Dopo il successo di pubblico l'MPX ripropone "Io resto": docufilm sul primo lockdown

Giovedì 16 dicembre, ore 20.45 alla presenza del regista Michele Aiello unico documentario interamente girato all’interno di un ospedale italiano durante la prima ondata della pandemia da Covid 19.

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Dopo il successo di pubblico l'MPX ripropone "Io resto": docufilm sul primo lockdown

Un mese dentro la vita di un ospedale, sospeso di fronte all’ignoto. Per la prima volta, una videocamera mostra il fardello emotivo e la gentilezza nei rapporti tra pazienti e personale sanitario durante lo scoppio della pandemia da Covid-19. Lo fa grazie a Michele Aiello, regista che ha girato all’interno degli Spedali Civili di Brescia: “Io Resto” è ciò che vede in quei giornil’unico documentario girato interamente proprio dove l’emergenza è stata più dura e drammatica, prodotto dal regista stesso insieme a Luca Gennari e Zalab, in collaborazione con RCE Foto Verona e Comune di Brescia.

Per i suoi meriti e la potenza evocatica, come messaggio di vicinanza alle comunità più colpite dal Covid, il film ha ottenuto per la diffusione il Patrocinio di FNOMCeO, Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri, con la seguente motivazione: “Un’importante testimonianza che documenta il carico emotivo e al contempo la gentilezza nei rapporti tra pazienti e personale sanitario durante lo scoppio della pandemia da Covid-19 all'interno degli Spedali Civili di Brescia”.

Inoltre, al documentario è stato conferito anche il Patrocinio di FNOPI Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche, ruoli protagonisti nelle immagini di scena: «Il tempo di relazione è tempo di cura – recita il Codice Deontologico delle Professioni Infermieristiche. – Questo lavoro descrive perfettamente il legame che unisce pazienti, familiari e personale sanitario. Una storia particolare che per questo ha una valenza universale».

Quando una videocamera accede, in via eccezionale, ai reparti dell’ospedale pubblico di una delle città che sta drammaticamente soffrendo il primo picco pandemico del COVID-19, l’esercizio di osservazione e registrazione degli attimi si fa ancora più delicato e sensibile, spinto dal rispetto verso nuove relazioni tra pazienti e personale sanitario. Tutto è fermo o frenetico: sono le nuove abitudini rese necessarie dalla pandemia e che mostrano un estremo bisogno comune, il calore umano. È una storia che appartiene a tutti, è un racconto collettivo.

L’Italia è nel mezzo di un rigido lockdown dovuto al primo picco pandemico per il COVID-19, la Lombardia è la regione più colpita, i casi d’infezione del virus aumentano, gli ospedali non sono adeguatamente attrezzati. È in questo momento che, a Brescia, Michele Aiello decide di affiancare dottori, infermieri e autotrasportatori, tutti coloro che stanno facendo sforzi enormi per affrontare e contenere la diffusione del virus, mentre i media li chiamano “angeli” e “eroi”. Ciò nonostante, molto spesso, i loro continui sforzi, insieme alle sofferenze dei pazienti affetti da COVID-19, rimangono invisibili, eccetto nei reparti dell’ospedale dove si accende la videocamera. Mettendone insieme i frammenti, con la visione di “Io Resto” arriviamo a conoscere le persone coinvolte e ogni dettaglio catturato riesce a trasmette il suo peso e la sua importanza nell’interezza di questi momenti drammatici e incerti.

Lo spettatore è presente, con grande attenzione intuisce le parole non dette, vive i pochi momenti di distrazione, sempre salvifici, viene sfiorato dalla rassicurazione di una carezza, di uno sguardo, di una parola. La colonna sonora è conosciuta, il suono delle sirene delle ambulanze, mentre è sconosciuto il sottofondo rumoroso, ovattato e assordante dei macchinari che tengono in vita i pazienti.

Dalle prime inquadrature sappiamo che Noi siamo lì, tutti, assenti ma presenti, pronti con uno sguardo aperto e infantile a costruire un nuovo immaginario sul futuro.

Fonte: Ufficio Stampa Diocesi di Padova

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Fonte: Comunicato stampa