Domiciliari senza casa, una struttura per accogliere e orientare al lavoro
Progetto sperimentale in Sicilia per far scontare la pena a chi non ha o non può utilizzare un domicilio. Roberto Cascio (Cammino d'amore): "Previste attività ludico ricreative e orientamento per reinserimento lavorativo"
Accoglienza domiciliare e reinserimento sociale e lavorativo. Sono questi gli obiettivi principali del progetto “Revival”, coordinato dalla Unità di Mediazioni e Giustizia riparativa dell’assessorato comunale per la cittadinanza solidale, che prevede la possibilità di accogliere in una struttura convenzionata con il Comune di Palermo chi deve scontare un periodo di detenzione domiciliare non superiore a 18 mesi, e non ha un domicilio o, per esigenze sanitarie legate al Covid-19, non può svolgerlo presso il proprio domicilio.
La struttura, ospitata presso una Opera Pia (Ipab) cittadina, è gestita dall’associazione “Cammino d’Amore” che è già operativa con una decina di operatori in via sperimentale dai primi di agosto per tre mesi durante i quali saranno utilizzate le risorse del Fondo nazionale contro la povertà. Una parte del personale dell'Ipab si occupa inoltre di guardanìa e pulizia degli ambienti.
Pensata per un massimo di 32 persone, al momento ne ospita 5 ma il numero è destinato a crescere. Si tratta di cittadini, italiani e stranieri, per i quali la magistratura ha autorizzato forme alternative alla detenzione. Per ognuno di loro l’Uepe (Ufficio Esecuzione Penale Esterna) del Ministero della Giustizia, elabora un piano personalizzato che, se autorizzate dal magistrato competente, può anche prevedere attività di volontariato, culturali e sociali da svolgere all’esterno della struttura. Proprio in tal senso si sta attivando l’Unità operativa del Comune, che già da anni coordina e promuove attività di giustizia riparativa, mediazione penale e facilitazione dei percorsi di recupero.
Nell’ottica della responsabilizzazione e dello sviluppo di percorsi di comunità, gli ospiti del progetto Revival sono responsabili della co-gestione, in particolare della pulizia degli spazi comuni e del supporto alle attività. Trattandosi comunque di cittadini con provvedimenti restrittivi decisi dalla magistratura, le visite possono essere svolte solo previa autorizzazione e all’interno vigono comunque regole stringenti rispetto agli orari, alla gestione degli spazi, al divieto di utilizzo di alcol e stupefacenti.
"Il progetto nasce in primo luogo per quei detenuti senza un domicilio che, con l'emergenza Covid, non potevano stare in strada - spiega Roberto Cascio vice presidente dell'associazione Cammino d'amore -. In questo modo il comune in collaborazione con l'Uepe ha emanato l'avviso per l'attivazione di un centro di accoglienza a cui abbiamo risposto considerato che da oltre 20 anni facciamo assistenza dentro il carcere e abbiamo avuto pure diverse esperienze di messa alla prova. Oggi l''accoglienza è aperta a 32 persone detenuti, uomini e donne, non solo per l'emergenza Covid, distribuiti in due piani. Devono essere persone autosufficienti perché il progetto è volto, oltre alla fruizione delle attività ludico ricreative, al loro recupero e reinserimento nella vita sociale e lavorativa attraverso formazione ed orientamento al lavoro. Considerato il bisogno attuale, a conclusione dei tre mesi, contiamo in una sua continuazione in modo da potere aiutare e rispondere ai bisogni di più persone. Da settembre oltre ad organizzare partite di calcio, prenderemo contatto pure con le realtà lavorative che hanno dato la loro disponibilità al progetto".
"La prima esperienza bella è stata quella di un giovane - aggiunge - che, nonostante ci avessero messo in guardia per le sue presunte problematiche psichiatriche, abbiamo scoperto, valorizzandolo in vario modo, che è una persona davvero in gamba".
“Si tratta di un primo progetto sperimentale - ha detto l’assessore Giuseppe Mattina - che conferma la visione di una città che in misura ampia vuole prendersi cura di tutti, anche di chi, avendo commesso errori e reati, sta facendo un percorso di reinserimento sociale concordato e monitorato dalle strutture del Ministero della Giustizia.” Per il sindaco Orlando il progetto “conferma che a Palermo tutti hanno diritti e doveri e che tutti devono avere la possibilità di rimediare ai propri errori con percorsi umani, rispettosi anche se rigorosi. Si conferma anche quanto sia importante la collaborazione fra le istituzioni pubbliche e gli enti del privato sociale.”
Serena Termini