26 gennaio, domenica della Parola. La Bibbia invita ad ascoltare
Domenica 26 sarà la prima Domenica della Parola di Dio, la giornata istituita da papa Francesco, indetta ufficialmente con la lettera apostolica in forma di motu proprio del 30 settembre 2019, “Aperuit illis”, Aprì loro. Già però al termine del Giubileo del 2016, nella lettera apostolica “Misericordia et misera” il papa invitava ogni comunità, in una domenica dell’anno liturgico, a rinnovare “l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura". Nell’istituire questa giornata non c’è nulla di straordinario, ma è un solennizzare la Parola, dare una maggiore attenzione alla presentazione della parola della domenica. Diverse sono le iniziative che vengono proposte nella nostra Diocesi.
«Aprì loro la mente per comprendere le Scritture»: è in questo versetto di Luca che si ritrova il senso della Domenica della Parola di Dio, la giornata istituita da papa Francesco che si celebra la terza domenica del tempo ordinario che quest’anno cade il 26 gennaio. La Domenica della Parola è stata indetta ufficialmente il 30 settembre 2019 con la lettera apostolica in forma di motu proprio Aperuit illis (Aprì loro), tuttavia il papa invitava ogni comunità già al termine del Giubileo del 2016 – nella lettera apostolica Misericordia et misera – a rinnovare in una domenica dell’anno liturgico «l’impegno per la diffusione, la conoscenza e l’approfondimento della Sacra Scrittura: una domenica dedicata interamente alla Parola di Dio, per comprendere l’inesauribile ricchezza che proviene da quel dialogo costante di Dio con il suo popolo».
La Parola di Dio viene ascoltata in ogni celebrazione eucaristica e non solo. Qual è dunque il significato di una giornata dedicata? Perché istituirla? «Il Concilio Vaticano II – chiarisce Giuseppe Casarin, coordinatore del Settore apostolato biblico (Sab) della Diocesi di Padova – continua a dare il suo frutto: questa giornata infatti si immette nel solco del Concilio e delle diverse iniziative fiorite da esso, dicendoci che oggi viviamo attorno a due mense, quella della Parola e quella dell’Eucaristia. Come i discepoli di Emmaus anche noi infatti, seguendo lo svolgersi della celebrazione eucaristica, siamo istruiti dalla Parola che invita a riconoscere Gesù presente nei gesti e nelle parole dell’ultima cena. Dovremmo essere “succubi” della Parola. O meglio, come diceva Giuseppe Dossetti, sperimentare una vera "egemonia" della Parola sulla nostra vita per evitare il rischio di disperderci in ideologie e vaghe spiritualità. Nell’istituire questa giornata non c’è nulla di straordinario, ma è un solennizzare la Parola. Inoltre si colloca a margine della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani e della Giornata del dialogo ebraico-cristiano. Ha quindi una valenza interreligiosa ed ecumenica».
Qual è dunque il compito dei sacerdoti e poi la ricaduta sui fedeli e le comunità parrocchiali per dare valore a questa giornata? Sicuramente una maggiore attenzione alla presentazione della Parola della domenica, ma sono tante le piccole iniziative da proporre: promuovere il ministero del lettorato, consegnare il Vangelo ai ragazzi dell’iniziazione cristiana, mettere in evidenza la Parola sul leggio, predisporre degli stand fuori la chiesa per sensibilizzare e avvicinare le persone al testo biblico.
La pastorale giovanile propone un quiz online, attivo dal tramonto di sabato 25 al lunedì 27 sera, con 15 domande tutt'altro che banali a risposta multipla di cultura biblica cui rispondere in 20 secondi. Martedì 28 gennaio uscirà la graduatoria con i vincitori. Nella parrocchia di San Paolo invece, la liturgia eucaristica prefestiva del sabato viene sostituita con una liturgia della Parola con l’ascolto e meditazione della Lettera di San Paolo a Tito, in preparazione alla festa della conversione di san Paolo e della domenica, commentata da don Carlo Broccardo, vicepreside della Facoltà Teologica del Triveneto e docente di Sacra Scrittura.
«Non si parte da zero – continua Casarin – ma abbiamo piuttosto la possibilità di approfondire un cammino di ascolto della Parola già intrapreso. Va accresciuto l’atteggiamento che deve guidare le scelte delle persone nei diversi aspetti della vita, dall'ambito sociale al lavorativo, al politico e in famiglia. Non deve essere un esercizio vissuto come riflessione intimistica. La Bibbia ci invita ad ascoltare».
La proposta del papa è molto attuale perché pone l’attenzione sul mettersi in ascolto che presuppone il riconoscere l’Alterità, nel duplice significato di Dio e della persona. L’ascolto presuppone l’incontro: «È prendere in mano la Scrittura – chiarisce e conclude il coordinatore del Sab – che non è un testo per eletti, per biblisti o studiosi. È un testo per tutti, che deve ispirare la vita. La domenica della Parola è proprio un invito a ri-trovare il testo in casa, leggerlo, magari anche acquistarne un’edizione nuova e aggiornata. Far sì che diventi punto di partenza per intraprendere un percorso di gruppo, ritrovarsi attorno alla Bibbia che è un grande libro di domande. In questo mondo così frammentato e complesso in cui si ha la tendenza a chiudersi, la Parola invece è dialogo e apertura».
A San Bonaventura la Parola si legge in famiglia
A San Bonaventura di Cadoneghe domenica 19 è stata consegnata la lettera di papa Francesco in preparazione poi alla Domenica della Parola. Il 26 infatti viene proposto alla comunità di ritrovarsi dieci minuti prima di ogni celebrazione per approfondire la liturgia della Parola. Un'attenzione particolare viene posta nei vari momenti della celebrazione, animati con cura. Al termine è possibile vedere i libri della Parola di Dio, i lezionari, che vengono usati nelle celebrazioni e acquistare la Bibbia.
Il cammino poi può continuare in gruppo: dal 27 gennaio al primo febbraio infatti c’è la possibilità di ritrovarsi in gruppetti di dieci persone attorno alla Parola di Dio in casa. Una serata in famiglia (che ha preventivamente dato disponibilità indicando la serata più adatta), aiutati da un animatore inviato dal consiglio pastorale per ascoltare la Parola e raccogliersi in riflessione.