Sette, l’impatto della Rete. Online, ognuno può fare di sé un guru. Ecco come aiutare chi ci casca

“Paese che vai, setta che trovi” si potrebbe dire. Al di là dei proverbi presi in prestito, è corretto notare come anche i fenomeni religiosi estremi rispondano alle logiche umane, sociologiche e persino economiche dei luoghi in cui avvengono.

Sette, l’impatto della Rete. Online, ognuno può fare di sé un guru. Ecco come aiutare chi ci casca

Secondo Beatrice Marazzi, coordinatrice del Centro di ascolto e documentazione del Gris di Verona, «il fenomeno settario è comunque un fenomeno che ha degli aspetti commerciali», la proliferazione di questi movimenti è più comune nelle regioni economicamente più avanzate come il Nordest, la Lombardia e l’Emilia-Romagna. Il Gris, associazione nazionale riconosciuta dalla Conferenza Episcopale Italiana, con sede a Bologna ma presente in diverse città italiane, interviene principalmente su segnalazione di familiari o amici preoccupati per un cambiamento comportamentale in un loro caro. Si comincia sempre con uno screening preliminare per comprendere il bisogno della persona. «In caso di problemi specifici, ci affidiamo a professionisti competenti: avvocati per questioni legali, psicologi per supporto psicologico e sacerdoti per il discernimento religioso», spiega Marazzi. L’obiettivo è accompagnare gradualmente la persona, rispettando i suoi tempi e le sue scelte, senza forzature. C’è chi parla di “riprogrammare” chi è entrato in una setta. Ma sbaglia. «La “riprogrammazione” – avverte Marazzi – fa tanti danni quanto l’appartenenza a una setta, anzi forse ne fa ancora di più. Chi aderisce a una setta è quasi sempre un adulto, che in modo più o meno trasparente o truffaldino trova in essa la risposta a un suo bisogno. Non si può “riprogrammare” una persona “violentando” la sua struttura mentale, devastando la sua identità per imporne un’altra che vogliamo noi. Otteniamo buoni risultati sulle persone, invece, quando queste si accorgono, dopo tanto lavoro e tanta pazienza, di aver preso delle strade pericolose per sé stessi». Marazzi nota un cambiamento significativo nella struttura dei movimenti settari, che si sono frammentati in realtà microscopiche difficili da monitorare. Gruppi piccoli, ma in cui il guru ha un potere pressoché smisurato. «Siamo nell’era della parcellizzazione della spiritualità. La tecnologia ha permesso a chiunque di diventare un piccolo guru virtuale, creando comunità online che possono diventare molto influenti», osserva. Un aspetto cruciale è l’approccio della Chiesa e delle comunità ecclesiali a questi fenomeni. La coordinatrice del Gris di Verona sottolinea l’importanza di non giudicare e di offrire ascolto: «Le persone cercano di poter parlare delle loro esperienze senza sentirsi giudicate. La proposta cristiana deve passare prima attraverso altri livelli di comunicazione, poi arriva anche la testimonianza di fede». Terreno fertile per questi fenomeni è, per Marazzi, una diffusa “spiritualità infantile”. «La spiritualità contemporanea è spesso una chiave per soddisfare un bisogno e generare un benessere immediato, non è una scelta razionale e di impegno». Alla comunità ecclesiale Marazzi consiglia di non avere paura di affrontare questi argomenti e di imparare a conoscere le fragilità che portano le persone a cercare risposte altrove. «Dovremmo essere più curiosi e capaci di ascolto, senza paura e senza giudizio, per poter offrire una testimonianza di fede autentica».

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