Uniti, per ricostruire. Il monito di Mattarella al Paese e alla politica
«L’unità del popolo italiano consentì la rinascita morale, civile, economica, sociale della nostra Nazione. La stessa unità che ci è richiesta, oggi, in un momento difficile per l’intera comunità».
Le parole del presidente Mattarella, nel 76° anniversario delle Fosse Ardeatine, giungono al termine di giornate convulse, segnate da un crescendo di divisioni: tra maggioranza e opposizione, tra governo e regioni, tra industriali e sindacati.
Ognuno ha le sue buone ragioni da mettere in campo. Ma tanti bracci di ferro finiscono inevitabilmente per logorare il tessuto della Nazione. E il rischio di uno strappo violento è lì, dietro l’angolo, con conseguenze nefaste per tutti.
La gestione di un’emergenza ha le sue regole. Se ha senso il paragone con la guerra, fin troppo abusato in questi giorni, allora si comprende e va accettata anche una temporanea riduzione delle libertà e delle garanzie democratiche. Ma già oggi, pur nel pieno dell’emergenza, bisogna avere la forza di guardare al domani, a quando l’Italia – che sia tra due settimane o sei mesi – sarà in condizione di ripartire.
Sappiamo che avremo di fronte uno sforzo titanico, perché interi settori della nostra economia usciranno a pezzi da questa crisi. Serviranno strategie lungimiranti e serviranno soldi, tanti soldi. Ma soprattutto servirà unità.
Il monito del presidente va ascoltato oggi per costruire da subito le premesse di un rilancio. D’altronde quell’unità del popolo italiano evocata da Mattarella prese nell’immediato dopoguerra le forme di un governo d’unità nazionale. E anche nella stagione del terrorismo Dc e Pci seppero costruire una sostanziale collaborazione, pur senza condividere responsabilità di governo. Il passato non torna, ma dal passato possiamo imparare molto. E il primo gesto credo sia doveroso attenderselo da chi oggi guida l’Italia, perché quello degli “uomini soli al comando” è necessariamente un tempo breve. La ricostruzione che attendiamo va pianificata insieme: ria - prendo il parlamento, ascoltando le opposizioni, concertando con le forze sociali e i territori, specialmente quelli più colpiti.