«Dio si è inchinato su di me». Sabato 4 settembre il vescovo Claudio accoglie la professione perpetua di fra Dario Maria Lago, eremita diocesano
Nella chiesa di Santa Lucia, il vescovo Claudio accoglie la professione perpetua di fra Dario Maria Lago, eremita diocesano. «Testimono il bisogno di Dio»
Sabato 4 settembre, alle 16.30 nella chiesa di Santa Lucia a Padova, il vescovo Claudio accoglie la professione perpetua di fra Dario Maria Lago, eremita diocesano di 66 anni. «Il percorso che mi ha portato a questa tappa è lungo – racconta – Parte dall’eternità, nel senso che credo nel disegno di Dio pensato per me. Ci sono stati nel mio cammino quelli che chiamo “guizzi giovanili”, in cui sentivo un desiderio di solitudine vissuta in maniera diversa, mi percepivo inadeguato per il mondo di allora e sentivo di dovermi porre in maniera diversa».
Ultimo di sette figli, originario di Piazzola sul Brenta, Lago dopo il diploma triennale di meccanico tornitore, ha conseguito la maturità classica e il diploma di operatore addetto all’assistenza. Ci sono stati anni di servizio attivo con disabili e anziani.
Nel 2011 un segno del Signore più forte, più evidente, come lo chiama fra Dario: «Mi ha costretto a mettermi in cammino, partire senza sapere con precisione dove sarei approdato e attraverso qualche “no”, alcune porte chiuse, sono giunto alla vita da eremita. Oggi vivo nella certezza e pace, pur con le difficoltà che incontro, mi trovo dove il Signore vuole trovarmi, sono dove lui vuole che io sia e questo per me è fondamentale».
La professione perpetua è per fra Dario occasione per riflettere, meditare e voltarsi indietro: «Vivo questi giorni con stupore per la consapevolezza della mia povertà e del fatto che Dio si è inchinato su di me. C’è gratitudine, ma soprattutto commozione nel pensare a questo Infinito che si dona, ti viene incontro e ti chiede di fidarti di lui totalmente».
In questi anni è sempre stato accompagnato dalla formazione spirituale, la preghiera, i consigli evangelici (povertà, castità, obbedienza), l’osservazione fedele della regola di vita che prevede l’amore per il prossimo e a servizio della Chiesa, il silenzio, la solitudine, la vita di preghiera, l’ascolto e la meditazione della Parola. «Ho un desiderio forte e ardente che può essere umano, ma l’aspetto umano in realtà viene dopo, perché questo desiderio prima è stato posto nel mio cuore e il Signore aspetta con umiltà. Vuole incontrarmi sempre più in profondità di spirito, nel silenzio, nella solitudine. Le difficoltà incontrate sono legate alla prevalenza dell’amor proprio: questa è una chiamata che il Signore ti offre e ti spinge a voler ricambiare quest’amore grande che ha per te. Il Signore chiede di essere lì, desidera donarsi a te e tu sei impregnato della sua presenza. L’eremita deve testimoniare prima di tutto il bisogno di Dio, forse alle volte l’abbiamo trascurato un po’ troppo. Mi chiedo allora come suscitare la consapevolezza che abbiamo bisogno di Dio? Siamo portatori di un vuoto, ma la solitudine, per me, si fa comunione e annulla le distanze nella preghiera continua per tutti».