I figli sono un bene comune. I bambini mancano. Senza di loro una comunità non vede il suo futuro
Sono ormai decenni che la piramide demografica assottiglia la sua base, tanto che assomiglia più a un baccello a guardarla, si restringe in base e in punta.
Nell’anno trascorso è stato registrato un nuovo crollo delle nascite. Era ampiamente previsto in seguito all’effetto Coronavirus. In Italia sono stati registrati solamente 404.104 nuovi nati. Altro minimo storico e l’anno prossimo sarà difficile osservare un miglioramento.
Il fenomeno delle culle vuote non è soltanto un tema congiunturale. Sono ormai decenni che la piramide demografica assottiglia la sua base, tanto che assomiglia più a un baccello a guardarla, si restringe in base e in punta. Siamo arrivati a questo punto, molto probabilmente, perché la nostra società nel tempo ha assunto una mentalità nella quale si delega alla coppia ogni responsabilità della cura.
Già, sono i partner che decidono o meno di avere un figlio. Però è anche sulle loro uniche spalle che devono caricare la responsabilità della scelta. Saranno le loro famiglie di origine, dove riescono, a offrirgli un sostegno. Soprattutto nei primi anni di vita del bimbo bisogna arrangiarsi. Così la decisione si rimanda, perché diventare genitore ha significato rinunciare al proprio progetto lavorativo, specialmente per molte donne.
Ma i bambini mancano. Senza di loro una società non vede il suo futuro, non riesce a intuire la semplicità leggera della vita, rimane la pesantezza della responsabilità che non trova la forza di scommettere sul futuro. Guarda solo, con paura, il lento declino delle sue forze.
Si prova a correre ai ripari. Due misure hanno la possibilità di introdurre una nuova consapevolezza. Tutti siamo chiamati a condividere la responsabilità della cura delle nuove generazioni con quanti si assumono il bellissimo compito di generare.
Dal 1 luglio 2021 sembra diventerà realtà l’assegno unico per i figli. Si ridisegnano le misure a sostegno delle famiglie (saranno assorbite le detrazioni per i figli a carico, l’assegno al nucleo familiare, l’assegno alla natalità, il premio alla nascita) l’intento è importante perché la logica della norma valorizza un contributo per il figlio a prescindere dalla categoria lavorativa di appartenenza o del reddito percepito. Andranno però sorvegliati i passaggi di applicazione, altrimenti si rischia che famiglie numerose o genitori con figli over 21 a carico potrebbero risultare svantaggiati, rispetto alle norme vigenti.
Si prevede, inoltre, un investimento per aumentare la ricettività della scuola per la prima infanzia. Per promuovere la natalità servono anche strutture che affianchino i genitori nel ruolo di cura ed educativo. Diffondere scuole che accolgano bambini tra 0 e 3 anni è essenziale: permette ai papà e le mamme di lavorare e ai figli di crescere. L’Italia è molto in ritardo. Sebbene il totale dei bambini sia diminuito mancano ancora 100mila posti per arrivare all’obiettivo minimo in Europa, che fissa l’accoglienza al 33% del totale. Una ricerca “Asili nido in Italia”, pubblicata da Openpolis con la Fondazione Con i bambini, evidenzia che per rendere efficace il potenziamento, gli asili non solo dovrebbero aumentare ma essere diffusi su tutto il territorio, altrimenti i ritardi rimarranno.