Terra terra... Il buon senso della scadenza. Anche a Natale!
Caduto il tabù della merce buttata perché in scadenza, piccoli significativi passi si stanno compiendo verso una coscienza sempre più sviluppata in termini di risparmio e spreco. Il cosiddetto “bancale della roba brutta”, la merce imperfetta come frutta e verdura, ha ormai preso piede in ogni punto vendita alimentare. Sacchetti di cibo in scadenza, venduti e svenduti a prezzi ammiccanti che attirano tutta la mia simpatia, e vi spiego il perché!
Credo che il mio sia un istinto innato, indotto forse dalla curiosità, che mi porta a frugare con piacere tra la merce scontata.
Convinto che una volta sfoltita e ripulita finisca dignitosamente sulla mia tavola. Un sottile piacere che fatico a giustificarvi, nel riscattare quello che per molti è da buttare.
Mi capita anche nei vivai di soccorrere pianticelle destinate al cassone dei rifiuti acquistate per pochi centesimi. Quando poi le vedo rinascere in casa, c’è un piacere maggiore.
Ancora, negli scaffali dei supermercati trovo spesso yogurt biologici che scadono dopo una settimana, a pochi euro. Lo stesso dicasi per altra merce bio (spesso costosa) offerta a pochi spiccioli.
Cibo buono, s’intende, che porta l’onta della scadenza.
Un terrore per molti, ma con altrettanta ragionevolezza è possibile dire che la “scadenza” per un cliente è spesso convenienza e bontà. Si veda le banane, che estetica da pubblicità vuole sempre verdi e senza macchia.
La scienza dell’alimentazione invece, ci dimostra che la banana matura e con le macchie scure, è un l’alimento carico di proprietà anche antitumorali. I cavolfiori ticchiolati, una volta ripuliti possono essere tranquillamente consumati nelle minestre. La stessa insalata, tolta qualche foglia, può finire dignitosamente in tavola.
E’ arcinoto poi, come la scadenza per legge non corrisponda alla degradabilità del prodotto, ma sia solo una forma precauzionale, che lascia un margine anche di otto giorni per la consumazione. Tradotto significa che uno yogurt che scade oggi, lo possiamo mangiare fino a otto giorni dopo se tenuto in frigo. E credetemi il gusto non cambia.
Anzi, in me aumenta la piacevolezza del “riscatto alimentare” che potrei paragonare alla svendita del dopo Natale che si vede nei grandi centri commerciali (che frequento poco).
Qui, trascorse le feste, la stessa merce venduta a pieno e caro prezzo, finite le feste la trovi scontata anche all’70%. Ragion per cui posso dirvi che il mio Natale inizia quando è finito quello degli altri, in termini d’acquisto. Così facendo, l’anno successivo utilizzo i bei regali acquistati l’anno precedente. “Semplice che ce vò!” diceva una pubblicità un tempo.
Semplice ed economico consiglio anch’io, con l’aggiunta che questo “modus operandis” da consumatore che non vuole sprecare ed essere bollato come “petacchino”, ha un significativo risvolto morale.
Una volta tanto che l’economia va a braccetto con l’etica, perché non approfittarne? Evitiamo di venire spennati dall’ossessiva bellezza commerciale, affidandoci di più al buon senso e risparmio che fa scacco matto al consumo quotidiano.