Bambino abbandonato, l’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte: “Non solo una storia privata”
Sul caso del bambino abbandonato nel bidone dell'immondizia interviene l’Ordine degli assistenti sociali: "Occorrono azioni concrete per la protezione dei bambini"
A Villanova Canavese, in provincia di Torino, nel cuore del paese, in un bidone dell’immondizia, è stato trovato un bambino ancora vivo. A partire da questa notizia di cronaca, la consigliera Silvia Benna dell’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte ha commentato sui social ha scritto: “Gioia ma anche dolore: la gioia per un bimbo salvato, il dolore per i tanti (quanti?) di cui non ci siamo accorti. La gioia perché possiamo essere certi che il bimbo avrà dei genitori che lo ameranno, il dolore perché nonostante questo, dovrà fare i conti tutta la vita con l’abbandono e il rifiuto più estremo che si possa immaginare. Non sappiamo il come e il perché: possiamo fare tante ipotesi ma, in ogni caso, quel che importa è che il piccolo, qualunque sarà il suo nome, abbia al più presto la sua famiglia e che questa possa avere a fianco servizi e professionisti competenti”. Il commento prosegue mettendo in luce un tema fortemente condiviso dall’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte: “Non è soltanto una storia privata ma un richiamo a politiche e azioni concrete per le famiglie, per la protezione dei bambini, per il sostegno agli affidamenti e alle adozioni. E anche, senza indugi, un sollecito a divulgare molto di più le informazioni sul parto anonimo”.
Cosi, invece, la consigliera Maria Teresa Buscarino, delegata per il tavolo Minori presso il Consiglio Nazionale, commenta le dichiarazioni di un adulto adottato 40 anni fa intervistato da Caterina Stamin in un articolo uscito lunedì 15 gennaio “La Stampa” e intitolato “Quel bimbo abbandonato è come me, spero abbia la mia stessa fortuna”: “A differenza di quanto emerge dall’intervista – commenta Buscarino – i tempi per l’adozione di un bambino abbandonato alla nascita, attualmente sono brevissimi. In Piemonte e Valle d'Aosta, se il bambino è in salute e non necessita di cure o approfondimenti clinici, trascorsi i 10 giorni dei termini per il riconoscimento, entro circa 20 giorni viene accolto in una famiglia».
“Dobbiamo potenziare i consultori che oggi, quasi ovunque, sono sguarniti di assistenti sociali e di altri necessari professionisti, e rafforzare i progetti di sostegno qualificato alle gestanti, nonché diffondere la conoscenza della possibilità del parto in anonimato – conclude il presidente dell’Ordine Assistenti Sociali del Piemonte Antonio Attinà –: la legge tutela la donna che voglia partorire in ospedale e che non voglia riconoscere il bambino, quindi la donna può partorire in piena sicurezza per sé e per il nascituro in qualsiasi ospedale e lasciare il bambino alle cure dei sanitari senza essere nominata. Siamo fermamente convinti inoltre che sia necessario lavorare tutti insieme, addetti ai lavori, media e politici, per diffondere una cultura positiva che permetta ai cittadini di vedere i Servizi per ciò che sono e cioè il luogo dove poter chiedere aiuto e trovare adeguata risposta”.