L’augurio di un Natale globale. Nei panni degli altri, torniamo all’essenziale
Cari lettori, molto si discusso sul Natale che viviamo quest’anno. Dall’orario della messa nella notte alla possibilità di riunirsi in famiglia. Dalle restrizioni alle attività commerciali alle dispute sui “colori” delle Regioni.
Tante cose, alla vigilia, hanno finito per dividerci, perché siamo preoccupati e stanchi, bisognosi di quella “normalità” lontana ormai dieci mesi. Di fronte all’inaudito non possiamo che accettare la situazione, come ci ricorda la signora Magda, 85 anni, che ci racconta a pagina 7 il suo Natale in una Rsa di Padova. L’augurio mio e di tutta La Difesa è che possa essere un Natale globale. Chiusi nelle nostre stanze, per proteggere la salute nostra e di chi potremmo incontrare, liberiamo la mente dalle consuetudini di tante giornate di festa e scegliamo da quale punto di osservazione guardare questo Natale.
Il mio cammino virtuale parte dalle corsie dei nostri ospedali, dove c’è chi lotta per la vita e chi assiste infaticabile come tutti gli altri giorni. Proseguo poi in tutte le famiglie che piangono un loro caro o che tremano per l’incertezza del domani. Mi sposto poi alle Cucine popolari – come abbiamo fatto alle pagine 12-13 – pensando a chi famiglia o assistenza non ne ha. Allargo lo sguardo sull’Europa, che di fronte al virus dà segni di unità, ma che tollera al suo interno dittature (Bielorussia), invasioni (Ucraina), il cimitero dei diritti umani (Lesbo), le violenze contro gli innocenti (la rotta Balcanica). Penso all’eutanasia che proprio in questi giorni si espande in Spagna, dopo aver messo radici nel Benelux e in Scandinavia. E poi allargo lo sguardo alla grande Asia, da cui tutto è partito, ma che pare essersi messa al riparo dalla pandemia meglio di noi. E poi l’America di Biden, tutta da rammendare, e l’Africa che rischia di pagare il prezzo più alto pur avendo numeri contenuti: la gente ha paura di andare in ospedale a curarsi.
Mettiamoci nei panni dei molti altri, vicini e lontani. E così ritorniamo all’essenziale. A ciò che conta per davvero. Buon Natale.