1700 anni del Concilio di Nicea: un evento “davvero unico nella storia cristiana”
E’ stato convocato nel 325 a Nicea, nell’attuale Turchia, il primo Concilio della storia della Chiesa. Dal 20 maggio al 25 luglio vi presero parte oltre 200 rappresentanti. Il prossimo anno celebriamo 1700 anni da quello storico evento in cui si cercò di raggiungere “un consenso nella Chiesa attraverso un’assemblea rappresentativa di tutta la cristianità: i vescovi rappresentavano l’intera cristianità e affermavano la loro fede nel Dio Uno e Trino”, sottolinea in questa intervista al Sir, mons. Donato Oliverio, Eparca di Lungro, la diocesi che osserva, nella chiesa cattolica, la tradizione bizantina. Il presule evidenzia che a Nicea i cristiani “che avevano visto i loro libri bruciati, gli edifici saccheggiati e avevano sofferto la prigionia, le torture e il martirio, potevano riunirsi sotto il patrocinio dell’imperatore per definire e testimoniare la loro fede”
E’ stato convocato nel 325 a Nicea, nell’attuale Turchia, il primo Concilio della storia della Chiesa. Dal 20 maggio al 25 luglio vi presero parte oltre 200 rappresentanti. Il prossimo anno celebriamo 1700 anni da quello storico evento in cui si cercò di raggiungere “un consenso nella Chiesa attraverso un’assemblea rappresentativa di tutta la cristianità: i vescovi rappresentavano l’intera cristianità e affermavano la loro fede nel Dio Uno e Trino”, sottolinea in questa intervista al Sir, mons. Donato Oliverio, Eparca di Lungro, la diocesi che osserva, nella chiesa cattolica, la tradizione bizantina. Il presule evidenzia che a Nicea i cristiani “che avevano visto i loro libri bruciati, gli edifici saccheggiati e avevano sofferto la prigionia, le torture e il martirio, potevano riunirsi sotto il patrocinio dell’imperatore per definire e testimoniare la loro fede”.
Ma cosa dice quel Concilio alle Chiese oggi?
Il Credo che i Padri di Nicea “donarono alla Chiesa Una, è caratterizzato dal fatto che sottolinea ‘l’uno’ in ogni articolo di fede e pertanto l’unità”, spiega mons. Oliverio aggiungendo che lo sforzo dei Padri di Nicea “fu quello di trovare un linguaggio per parlare di unità, l’unità ricercata a Nicea può ancora oggi ispirare
tutti noi ad approfondire la nostra chiamata ad essere cooperatori di unità nelle famiglie, nelle realtà ecclesiali, nel mondo. Oggi la chiamata all’unità risuona con forza e giunge a noi dalle parole stesse del Cristo che ha chiesto al Padre ‘fa che siano una cosa sola’, e perché oggi questa chiamata viene udita in un mondo travagliato, diviso e in guerra. Anche il trovare un’unica data della celebrazione della Pasqua è qualcosa da perseguire e realizzare”.
Nicea costituisce una tappa che segna una svolta nella storia della chiesa e della cristianità. Come si concretizza oggi?
“Nicea è stato un evento davvero unico nella storia cristiana. Ha definito profondamente la nostra fede nel Dio Uno e Trino e nel Figlio di Dio incarnato. In modo essenziale, questa fede è stata modellata a Nicea. Ricordare il significato di questo Concilio rinnova il nostro appello alla piena unità visibile, pietra angolare del movimento ecumenico. Non serve grande disquisizione per mostrare quanto oggi sia necessario rimettere Cristo al centro, dal momento che il mondo è sempre più ripiegato su se stesso a partire dai nostri contesti locali dove, sempre più, Dio scompare dall’orizzonte dell’uomo. Pertanto, tutti i cristiani, in questo anno di grazia sono chiamati ad aumentare, a partire dai contesti locali, l’unità visibile e tangibile che riflette l’unità del corpo di Cristo”.
Papa Francesco ha annunciato di volersi recare a Nicea il prossimo anno e ha definito questo Concilio “una pietra miliare nel cammino della Chiesa e anche dell’intera umanità”. Quale messaggio può lanciare un simile viaggio del Pontefice?
“Il viaggio del Papa a Nicea, e l’incontro previsto con il Patriarca ecumenico Bartolomeo, saranno l’occasione di vedere due Apostoli che continuano a rimettere Cristo al centro. Un rinnovato abbraccio di pace, in un mondo in fermento di guerra, per testimoniare la reciproca carità e favorire l’incontro con Cristo. Il viaggio del Papa a Nicea potrà aprire una nuova stagione di Speranza e testimonianza dell’unico Signore e Maestro, a partire dalla celebrazione comune della sua morte e risurrezione. Il prossimo decennio offre una buona opportunità per tutti i Cristiani, nel loro sforzo a trovare una data comune per la Pasqua”.
Nella sua diocesi, che conserva il rito bizantino, come sarà vissuto questo anniversario?
“Già da tempo abbiamo iniziato a preparare questo anniversario. Ho indirizzato all’intera Eparchia una Lettera sull’anniversario di Nicea, dal titolo ‘2025: un anno di grazia. Cristiani in cammino verso l’unità guardando a Nicea (325-2025)’. In ogni Parrocchia ci saranno momenti di approfondimento e formazione su ciò che è stato Nicea. Anche la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, del prossimo gennaio, sarà interamente incentrata su meditazioni sull’anniversario di Nicea; meditazioni che riporteremo anche all’interno della Commissione per l’ecumenismo della Conferenza Episcopale Calabra. E poi il lavoro che l’Eparchia, assieme al Centro Studi per l’Ecumenismo in Italia, ha avviato con la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Da gennaio a giugno all’interno di un ciclo di conferenze sul Concilio di Nicea, si terranno otto incontri on-line e due in presenza, uno a Napoli il 18 marzo e un incontro conclusivo nella Cattedrale di Lungro, il 1° giugno, quando le chiese di tradizione bizantina ricorderanno la Domenica dei Padri del Concilio di Nicea. Il mio auspicio è che questo anniversario non sia un semplice ricordo o avvenimento di accademici o esperti, ma possa rinvigorire la fede del Popolo di Dio, attraverso un rinnovato annuncio a partire dai giovani”.
Raffaele Iaria