scrutare oltre le apparenze e la superficialità per vedere il progetto che Dio ha nella loro vita. Formidabile l’idea di chiederci come adulti se siamo riusciti a dare loro famiglia, educazione, lavoro, comunità. In fondo noi adulti abbiamo il potere di renderli invisibili, anche nelle nostre parrocchie, oppure di renderli veramente protagonisti come con il recente Sinodo. Ho sentito la grande responsabilità degli adulti nello scoprire talenti in loro oppure, ahimè, nel sotterrarli».
Al check in per entrare nel campo che li ha accolti, i giovani padovani erano tra i primi, dopo una sveglia all’alba e una serie improbabile di bus per avvicinarsi il più possibile, con Jesus che li guidava. Una marcia stremante sotto il sole cocente del mattino. Una attesa infinita all'ombra di un ponte. Una grande fatica ma un'enorme emozione quando hanno dato il segnale di via libera all’ingresso: «La veglia di sabato sera con il Papa – afferma con entusiasmo Giovanni Zecchin, 17 anni dell’unità pastorale di Piove di Sacco – è stata sicuramente un momento molto importante, durante il quale noi giovani siamo entrati in intimità con il papa. Mi hanno colpito le parole con cui ha iniziato il suo discorso: “La vita che Gesù ci dona è una storia d’amore, una storia di vita, che desidera mescolarsi con la nostra, mettere radici nella terra di ognuno”. Ecco, io in queste parole rivedo un po’ quell’ideale di vita che vorrei fosse la mia. Una vita da vivere con Gesù accanto. Una vita da costruire assieme a Lui. Queste sono le parole che più ricordo e che più mi hanno toccato, anche se quella sera tutto ciò di cui ha parlato il papa era provocante e spingeva a guardarsi dentro. Momenti di silenzio come questi, oltre a essere molto rari al giorno d’oggi, sono anche molto importanti per la vita di ognuno».
Il messaggio d’amore è quello che ha toccato il cuore di molti giovani: Francesco di Pernumia è rimasto colpito nel vedere tanti ragazzi accorsi per incontrare il papa e sentire quello che aveva da dire loro. «Anche questa volta – afferma – è stato molto chiaro. “Solo chi ama si può salvare”, ha detto e questo è il messaggio che vorrei arrivasse a tutti i giovani, coloro che hanno in mano il futuro». Anche per Valentina De Acetis, 25 anni, di San Bartolomeo apostolo a Montà, il discorso sull'amore è stato il punto focale dell’incontro, un discorso rassicurante, ma anche un invito a essere protagonisti dell’oggi. «Il papa ha sottolineato – racconta Valentina – che Dio non ci abbandona, il suo amore è più grande di tutte le nostre fragilità e sarà sempre al nostro fianco dopo ogni caduta. Riempie il cuore sapere di avere qualcuno che ci accompagnerà per tutta la vita e ci amerà sempre, nonostante gli errori. Credo che questo ci possa aiutare a dire il nostro "sì", nella fede e nella vita, a costruire un mondo migliore, insieme, come eravamo a Panama, tutti con un unico obiettivo e un unico sogno. Il papa ci ha raccomandato di combattere oggi, perché non siamo il futuro ma il presente. È sempre emozionante, e a volte spaventoso, sentirsi protagonisti dei discorsi del papa, sapere che lui si concentra su di noi, crede in noi e ci affida questo mondo. Ed è altrettanto esaltante vedere che non siamo soli, che la distanza geografica si annulla nella fede, che siamo tutti fratelli anche se con le nostre piccole differenze e che possiamo agire insieme».
Un’esperienza intensa e a tratti anche faticosa, che ha fatto sentire i giovani come dei messaggeri di pace, seduti uno accanto all’altro, mischiati nelle lingue, culture e tradizioni, uniti in una sola fede, pronti a essere come Maria che sapeva nel cuore cosa voleva dalla sua vita e rispose subito “eccomi". «Il mio pensiero sulla veglia – racconta Gloria, 29 anni della parrocchia di San Bartolomeo di Montà – è legato all’immagine di una nuova influencer, la più grande della storia. Tante volte seguiamo sui social le influencer, ma quanto veramente contano? Maria, come influencer della storia è una nuova immagine azzeccata per i giovani, perché l’influencer è colui che influenza, traina, e mi piace pensare alla figura di Maria come una persona che ti guida verso Dio. Il sì detto da Maria ha avuto più forza delle paure e dei dubbi che tutti noi possiamo avere: questo per me è uno stimolo, la forza e il coraggio di dire sì e di superare i dubbi e le difficoltà che posso incontrare nella mia vita. È stato anche molto significativo l’appello del papa sui giovani di adesso, che devono combattere l’oggi perché la vita è adesso, in questo momento. E questo appello mi ha scosso, perché è vero: aspettiamo sempre il futuro, ma invece è adesso il momento in cui viviamo e in cui dobbiamo metterci in gioco, prendere coraggio, fare delle scelte e anche cambiare. Mi porto nel cuore questo, un papa Francesco che mi dà una spinta in avanti che mi fa prendere coraggio e rafforza ancora di più la mia fede».
«Mi sono sentito chiamato – conclude don Damiano – nelle parole dell’omelia: a volte la paura blocca i giovani, il loro entusiasmo e il desiderio di sognare in grande. La loro inesperienza li espone a fragilità e fallimenti. Siamo noi adulti invitati a ricordare loro che è questo il tempo in cui Dio passa nella loro vita, senza aspettare. Per noi adulti si apre il capitolo della fiducia e dell’accompagnamento sereno di cui i giovani hanno estremo bisogno e ce l’hanno chiesto anche nel documento finale del Sinodo a Padova. Come direbbe il proverbio africano: i giovani camminano veloci, ma l’anziano conosce la strada. Bello il nostro compito di preti ed educatori delle comunità: continuare ora a casa a ricordare loro quell’oggi. Oggi, non domani o chissà quando».