Denatalità. De Palo (Forum famiglia): “È il momento di dare un segnale chiaro e di assumersi le proprie responsabilità”
L’Italia è in recessione demografica. Secondo i dati del 2018 sono stati iscritti all’anagrafe circa 439mila bambini, quasi 140mila in meno del 2008. Per il presidente del Forum "è necessario cercare di fare qualcosa per le politiche familiari, perché così non si può andare più avanti"
L’Italia è in recessione demografica. Lo dimostrano i recenti dati Istat che parlano di un vero e proprio calo numerico come non avveniva dalla “Grande guerra” e dai successivi effetti dell’”epidemia spagnola”. Secondo i dati del 2018, provvisori, sono stati iscritti all’anagrafe circa 439mila bambini, quasi 140mila in meno del 2008. Un vero e proprio “crollo demografico” sopperito, in parte dall’immigrazione degli ultimi anni. Per fare il punto sulla situazione, anche in vista della prossima Legge di bilancio, abbiamo intervistato Gianluigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni familiari.
Presidente, i recenti dati Istat mostrano una situazione che se vogliamo possiamo definire allarmante. Cosa ne pensa?
Il tema della denatalità è un tema che accomuna tutti, non ci sono destra sinistra, centro, fazioni o colori politici. Il fatto che non si facciano più figli ha una ricaduta su tutto. Tocca una serie di contesti. A breve dovremmo fare i conti con diverse situazioni di emergenza. Il drastico calo delle nascite non è una questione meramente statistica, ma va a incidere anche sul sistema delle pensioni, del welfare e della sanità, che oggi è gratuita ma sarà a pagamento. La cosa grave è che si stanno spopolando interi paesi, con migliaia di persone che cercano lavoro all’estero. Stanno diminuendo, inoltre, le classi scolastiche.
Dai dati presentanti si nota anche come questo calo delle nascite sia stato sopperito in parte dalle migrazioni…
L’Istat dice che qualora non ci fosse stata l’immigrazione in vari gradi, invece di scomparire in cinque anni, come è stato, l’equivalente di una città come Palermo (677mila persone), sarebbe scomparsa una città come Milano (1milione e 300mila).
In questo senso, la prossima Legge bilancio cosa dovrebbe prevedere?
Appare importante e necessario cercare di fare qualcosa per le politiche familiari, perché così non si può andare più avanti. Auspichiamo che nella prossima Legge di bilancio ci sia quello che noi chiediamo da sempre: una riforma fiscale seria, o comunque un assegno per ogni figlio come avviene nel resto dei Paesi d’Europa. In tutti i Paesi europei il figlio è considerato un bene comune e non un peso. In virtù di questo, vengono dati degli assegni indipendentemente dal reddito ad ogni figlio dai 0 ai 26 anni se ancora studia. Noi chiediamo la stessa cosa in Italia. Le risorse ci sono perché di fatto basterebbe mettere in un progetto ben definito tutti i fondi per le famiglie e non darli in modo sfilacciato e frammentario. Sarebbe sufficiente valorizzare questo e cercare di dedicare più attenzione alle famiglie, dando appunto un assegno che arriva puntualmente ogni mese.
Lei, come presidente del Forum, ma soprattutto come genitore, cosa si sente di chiedere alle istituzioni?
Penso sia giunto il momento di dare un segnale molto chiaro, c’è da prendersi le proprie responsabilità. La situazione non è più rimandabile, si deve affrontare il problema: in Italia non si fanno più figli, bisogna adoperarsi affinché questo cambi.
Quindi come è possibile invertire questa rotta?
Credo che anzitutto sia inutile riempirsi la bocca per commentare i dati, poi serve anche concretezza. In questo senso facciamo anche un appello alle opposizioni, perché in maniera molto responsabile anche loro diano un segnale molto chiaro, magari non ostacolando i provvedimenti in merito, ma anzi proponendo o facilitando misure di questo tipo, che vadano a migliorare la vita delle famiglie, perché ripeto, l’emergenza non riguarda uno schieramento politico, ma il Paese intero.
Il Forum insiste molto su questo aspetto…
Recentemente ho avuto modo di incontrare i principali leader politici e tutti quanti sono consapevoli che c’è un bisogno impellente di aiutare le famiglie, c’è bisogno di un patto per la natalità. La palla sta a loro, dal punto di vista dell’opinione pubblica e della creazione di una sensibilità sull’argomento mi sembra che ci siamo. Ne parlano i media, la gente lo ha compreso, adesso tocca alla politica trovare una soluzione. Noi possiamo fare da pungolo, ma non stiamo nella stanza dei bottoni. Noi sollecitiamo dei temi che partono dal Paese reale, dalla gente che incontriamo. Però dopo ci aspettiamo risposte, da tutte le parti politiche, elette dai cittadini appunto. Sono tutti convocati e chiamati a dare il loro contributo.
Restando per un attimo sul “Paese reale”, le persone percepiscono l’emergenza data dalla denatalità?
Chi ha figli sente di essere abbandonato a sé stesso. Chi non ne ha non percepisce questo, ma si deve entrare nell’ottica di idee che i figli sono una risorsa per la famiglia, ma ancor di più per il ‘sistema’ Paese.
In che senso?
Noi cerchiamo di far capire che è come se ci fosse stato già un terremoto che ha pregiudicato le fondamenta di questo Paese, ma non deve crollare la casa per farci rendere conto che stiamo rischiando. È come se le fondamenta siano già compromesse, ma tu non hai visto ancora le crepe sul muro e quindi puoi ignorare questa situazione di emergenza. Con questa metafora mi riferisco a tutte quelle persone che dicono ‘saremo di meno, staremo forse meglio e ci sarà più lavoro’. O ancora: ‘Hai fatto quattro figli e i problemi sono i tuoi’. No! Oggi come oggi, fare un figlio è un modo di seminare futuro, perché quel bambino messo al mondo pagherà la pensione di chi oggi afferma queste cose. Il figlio non pagherà la pensione solamente a suo padre o a sua madre, ma a tutti. Per questo insistiamo molto nel far passare il concetto che i figli sono un bene comune. Non è una questione ideologica. O legata esclusivamente ai valori della Chiesa cattolica.
Spesso però anche chi ha il desiderio di diventare genitore ha dei ripensamenti dati da situazioni esterne, a volte persino rinuncia.
Questa è la mentalità che si è diffusa, però c’è anche da dire che i giovani sono stati abbandonati. Oggi in Italia prima di fare un figlio devi diplomarti, laurearti, sposarti, cercare lavoro, cercare casa. La stabilità arriva spesso dopo i 40 anni, che per molti è un’età troppo avanzata per avere figli. Allora togliamo intanto l’alibi economico, automaticamente cambierà anche la mentalità. Il ruolo del Forum è quello, da una parte lavorare sulle proposte concrete, dall’altra fare uno ‘storytelling’ nuovo sul tema della famiglia, perché l’abbiamo raccontata come un peso da sopportare per tutta la vita e non come l’avventura più bella e desiderabile di tutte.
Andrea Regimenti