Clarisse. Quanta felicità in queste giovani! Gesù è davvero la loro casa
Da quattro anni, a inizio febbraio, Villa Immacolata si trasforma in un monastero... accogliendo le professe temporanee delle Clarisse di tutta Italia
Il mese di febbraio, con la giornata dedicata alla vita consacrata, vede nel suo inizio la conclusione di quindici giorni speciali per Villa Immacolata. È il quarto anno che le professe temporanee delle Clarisse di molti posti d’Italia ritornano in questa struttura diocesana. Sono ormai quattro anni che si radunano 15 giorni per fare degli approfondimenti teologici inerenti alla vita della fede, della Chiesa e agli scritti di santa Chiara e san Francesco, loro patroni.
La fotografia è bella: giovani monache, sorelle per l’appunto, che si radunano lasciando i loro monasteri, per stare insieme dal punto di vista teologico, conoscitivo, sistematico. Villa Immacolata si trasforma in un vero monastero per loro. Il parco esterno le aiuta, le stanze diventano le loro celle e quello che più tonifica l’ambiente è la bellezza della loro vita. Giovani, contente, intraprendenti, ricche d’entusiasmo. Anche affaticate dopo queste due settimane! Pregare con loro fa bene, il tempo si dilata. E la casa tutta, diventa la loro casa: nel silenzio dell’ascolto di molte lezioni, nel canto della preghiera, nella danza di alcune celebrazioni, nel sorriso dei compleanni, nel servizio alla mensa, nella gioia che dilaga per questo tempo ormai già trascorso.
Sono anime belle. Molto semplici. Con storie affascinanti. Infatti, affascina starci insieme, ascoltarle, pregare con loro. Affascina addirittura quando si mettono al pianoforte o alla chitarra e cantano! Perfino quando vanno a passeggio: i nostri occhi non sono abituati a questa vita semplice, tonacata, sorridente, appartenente. E lo si vede che appartengono totalmente a Gesù! Ne hanno tutta la voglia! La sprizzano ovunque: e scrivendo così, non credo di esagerare. C’è un mistero che aleggia quando ci sono: è un mistero di sana allegria e di profonda gioia, di Cristo Signore!
Farnese, Montagnana, Carpi, Bergamo, Camposampiero, Genova, Sant’Agata Feltria, Urbino, Bra, Palermo, Rimini, Paganica, Mola di Bari, Napoli, Forlì, Bologna, San Marino, Atri, Matelica, Urbania: questi i loro luoghi di provenienza. Per noi della diocesi di Padova, Camposampiero e Montagnana sono i conventi più conosciuti. Ma Silvia, Francesca e Myriam ne sono i loro volti. O Giulia di Veggiano che ora si trova in quello di Sant’Agata Feltria!
Solo una domanda mi torna, dopo aver fatto la spola per accompagnarle alla stazione ferroviaria ed essere tornato a casa con la macchina vuota: perché questo vuoto? Perché nell’incontro con queste donne tanta bellezza e tanto fascino e poi poche ragazze osano questa tipologia di vita? Perché tanta ricerca da parte delle giovani e poi molta difficoltà a intraprendere itinerari di pienezza simili? Perché tanto fascino e poi poca adesione?
Eppure, ciò che ho sperimentato in questi giorni non è stata l’illusorietà di questa tipologia di vita. La felicità era davvero felicità. E non mi sembrava di essere dentro alla felicità passeggera di un camposcuola! Tutt’altro! Mi sembrava di vivere dentro una casa di giovani davvero chiamate, dove Gesù era di casa; mi correggo: forse era la loro casa.