Il sapore della speranza. La Cena gratuita e per tutti torna a Padova l’8 settembre dopo lo stop della pandemia

Ma non sarà un ricordo dei vecchi tempi: il cibo è un messaggio forte contro le guerre

Il sapore della speranza. La Cena gratuita e per tutti torna a Padova l’8 settembre dopo lo stop della pandemia

Mangiare è nutrirsi, ma è anche un atto sociale, una possibilità di condivisione e di socializzazione. Far sedere a tavola una piazza piena di gente è anche un atto politico necessario per affermare il bisogno di stare bene, di stare in pace. Per questo il coordinamento “Abracciaperte” quest’anno ripropone la Cena gratuita e per tutti a Padova, in piazza della Frutta, domenica 8 settembre, dopo l’interruzione forzata e imposta alla pandemia di Covid-19. «La cena è stata proposta dal 2008 al 2019 e ritorna dopo il Corona virus – racconta don Albino Bizzotto, presidente dei Beati i costruttori di pace, organizzazione capofila del coordinamento Abracciaperte – Inizialmente è stata pensata come una memoria di quello che era in passato e tante persone semplici che ricordavano questo evento mi chiedevano quando avremmo ricominciato, ma poi ho ripensato al nostro modo di porci nella quotidianità. In questo momento se chiedi alle persone come vedono la realtà, ne esce un quadro disastroso: dal punto di vista istituzionale le cose vanno molto male, dal punto di vista umano, per le famiglie, esiste una grossa preoccupazione che aumenta sempre più e dal punto di vista sociale c’è un certo slabbrarsi della società. Di fronte a questa visione totalmente negativa del vivere mi sono chiesto: “ma una memoria del genere che è rimasta nel desiderio dei più poveri, va valorizzata oppure no?” Ma soprattutto, “possiamo pensare di fare un’iniziativa per stare bene noi: e gli altri?”. Quello che sta succedendo intorno a noi coinvolge tutte le persone che hanno un minimo di sensibilità specialmente per la modalità assurda e atroce di questa guerra contro donne e bambini perché quando le bombe cadono, si spacca tutto e tutto è da ricostruire. Quando in una famiglia muore una persona c’è un grande dolore, ma non puoi ucciderti, non puoi farti da parte, devi affrontare la realtà e noi abbiamo scelto di testimoniare, tornando in piazza con la Cena gratuita e per tutti». Così ad aprile è partito il primo messaggio che chiedeva ai molti componenti di Abracciaperte se fossero stati d’accordo nel rifare la cena e la risposta è stata entusiasta: «Dopo che per tanto tempo tutti sostenevano che “ormai si è sbriciolata la società”, “le nostre associazioni non collaborano più”, “c’è più individualismo”, “c’è stanchezza”, eravamo titubanti e invece ha risposto una lista lunghissima di associazioni – ricorda Lisa Clark, vice presidente dei Beati i costruttori di pace e co-presidente dell’International Peace Bureau di Ginevra – La Cena gratuita e per tutti vuole essere un elemento di fiducia che ci spiega come le categorie amico-nemico non devono esserci se vuoi fare la pace, ma esistono le persone e basta». Alla cena ciascuno contribuisce con quello che sa o che può e si aspettano duemila commensali. Il cibo sarà preparato nelle cucine di alcune delle parrocchie coinvolte nei pranzi domenicali organizzati dalla Caritas, parrocchie che mettono a disposizione anche tavoli e sedie. Questa edizione vede una grande partecipazione delle comunità straniere presenti a Padova che proporranno pietanze e bevande dei propri Paesi d’origine: sono almeno una quindicina le comunità coinvolte che prepareranno la metà dei pasti a differenza delle edizioni passate, quando ne preparavano un terzo o un quarto. Sui tavoli ci saranno delle bandierine che indicheranno le nazionalità, così sarà possibile gustare le varie specialità. «Il cibo è vita anche nel lutto e dentro una guerra feroce il cibo è diventato un’arma: è un elemento della realtà che ci fa capire come può essere segno di vita anche nelle situazioni più difficili – continua don Bizzotto – Il mangiare assieme è legato a tutti i nostri rapporti, dai più intimi e familiari a quelli più ufficiali e istituzionali. Il cibo è legato alla vita, ma anche alla povertà estrema e alla fame di troppe persone. Per questo la mia preoccupazione era quella di non rifare la Cena per tutti solo perché si aveva memoria di una bella situazione. Oggi la società è cambiata, il Covid ha segnato profondamente tutti i rapporti proprio negli elementi più difficili per la vita: la sanità, la povertà, la scuola, che nel quadro politico attuale diventano elementi di separazione. La Cena gratuita e per tutti non vuole essere una gran mangiata per una volta all’anno, ma esprimere il nostro modo di proporre un segno bello e gioioso di pace, con le nostre differenze e anche con le nostre specialità: mangiare assieme per vivere e per far vivere. Da quando ci confrontiamo con il tema dei migranti, l’accoglienza e la convivenza sono temi centrali del mondo occidentale e dell’Europa e noi certo non possiamo essere indifferenti». La Cena, che come detto è in programma domenica 8 settembre in piazza della Frutta, si terrà dalle 18 alle 23 e propone anche un momento di riflessione grazie alla partecipazione dell’europarlamentare Cecilia Strada già portavoce di ResQ, e di Lorena Fornasir e Gian Andrea Franchi dell’associazione culturale Piazza del mondo, che a Trieste accolgono i migranti della rotta balcanica. Nello Scavo, giornalista e inviato speciale per Avvenire, inizialmente invitato, non sarà presente perché chiamato a documentare la situazione in Medio Oriente. La musica di Madiba Chorus e le danze collettive di El Filò con i Porte ‘perte daranno il ritmo alla piazza.

Dalla prima edizione, il sentore di un successo
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«Era il 2008 quando organizzammo la prima Cena per tutti – ricorda don Albino Bizzotto – E ci fu un minuto di silenzio per coloro che non ce l’avevano fatta in mare». La prima edizione fu già un enorme successo: piazza della Frutta accolse sei lunghissime tavolate con tovaglie bianche, su cui presero posto persone che si sono conosciute lì per la prima volta. Uno dinanzi all’altro.

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