A casa, ma attenti e informati. Tutti i contenuti del sito internet ora sono gratis
Sono giorni complessi e confusi. La nostra quotidianità è stata stravolta dal susseguirsi di decreti messi in campo dal governo.
Viviamo un tempo sospeso, che propone a ciascuno di noi tante sfide: ai genitori che devono inventare nuove routine per i loro figli; agli anziani, i più fragili ed esposti al rischio di gravi complicazioni; a chi ogni giorno si alza per andare al lavoro, pur sapendo di poter così contrarre il virus; a chi ha un negozio, un bar, una qualsiasi attività aperta al pubblico ma ormai deserta.
Fin dal primo manifestarsi dell’emergenza, il nostro settimanale diocesano si è impegnato a offrire un’informazione attenta, puntuale, senza allarmismi ma senza nemmeno sottovalutare la portata di quanto andavamo toccando con mano grazie alla testimonianza di chi per primo si è trovato a fare i conti col Coronavirus. Sappiamo che in queste settimane ricevere la Difesa potrà essere più difficile, anche se speriamo che le Poste possano proseguire nel loro lavoro. Ma non c’è più la messa alla domenica, non si va in patronato, anzi siamo invitati a uscire il meno possibile ed è bene attenersi strettamente alle indicazioni.
In queste settimane il nostro sito internet ha conosciuto una crescita esponenziale di visite e di attenzione. Confesso che ne avremmo volentieri fatto a meno, ma le migliaia e migliaia di persone che ogni giorno arrivano a consultarlo ci dicono quanto bisogno ci sia di informazione, quante domande attendano una risposta. E come il mondo ecclesiale rimanga un punto di riferimento saldo e credibile.
Ecco perché già da qualche giorno abbiamo deciso di rendere gratuiti tutti i servizi del nostro sito. È il nostro modo di condividere con l’intera società veneta questo momento di emergenza, perché l’invito a restare a casa non si traduca in un insopportabile isolamento. Il sito, la pagina Facebook e gli altri social media, sono a vostra disposizione: per informarvi, ma anche per raccontarci la vostra vita al tempo del Coronavirus. E sentirci comunque tutti parte di una comunità, religiosa e civile, ferita e incerta. Ma che non si vuole arrendere.