#AnneFrank. Vite parallele, in uscita nelle sale una storia da non dimenticare
Nel documentario la storia di Anne si intreccia così con quella di 5 sopravvissute all’Olocausto, bambine e adolescenti come lei, con la stessa voglia di vivere e lo stesso coraggio. In sala da domani fino al 13 novembre
Anne Frank, 1929-1945. Inizia sulla tomba di Anna Frank, nel cimitero presso quello che era il campo di concentramento di Bergen-Belsen in Germania, il film #Annefrank. Vite parallele, in uscita evento nelle sale cinematografiche con Nexo Digital l’11, 12 e 13 novembre. È un film importante più che mai oggi, un momento in cui assistiamo sempre più spesso a rigurgiti di antisemitismo. Una ragazza, che potrebbe essere una coetanea di Anne all’età in cui perse la vita, partendo dal luogo dove è sepolta, e dove oggi sorge un centro di documentazione, viaggia per l’Europa alla ricerca della storia di Anne, della sua identità, del suo lascito. È una giovane attrice, Martina Gatti. Sui social media posta le sue immagini, creando una sorta di diario digitale: si chiede chi fosse veramente Anne, cosa sognasse. “Avevi quasi la mia età Anne, avremmo potuto essere amiche”. L’attrice Helen Mirren, nel frattempo, ci racconta la sua storia e ci legge quello straordinario documento che è il Diario.
Anne Frank, nata a Francoforte il 12 giugno 1929, quest’anno avrebbe compiuto 90 anni. Il documentario #Annefrank. Vite parallele la racconta attraverso le pagine del suo diario: un testo straordinario che ha fatto conoscere a milioni di lettori in tutto il mondo la tragedia del nazismo, ma anche l’intelligenza brillante e il linguaggio moderno di una ragazzina che voleva diventare scrittrice. La storia di Anne si intreccia così con quella di 5 sopravvissute all’Olocausto, bambine e adolescenti come lei, con la stessa voglia di vivere e lo stesso coraggio: Arianna Szörenyi, Sarah Lichtsztejn-Montard, Helga Weiss e le sorelle Andra e Tatiana Bucci. Attraverso le parole di queste donne rievochiamo un male che Anne ha provato, e che continua a scavare dentro i sopravvissuti. “Vedo i cancelli che si spalancano, il rumore dei cancelli di ferro, i milioni di persone che entravano per fare la doccia e poi non uscivano”. “Si sentivano i rumori dei colpi di manganello, ci picchiavano, ci dicevano qui si entra dalla porta e si esce dal camino”. “I vagoni bestiame ci ricordano che viaggiavano noi in quei vagoni”. “Il bianco dei cadaveri, il bianco della neve, il fumo del camino, la neve, il freddo la solitudine”. “Si giocava a palle di neve, si faceva tutto circondati dalla morte. Vedere le baracche in cui venivano infilati i corpi per noi era diventato normale”.
Anne ricevette il diario, insieme a una camicetta, una crema e dei fiori, per il suo tredicesimo compleanno. Una volta rifugiata nel suo famoso nascondiglio, in quella piccola stanza ad Amsterdam, decise di scrivere un diario e di rivolgersi a un’amica immaginaria, Kitty. Kitty è uno specchio in cui rivedere le sue emozioni, Kitty siamo diventati tutti noi, a cui il diario - dimenticato a terra il giorno in cui Anne è stata catturata e portata via in tutta fretta - è arrivato. Anne non lo poteva sapere. Lei, come ci racconta il film, viveva quella situazione tra ironia e dolore, e con una grande lucidità, per la sua età, nel capire cosa stava succedendo. Chiusa tra quelle, strettissime, quattro mura, il suo unico mondo erano le pareti, a cui erano appese le immagini di Ginger Rogers, Greta garbo, Ray Milland. Anne guardava i vestiti, le pettinature, la piccola Elisabetta che sarebbe diventata la futura regina di Inghilterra. Anne aveva gioito per lo sbarco in Normandia, era convinta che sarebbe tornata sui banchi di scuola,
“Mi chiedo come siano stati i tuoi ultimi giorni. Riuscivi ancora a sperare? Qui è finita la tua vita e qui è iniziato il mio viaggio. Cerco risposte da chi è sopravvissuto”. Questo scrive Martina sui social media. E in questo modo riesce a creare un ponte tra le generazioni. È questo che il film riesce a fare. “I miei figli sono la mia vendetta sui nazisti” dice una delle donne sopravvissute. E dai figli sono arrivati i nipoti, quelli più vicini all’età che aveva Anne. Quei nipoti che la storia dei loro nonni l’hanno ascoltata, l’hanno fatta loro, ne hanno avuto paura, hanno sofferto studiando la storia a scuola. C’è chi, per non dimenticare, si è tatuato sul braccio il numero di matricola della nonna.
#Annefrank. Vite parallele è uno straordinario lavoro di ricostruzione, di trasmissione della memoria. È un film da non perdere in questi tre giorni di novembre. Ma dovrebbe diventare programma di scuola, essere proiettato obbligatoriamente alle scuole medie e superiori. Non risparmia immagini forti, e momenti durissimi come gli esperimenti di Mengele, il Dottor Morte, sui bambini. E ha anche il pregio di ricostruire, contemporaneamente, anche le teorie su cui il nazismo si basava, grazie all’intervento di alcuni storici.
In occasione dell’uscita del film è nato anche il profilo Instagram @CaraAnneFrank: come Kitty contemporanee, tutti noi possiamo parlare ad Anne e alle altre testimoni raccontando loro i nostri pensieri e le nostre emozioni sul tema della memoria. È un invito rivolto agli studenti, alle nuove generazioni, nella speranza che venga colto. Oggi, più che mai, raccogliere questo invito è necessario.