Covid19. Astalli: i rifugiati in Italia sempre più vulnerabili

I dati del rapporto annuale saranno presentati domani in una diretta online. Insieme a Padre Camillo Ripamonti ci sarà anche David Sassoli, presidente del Parlamento europeo

Covid19. Astalli: i rifugiati in Italia sempre più vulnerabili

Aumentano gli arrivi ma diminuiscono le domande di asilo, crescono gli ostacoli per l’accesso alla protezione e la precarietà dei rifugiati. A complicare le cose i decreti sicurezza che complicano l’emersione e la presa in carico delle vulnerabilità. Si allungano anche i tempi dell’accoglienza assistita. Inoltre, data l’emergenza sanitaria in corso, molti rifugiati stanno perdendo il lavoro e tornano a chiedere cibo e sostegno economico alla mensa. A raccontare la situazione dei rifugiati in Italia è il nuovo rapporto annuale del Centro Astalli, il secondo che esce a pandemia, descrive un anno, il 2020, al fianco di oltre 17mila rifugiati e richiedenti asilo, con dati su servizi offerti, nazionalità e status. 

Ne emerge un quadro in cui l’onda lunga dei decreti sicurezza e le politiche migratorie, di chiusura - se non addirittura discriminatorie - che hanno caratterizzato la normativa su immigrazione e asilo fino a fine 2020, acuiscono precarietà di vita, esclusione e irregolarità.

Il rapporto racconta anche l’Italia della società civile che include i rifugiati resiste ma è urgente un piano nazionale strutturale. I principali dati verranno resi noti martedì 20 aprile alle ore 11 in diretta sul canale YouTube del Centro Astalli. Presenta il rapporto P. Camillo Ripamonti , presidente Centro Astalli, con David Sassoli , presidente Parlamento Europeo, il Cardinal Luis Antonio Tagle , Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. Ci saranno anche le testimonianze di padre Stanko Perica , direttore JRS Europa Sud Est, e di Umba Mpemba, rifugiata congolese in Italia. Il dossier si presenta come uno strumento per capire quali sono le principali nazionalità dei rifugiati che giungono in Italia per chiedere asilo; quali le principali difficoltà che incontrano nel percorso per il riconoscimento della protezione e per l’accesso all’accoglienza o a percorsi di integrazione. Ne emerge una fotografia in cui la pandemia ha messo in evidenza le lacune del sistema sanitario e del welfare territoriale, su cui per troppi anni non si è investito e si è continuato a tagliare risorse, indebolendo tutele e misure di sostegno alla popolazione più fragile di cui i rifugiati fanno parte.

Il Rapporto annuale 2021 descrive il Centro Astalli come una realtà che, grazie agli oltre 400 volontari che operano nelle sue 8 sedi territoriali (Roma, Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Trento, Vicenza, Padova), si adegua e si adatta ai mutamenti sociali e legislativi di un Paese che fa fatica a dare la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca di giungere in Italia. Ad arricchire la pubblicazione un inserto fotografico dedicato ai 40 anni del Jesuit Refugee Service. Un racconto di come si sia continuato ad accompagnare i rifugiati in 56 paesi nel mondo durante la pandemia: nelle aree urbane, nei campi profughi, in zone di guerra, investendo sull’educazione e sulla formazione dei giovani e delle donne rifugiate. Ad introdurre le foto i testi inviati al Centro Astalli nel corso del 2020 da Papa Francesco, Filippo Grandi e S.Em. Cardinal Mario Zenari, nunzio apostolico in Siria. In appendice al rapporto il colloquio sulle migrazioni “In ognuno la traccia di ognuno” tra il Ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, il Prefetto della Comunicazione della Santa Sede Paolo Ruffini, S.Em. Cardinal Matteo Zuppi e la filosofa Donatella di Cesare. 

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Fonte: Redattore sociale (www.redattoresociale.it)