Se l’esclusione fa più paura del revenge porn. Il 55% delle ragazze e il 52% dei ragazzi dichiarano di inviare abitualmente al partner immagini intime
I giovani dichiarano di conoscere i rischi a cui vanno incontro come il revenge porn, ma la loro preoccupazione principale in realtà è quella di essere “bannati” dalle piattaforme social
Le cronache recenti tornano a parlare di storie tra adolescenti finite male a causa del sexting, ovvero l’invio di messaggi, immagini o video di natura sessuale attraverso dispositivi digitali. Si tratta di casi limite, ma la pratica risulta essere diffusa tra i teenager. Una indagine pubblicata la scorsa estate da Laboratorio Adolescenza e dall’Istituto di ricerca Iard sugli stili di vita degli adolescenti in Italia, in relazione a un campione di 3.427 giovani tra i 13 e i 19 anni, riferisce che il fenomeno coinvolga più di un ragazzo su due.
I numeri parlano chiaro: il 55% delle ragazze e il 52% dei ragazzi dichiarano di inviare abitualmente al partner immagini intime. Salendo con l’età (oltre la soglia dei 19 anni) la percentuale tocca il 75-80%. A volte le fotografie dal contenuto sessuale vengono pubblicate anche sui profili social (15% delle ragazze e 10% dei ragazzi).
Secondo gli psicologi molti giovani tentano di esplorare la propria sessualità attraverso il sexting, o magari credono di rafforzare i legami affettivi.
In adolescenza, età in cui la relazione con la propria fisicità è complicata, il sexting può essere per alcuni un modo di ricevere feedback positivi sulla propria immagine corporea.
Occorre comunque sottolineare che i giovani hanno una percezione del sexting diversa da quella degli adulti. L’immediatezza e la velocità dello scambio ne “sdrammatizzano” la portata, fino a farlo quasi assimilare nel loro immaginario alle interazioni sessuali tradizionali. Le nuove tecnologie, come i social media e le applicazioni di messaggistica, hanno di fatto trasformato il modo in cui gli adolescenti comunicano e interagiscono. Ciò che avviene durante il sexting è per molti ragazzi una semplice espressione della propria sessualità, sebbene le ragazze tendano a conferire a questa pratica una connotazione più sentimentale rispetto ai ragazzi.
Pare ci sia anche una stretta correlazione tra stile di attaccamento e sexting. Gli adolescenti con uno stile di attaccamento ansioso pensano di rafforzare la connessione emotiva con il partner attraverso questa pratica. Il loro stato d’animo oscilla tra il desiderio di approvazione e la paura di perdere la relazione. Chi manifesta un attaccamento evitante, invece, percepisce il sexting come una forma di controllo, ma può arrivare a praticarlo come esperienza di perfomance senza desiderio di intimità, a volte anche replicando gli stereotipi di genere.
I giovani con uno stile di attaccamento sicuro sono i meno esposti al sexting.
I rischi più diffusi legati al sexting sono l’adescamento in rete e il revenge porn, ovvero la diffusione di immagini sessuali senza il consenso dell’interessato, l’abuso nell’utilizzo delle immagini e anche l’estorsione. Si tratta di una eventualità piuttosto comune, che in alcuni casi sfocia nel dramma. Il revenge porn può portare a gravi conseguenze emotive e psicologiche per le vittime.
Nella ricerca di Laboratorio Adolescenza i giovani dichiarano di conoscere i rischi a cui vanno incontro come il revenge porn, ma la loro preoccupazione principale in realtà è quella di essere “bannati” dalle piattaforme social. Temono quindi maggiormente l’esclusione rispetto al danno di reputazione. Il 15,7% è sicuro che, se “si ha fiducia nell’interlocutore al quale si invia la foto o il video”, non si incorrerà in rischi. Il 34% riconosce che “non è prudente, ma si fa” e addirittura il 45% afferma che “non andrebbe mai fatto”, ciononostante lo fa.
Di fatto a molti di loro manca la lungimiranza e la proiezione nel futuro, ci si concentra sul presente e si costruiscono certezze virtuali su insicurezze reali. I social regalano l’illusione di agire in un perimetro apparentemente chiuso, intimo, ma a reggerne i confini sono dighe immaginarie e vacue, che quando saltano travolgono impietosamente l’individuo.
Come sollecitare nei giovani una maggiore consapevolezza? Senz’altro attraverso percorsi formativi sui temi del consenso, della privacy e della responsabilità digitale.
Oltre a tutto ciò, dal momento che anche in questo fenomeno emerge una visione narcisistica e materialistica delle relazioni, appare urgente un serio lavoro di educazione (o ri-educazione) affettiva e sentimentale.