Ecuador. Don Luigi Vaccari. Lasciava sempre agli altri “il meglio”
«Un giorno – scrive Bepi Tonello, il presidente veneto del Fepp, Fondo ecuadoriano Populorum progressio – comprò una brutta moto nera che lo faceva felice perché si sentiva libero, perché arrivava prima dove lo chiamavano, perché poteva risparmiare».
Quella moto costò la vita a don Luigi Vaccari, il prete fidei donum padovano morto il 18 giugno 1998 in un incidente lungo la strada che porta da Carcelen a Carapungo, la parrocchia appena riconsegnata al clero locale per passare nella comunità che aveva fatto nascere, Luz y Vida. Don Luigi Vaccari, Gigi per gli amici padovani, padrecito Luis per gli ecuadoriani, era nato il 29 giugno 1955 a Crespano del Grappa e cresciuto a Sacro Cuore di Romano. In seminario dalla prima media, ne era uscito sacerdote nel 1980 e, dopo cinque anni a Madonna Pellegrina e tre a San Sebastiano in Thiene, aveva accolto la proposta di mons. Franceschi di andare fidei donum a Quito.
Era arrivato in Ecuador il 27 settembre: parroco di Carapungo completò la chiesa di cui don Friso aveva posto la prima pietra il 4 ottobre 1987, costituì il centro giovanile, il consiglio pastorale, gruppi di contrada per crescere nella fede e favorire l’integrazione tra vicini, il gruppo terza età, la Legione di Maria, le cellule d’evangelizzazione; istituì la festa della comunità, a ottobre, per dare identità alle famiglie giunte da ogni angolo del Paese.
Particolarmente attivo è stato in campo sociale, avviando la tienda comunitaria (spaccio sociale), la panetteria solidale, il servizio di salute, la scuola materna e il doposcuola con mensa, il gruppo Caritas, il centro di promozione del giovane e della donna e perfino un allevamento di quaglie. Fondò la Corporaccion de accion comunitaria, per dare impulso ai progetti collettivi di Carapungo come la costruzione del cimitero. Fu tra i fondatori di Asa e volle in parrocchia una casa famiglia, a lui particolarmente cara, per ospitare bambini con gravi difficoltà familiari e s’impegnò direttamente in questa esperienza divenendo punto di riferimento per volontari e piccoli ospiti.
«Il percorso di don Luigi nel gruppo di Quito – sostengono Marta e Alessandro Pizzati – si spiega anche con le sue scelte: dalle parrocchie ai mezzi di trasporto, ha sempre preso per lui “il peggio” lasciando agli altri “il meglio”. Era sempre lui a lasciare la parrocchia consolidata per quella nuova; era lui per primo a scegliere l’auto più vecchia, più scassata, meno confortevole. Per questo alla fine decise di non comprarsi un’auto ma una vecchia moto usata».
Il nome di don Vaccari è associato al decennio culminante del progetto che vide lavorare fianco a fianco, preti, religiose e famiglie fidei donum. La sua morte, quando la sua opera era al culmine sia a livello parrocchiale che diocesano, ha lasciato un segno profondo. A lui sono intitolati la scuola materna e il viale principale di Carapungo.