Disarmare le parole. Per un linguaggio politico che motivi e incoraggi la partecipazione

Gentilezza è la risposta adulta all’arroganza degli immaturi, profezia è testimoniare che per disarmare il linguaggio occorre disarmare i cuori e la mente

Disarmare le parole. Per un linguaggio politico che motivi e incoraggi la partecipazione

Fino a che punto nel confronto o scontro elettorale tra partiti possono essere giustificate parole volgari?  La domanda, che viene da cittadini e cittadine pensanti è tornata più volte nelle settimane precedenti il voto per il rinnovo del Parlamento europeo e si è fatta via via più insistente e preoccupata. È accettabile che rappresentanti del popolo e perfino delle istituzioni ignorino che la loro azione politica o di governo ha una valenza educativa?  Come si può pensare che la cura delle parole non sia parte della cura della democrazia e della partecipazione?  Come si può derubricare a folklore lo spettacolo deprimente di oggi richiamando infelici spettacoli di ieri?

Le domande non ignorano i contenuti di un programma elettorale ma chiamano in causa la statura culturale e le responsabilità di coloro che usano le parole per offendere.

La parola è “l’icona dell’anima, sede del pensiero, segno distintivo dell’uomo” ricorda nel saggio “Benedetta parola” (il Mulino 2022) Ivano Dionigi, docente universitario di letteratura, che aggiunge: “Ridotta a chiacchera, barattata come merce qualunque, preda dell’ignoranza e dell’ipocrisia essa ci chiede di abbassare il volume, imboccare la strada del rigore, ricongiungersi alla cosa”.

Assistiamo oggi a uno spettacolo che amareggia e preoccupa.

A molti sembra impossibile che cessino esternazioni che violentando le parole e svuotandole del loro significato rendono un popolo culturalmente più povero, più intollerante.

Non rimane che rassegnarsi alla deriva?

“Se così grande è il potere delle parole – risponde lo scrittore Elias Canetti – perché esse non dovrebbero anche essere in grado di impedire i conflitti?”.

Lo scrittore propone una strada in salita difficile ma possibile. Di fronte a un linguaggio arrogante, maleducato e diseducativo si può e si deve rispondere con un linguaggio rispettoso, con una “comunicazione gentile e al contempo profetica» come l’ha definita papa Francesco.

Gentilezza è la risposta adulta all’arroganza degli immaturi, profezia è testimoniare che per disarmare il linguaggio occorre disarmare i cuori e la mente.

Ci sono diverse esperienze che si muovono in questa direzione, tra le altre quella di “ParoleOStili” (https://paroleostili.it) nata dalla voglia di ribellarsi alla violenza sulle parole e delle parole. Trecento operatori della comunicazione ai quali si sono aggiunti insegnanti, studenti, imprenditori, professionisti, intendono fare del digitale – e della stessa l’intelligenza artificiale – un luogo dove le parole siano sensibili e rispettose della diversità. Espressione di questa iniziativa è il “Manifesto della comunicazione non ostile”, una bussola per chi vuole uscire dalla nebbia  fitta delle parole vuote, delle parole volgari, delle parole comunque armate.

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Fonte: Sir