Come possiamo educarci al “noi”? Alessandra Morelli, ex-Unhcr, protagonista dell'assemblea Caritas Padova del 16 ottobre
Assemblea Caritas. Appuntamento in presenza, sabato 16 ottobre in Seminario minore, sul tema “Verso un noi sempre più grande” Interverranno Oliviero Forti di Caritas Italiana e Alessandra Morelli, ex-Unhcr. «Siamo fragili, abbiamo bisogno gli uni degli altri»
«Ho passato trent’anni accanto ai rifugiati, alle persone che per salvarsi devono scappare dalla violenza. E ora che sono “in pensione” mi chiedo: come possiamo educarci al “noi”? È possibile oggi educarci all’umano?». Alessandra Morelli, romana, classe 1960, è stata delegata per dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) dal 1992 al 18 settembre scorso. Assieme a Oliviero Forti di Caritas Italiana sarà ospite dell’assemblea Caritas in programma sabato 16 ottobre, dalle 9 alle 12 nel Seminario minore di Rubano, dal titolo “Verso un noi sempre più grande”, che trae ispirazione dal messaggio di papa Francesco per l’ultima Giornata mondiale del migrante e del rifugiato.
«In tutti i luoghi in cui sono stata, dall’ex-Jugoslavia al Rwanda, dal Corno d’Africa alla Somalia fino all’Afghanistan, tutti i conflitti hanno in comune non solo la violenza, ma anche la longevità. Non si riesce più a consolidare la pace. Per la maggioranza delle persone del nostro pianeta manca la possibilità di sognare una quotidianità senza violenza».
Per mettere da parte i conflitti servono nuove chiavi di lettura: «È importante far comprendere a tutti che facciamo realmente parte di una stessa umanità». Alessandra Morelli la chiama “l’arte dell’umano per restare umani”. Le assonanze non solo con i messaggi di papa Francesco nella Laudato si’ e nella Fratelli tutti, ma anche con la Dichiarazione universale dei diritti umani e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite non sono un caso. «Tutto è in stretta continuità, come lo sono le sfide dell’ambiente umano e dell’ambiente naturale. Per prenderci cura dell’umano dobbiamo prenderci cura della Terra, perché noi stessi siamo Terra».
Ritrovare l’umano, anche dove sembra nascosto: «In un mondo sempre più complesso, dove crescono le diseguaglianze tra ricchi e poveri, tra fragilità, guerre, cambiamenti climatici, che ne è oggi dell’umano? Nella mia “itineranza” porto a Padova uno spazio dove coltivare e coltivarsi, dove le parole rifugiato e migrante vengono pronunciate e dove ci si interroga, si elabora e si accolgono le paure che generano per andare oltre e costruire».
I buoni, tacciati spesso per “buonisti”, hanno una sola arma: «L’educazione. Bisogna parlare dei temi dell’umano e del clima a tutti i livelli, dalla scuola alla famiglia fino alla politica». Il mondo non aspetta: «Il pianeta è sempre più fragile proprio perché noi uomini ci dividiamo sempre di più tra il “noi” e il “loro”. Il “noi” di cui parla papa Francesco è proprio questo, riconoscere la nostra fragilità, la fragilità di uomini che hanno bisogno gli uni degli altri. Non siamo “sovrani”, non siamo nemmeno padroni di noi stessi, dato che non decidiamo quando nascere e quando andarcene».
Accogliere la fragilità dell’altro si può, come insegna l’esperienza dei corridoi umanitari del Niger realizzati anche grazie a Caritas: «Un paesino che accoglie? Spacca le frontiere e diventa il centro del mondo».