Campodarsego. Nelle terre del beato Longhin si pensa sempre più ai ministeri laicali. «Prima dobbiamo formarci»
Se la prospettiva di camminare insieme con parroci in comune sembra ormai assodata, le cinque parrocchie del comune di Campodarsego semmai si interrogano sulla possibilità che siano i laici a prendersi sempre più cura della pastorale comunitaria.
«La domanda è: come ci formiamo per questo?», si chiede Antonella Galato, vice del consiglio pastorale di Reschigliano. Nella diocesi di Bolzano-Bressanone i laici guidano già le liturgie, anche quelle funebri: «Da noi invece, chi non è “addetto ai lavori” non si rende conto neppure che nel giro di pochi anni la realtà cambierà significativamente».
Rosa Bellosguardo, vice del cpp di Bronzola, segnala un fatto che vale per tutta la diocesi: «Alcuni membri della comunità hanno la necessità di fare riferimento al parroco, anche per ricevere la comunione, nonostante i ministri straordinari esistano da molti anni. Quella della ministerialità è una grande sfida da affrontare coinvolgendo tutta la parrocchia».
Rosanna Bertacche, vice presidente a Sant’Andrea di Camposampiero dà una lettura molto concreta: «I laici ci sono e si prendono le loro responsabilità, ma il parroco c’è e, non c’è niente da fare, è un punto di riferimento per tutti. Non è detto che saremo in grado di fare lo stesso senza, o con un presbitero condiviso. Dobbiamo imparare a camminare con le nostre gambe. Oggi non siamo ancora in grado».
Il beato Longhin
Fiumicello è orgogliosa di aver dato i natali ad Andrea Giacinto Longhin, frate cappuccino nato nel 1863 che papa Pio X volle nel 1904 alla guida della sua diocesi di origine: Treviso. A Fiumicello oggi è attiva l'Associazione Monsignor Andrea Giacinto Longhin che ne promuove l'eredità spirituale e lo ricorda in paese e a Treviso negli anniversari della nascita e della morte.