Dopo l'assemblea diocesana: un volto di Chiesa aperto al futuro
Credo che più di qualcuno tra i partecipanti all’assemblea diocesana abbia condiviso, man mano che il vescovo Claudio procedeva nel suo intervento, la mia sensazione di essere di fronte a uno snodo cruciale per la nostra Chiesa, un punto d’arrivo e al tempo stesso un punto di ri-partenza nel nostro impegno pastorale e nella nostra testimonianza di cristiani. E questo per diverse ragioni.
La prima è rappresentata dallo sforzo di fare memoria e riconnettere il cammino odierno con la lezione dei vescovi Filippo e Antonio, col percorso pastorale di recezione del Concilio e di slancio missionario che ci ha consegnato un patrimonio spirituale prezioso, da non disperdere ma da far fruttificare nei tempi nuovi che oggi viviamo. Tessere un filo, radicarsi in un cammino, possedere memoria e memorie è importante, specie quando l’urgenza del futuro ci interroga.
La seconda è rappresentata da un analogo sforzo di rilettura del veloce cambiamento che in meno di cinquant’anni ha terremotato la cultura e la società occidentale, mettendo in crisi schemi ed equilibri secolari. Con coraggio il vescovo Claudio ha chiuso la sua analisi ricordando da un lato l’impoverimento di un universo simbolico in cui si condensava la fede popolare e che le nuove generazioni faticano a comprendere – cosa festeggeremo tra poco, la festa cristiana dei santi e dei morti o Halloween? – dall’altro la progressiva perdita di rilevanza pubblica e culturale della chiesa.
La terza è rappresentata dall’indicazione di un modello, il battesimo degli adulti, accompagnato da un invito tanto chiaro quanto provocante che il vescovo fa alla sua diocesi: «l’attenzione ai bambini non può più essere il perno della nostra vita pastorale».
In una società che passo dopo passo si va allontanando da quel “cristianesimo sociologico” in cui le nostre generazioni sono cresciute, che permeava naturalmente il cammino di formazione di una persona (quasi) in ogni suo passaggio e che al massimo poteva essere criticato o contrastato ma mai rimosso o ritenuto ininfluente, il battesimo dei bambini resta un dono che i genitori offrono ai figli. Ma la vera scommessa siamo chiamati a farla sugli adulti, su una fede scelta consapevolmente e non solo ereditata. Altrimenti, ci ricorda il vescovo citando il discorso di papa Francesco a Rabat, ridotti a «sale che non ha più il sapore del Vangelo», a «luce che non illumina più niente», il nostro problema non sarà essere pochi ma essere insignificanti agli occhi del mondo.
Dall’assemblea diocesana viene così l’immagine di una possibile Chiesa di domani, e del cammino che ci attende. Forse ci sarà da rimettere in discussione qualcosa (o molto) di noi stessi, a livello personale e comunitario. Niente paura, aprirsi al cambiamento è sempre un esercizio salutare.